Referendum: un passo indietro
Nulla di più scontato se dire che quella dei referendum è stata una “cronaca di una morte annunciata”. Non ci volevano grandi menti politiche a ipotizzare che il quorum non si sarebbe mai raggiunto e che quindi quella che la destra avrebbe spacciato per una sua vittoria e la sinistra per una sconfitta pre-elettorale il risultato delle urne. Non sto a fare la percentuale, il numero dei milioni di votanti o le percentuale poco più alta degli altri, dei no all’ultimo referendum. Si tratta di particolari che fanno da corona a un solo riquadro:
La scelta di fare i referendum è stata data dall’illusorio tentativo che si poteva fare un passo in avanti, mentre invvece se ne facevano due indietro.
I lavoratori potranno scordarsi per sempre di vedere rivendicati i loro diritti, cosa alla quale erano stati già condannati dal Jobs Act di Renzi, che avrebbero dovuto abolire. E poiché, con l’astensione è stato dimostrato che non glene frega niente, ci si chiede perché continuare a battersi per loro. Comunque, il perché io lo so
Il referendum che chiedeva di dimezzare i tempi per la cittadinanza è quello che ne più fa le spese, perché un argomento così delicato non avrebbe dovuto essere mischiato con altri di natura differente. Anche quaq, con l’aria che tira, ci vorranno decenni per conseguire qualche risultato.
Insomma, chi pensava di battere la Meloni su questo terreno, ha sbagliato tutto.