L’ascesa dei parassiti. Come cresce Cosa Nostra in Italia.(Giuseppe Suriano)

Ultimo capitolo di un romanzo dell’orrore

In Sicilia venivano chiamati Gabelloti, ovvero parassiti, ed erano gli affittuari dei latifondi, nonché coloro che ne gestivano la manodopera.
Tra questi c’era Calogero Vizzini, che vantava quattro preti in famiglia, due dei quali erano suoi fratelli, Don Salvatore e Don Giovanni. Anche Calogero aspirava al titolo di Don, ma nell’accezione criminale del termine.
Papa Leone XIII aveva emanato l’enciclica “De rerum novarum”, ovvero delle cose nuove, contemporaneo all’avvento delle cose nuove: grandi macchine, navi poderose, dighe imponenti, idee abbaglianti come il socialismo, che si stava diffondendo tanto nelle fabbriche quanto nelle campagne.
Nelle loro prediche, i prelati della famiglia Vizzini, invitavano a proteggere dallo sfruttamento selvaggio i bambini e le donne. Ma tra tante cose nuove, una in Sicilia era sempre uguale: non c’era lo Stato e Don Vizzini era maestro nell’arte di distribuire favori.
Si travestì da sindacalista e assegnò posti di lavoro ai disoccupati, che lo chiamarono Doncon rispetto maggiore che ai quattro preti che aveva in famiglia.
Don Vizzini ha sempre condotto una vita particolare, non si è mai sposato e il suo interesse era il comando, l’ossequio. Un padrino a tutti gli effetti.

Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, la mafia si fece trovare pronta all’appuntamento con la Storia: gli emigrati furono richiamati in patria per adempiere agli obblighi di leva e combattere e molti, temendo di perdere il lavoro, si nascosero e chiesero aiuto ai padrini, che non disdegnarono di dispensare i loro favori.
Don Calogero Vizzini rubò cavalli, muli e asini dai campi siciliani e li rivendette all’esercito. Riuscì a rivendere all’esercito più volte gli stessi animali, fu processato per questo e rapidamente assolto perché c’era un affare più grande rispetto a quello dei muli e dei cavalli, che era quello dello zolfo, fondamentale per le battaglie della grande guerra: Don Calogero era affittuario di una grande miniera.

Sottoterra i minatori lavoravano come schiavi: nudi per sopportare il gran calore e il contatto con lo zolfo. A dispetto degli appelli della Chiesa, venivano impiegati in miniera anche molti bambini, schiavi degli schiavi sottoposti a ogni violenza, anche quella sessuale, mentre Don Calogero si arricchiva al punto di essere rinominato il Re Sole della mafia.

Durante la seconda guerra mondiale, nei territori liberati in Sicilia, si formò il governo militare alleato al cui comando c’era Charles Poletti, arruolato col grado di Colonello. Poletti era stato Governatore provvisorio di New York nelle settimane seguenti l’attentato al Normandie e i suoi pochi atti di governo erano stati dei provvedimenti di grazia per italo-americani accusati di omicidi e rapine. Tra i suoi traduttori c’era Vito Genovese, affiliato a Lucky Luciano. Diversi padrini si presentarono come antifascisti e, per ordine di Poletti, ottennero cariche di governo nelle città liberate dagli alleati; tra queste c’era Villalba, con Calogero Vizzini nominato sindaco per volere dei militari e per acclamazione della folla che gridava, si disse, “viva gli americani, viva la mafia”.

Nel dopoguerra uomini e donne ripresero a marciare per occupare i latifondi, nacque un movimento separatista che chiedeva l’annessione agli Stati Uniti (uno dei leader del movimento era proprio Calogero Vizzini), il partito comunista aveva ottenuto dei posti nel parlamento italiano e bisognava indire al più presto le elezioni. Gli americani non vedevano di buon occhio l’ascesa dei comunisti e prepararono una nota segreta di rioccupazione della Sicilia in caso di vittoria di questi ultimi.
Addestrato da Vito Genovese, che collaborava con l’intelligence americana, si fece largo un giovane di nome Salvatore Giuliano, un bandito di provincia che fece carriera uccidendo poliziotti e carabinieri durante gli assembramenti per dividere la farina. Con tecniche di guerriglia riuscì a sfuggire a tutti gli scontri con le forze dell’ordine e venne messo al comando dell’esercito rivoluzionario del movimento separatista.
Il primo maggio 1947, a Portella della Ginestra, gli uomini di Salvatore Giuliano spararono sui braccianti radunatisi per la Festa del Lavoro. Una strage che apre una finestra sui rapporti tra mafia e Servizi Segreti, in un’Italia a sovranità limitata.

Dopo le elezioni e la sconfitta dei Comunisti, il bandito Giuliano divenne tanto inutile quanto scomodo per la mafia: i padrini emisero la sentenza di morte e il suo cadavere venne offerto allo Stato.

La riforma agraria stava per far sparire i latifondi e, con loro, sarebbero spariti gli antichi interessi dell’onorata società. Ma davanti ai nuovi commerci importati dai cugini americani, lo sfruttamento della manodopera nelle campagne e nelle miniere diventò poca cosa per i padrini, che avevano conservato intatto il loro potere e allargato le loro influenze fino alle più alte cariche dello Stato grazie alle intercessioni dei servizi segreti. L’alleanza segreta tra Lucky Luciano e Calogero Vizzini fece scuola alle nuove generazioni di mafiosi.

A Corleone tutta la forza della mafia finì nelle mani di Michele Navarra, un medico che si circondò di una generazione di killer tra i più sanguinari mai visti prima. Continuò nella sua attività di medico a Corleone, capace di uccidere un bambino con le sue mani, magari dopo aver curato un vecchietto gratis. Non sembrava interessato ai soldi o ai piaceri della vita, a parte comandare, che per lui era il massimo piacere della vita (“megghiu ca futtere”).

A Messina, un giovane avvocato studiava per diventare bancario capace di riciclare i soldi della mafia attraverso l’alta finanzia: si chiamava Michele Sindona. La sua abilità era quella di far girare soldi da un Paese all’altro; ne fece girare così tanti da diventare proprietario della Franklin Bank negli Stati Uniti. Riuscì ad entrare in ambienti frequentati da ministri, invitava a cena cardinali e nessuno gli chiese mai da dove provenisse la sua ricchezza.

Nel marzo del 1957, all’Hotel delle Palme di Palermo, si tiene un summit di elevatissimo valore storico criminale padrini. Sembrava una rimpatria tra vecchi amici emigrati, tra bevute e mangiate e grasse risate, ma in realtà si tratta di cosa nostra che cambia vestito, mutuato dagli americani, non abdica alla propria identità e traccia le basi per il consolidamento del traffico di narcotici.

Il resto è cronaca che arriva fino ai giorni nostri. L’ascesa dei corleonesi, l’omicidio di uomini dello Stato che hanno combattuto contro questo cancro e di esponenti della società civile, famiglie di innocenti coinvolte in sparatorie ed esplosioni, l’arresto dei boss siciliani di Cosa Nostra, le collusioni con la politica attraverso le sfaccettature di un dopoguerra fatto di rivolte e tensioni programmate da servizi e società segrete.

I “grandi” padrini sono morti e nessuno di loro ha veramente pagato per i crimini che ha commesso. Ma il rischio per le nuove generazioni è sempre presente: la mafia è l’espressione di un malessere sociale. Il rischio che torni forte come prima, è nel modo quotidiano di vivere e di comportarsi. Non nasceranno altri padrini se la mentalità che porta ad accettare comportamenti mafiosi verrà fermata dentro le famiglie prima che arrivi ai ragazzi. Non si deve concedere alla mafia ciò di cui ha più bisogno: il silenzio.

Ringraziamenti

Un grazie sincero a:

Il direttore di Odysseo, Paolo Farina
La redazione di TeleJato
Salvo Vitale
Giuseppe Marco Marletta
Tutte le persone che a vario titolo, in Sicilia, mi hanno mostrato e raccontato i luoghi e i personaggi della mafia e, soprattutto, dell’antimafia.

Bibliografia:

Giuseppe Fava, Mafia. Da Giuliano a Dalla Chiesa, Centro Editoriale Radar 1982
Salvatore Lupo, Storia della mafia. Dalle origini ai nostri giorni, Donzelli 2004
Salvatore Lupo, Quando la mafia trovò l’America. Storia di un intreccio intercontinentale, 1888-2008, Einaudi, 2008
Giovanni Falcone e Marcelle Padovani, Cose di Cosa Nostra, Rizzoli 2004
Andrea Camilleri, La rivoluzione della Luna, Palermo Sellerio Editore, 2013

(18 settembre 2012)

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