Toponomastica femminile di alcune contrade di Partinico

113 Santa Katrini 2004

 

 

Agli inizi del 1500 il territorio che si estende da Montelepre ad Alcamo era costituito da un grande bosco che alcuni storici indicano come “Silva Partenia”, la cui gestione venne affidata, nel l 1307  da Federico II d’Aragona all’Abbazia benedettina, da lui fondata, di S. Maria d’Altofonte  e la cui gestione continuò sino al 1767. A parte l’originaria denominazione  nei confronti di  una divinità femminile che potrebbe essere la vergine Athena o l’altra vergine boschiva Artemide, a partire da quel periodo, nel territorio iniziarono una serie di disboscamenti, con l’impianto di vigneti e cannamele (canna da zucchero), da parte di numerosi  enfiteuti e gabelloti, in gran parte palermitani, in quali si impadronirono di grosse porzioni di bosco, le recintarono, le dotarono di “benfatti”, in gran parte “torre con baglio”  e diedero il via a nuove redditizie attività agricole, cambiando il volto del territorio.  Nel 1580 un abate, Maurino De Pazos, cercò di ripristinare il controllo dell’Abbazia sui vari proprietari, in gran parte abusivi, obbligandoli a “rivelare” i loro possedimenti : dalla ricostruzione di quei “rilevi”è stato possibile risalire al nome degli originari enfiteuti, molti dei quali hanno dato il nome alle attuali contrade del territorio partinicese. Tra questi nomi di proprietari di torre con baglio, con  viridario, cioè giardino,  e diverse “migghiara” di vigne si notano i nomi di alcune donne, probabilmente eredi  o vedove, che hanno dato il nome alle contrade di cui erano proprietarie e la cui denominazione dura sino ad oggi:

Virginia Bisazza dal suo cognome e da quello dei suoi eredi deriva la denominazione dewll’attuale contrada “Bisaccia”, che si estende dalla periferia lato ovest della città, al confine con contrada Pollastra, Torrisi sottano e San Carlo. La torre era ubicata alla fine della via Principe Amedeo in un baglio ancora oggi esistente e del quale restano i ruderi delle robuste mura e la porta d’ingresso, sovrastata da merli.

 Margherita Timpanella dà il nome all’omonima contrada a ovest del centro urbano (Supermercato Ard-Cannizzaro) e risulta titolare di una torre al confine tra le proprietà di Torrisi, Lo Presti e la via pubblica.

Giulia Pollastra, citata assieme a un tal Giulio, forse padre o fratello, comproprietario, dà il nome alla  contrada Pollastra, che si estende nella parte sottostante il paese, a destra sulla via che scende verso la stazione ferroviaria, al confine, nel 1580, con le proprietà di Gambacurta , Susinno e tal Bernardo di Laura, detto Trummaturi. Possedeva salme 5,4 di terre scapole, piante, vignazze, viridario, torre. Nei pressi dell’attuale caserma dei carabinieri esiste anche una via Giulia Pollastra.

Aleonora Gambacurta nel 1580 risulta proprietaria  di una contrada che si estende a nord est del centro abitato di Partinico, guardando verso Montelepre. Le sue terre  nel XVIII secolo passarono a Girolamo Raccuglia, che dà il nome alla contrada in cui  si innalza “u peri di pignu”, cioè un monumentale pino indicato come uno dei simboli della città. Vicino alla villa comunale esiste una via Gambacurta.

Appartiene a questo giro di parentele anche la poetessa Maria Bonura, alla quale è stata intestata una strada, comproprietaria di Torre Turrisi, dal nome dell’originario proprietario, da cui nasce la denominazione di Contrada Turrisi Soprana e Turrisi Sottana, sopra e sotto la via che conduce ad Alcamo. I Bomura sono gli ultimi e attuali proprietari della storica Torre all’ingresso del paese, lato Alcamo.

E per ultimo c’è un rione di Partinico dedicato a Santa Caterina d’Alessandria, una vergine martirizzata dall’imperatore Massimino. Anche una contrada del territorio partinicese, vicino a Mirto, dove ancora ci sono i ruderi di una torre, è chiamata Santa Katrini, ma  non è certo che si tratti della stessa santa, nel senso che, secondo alcuni storici, trattandosi del primo nucleo abitato del territorio, potrebbe richiamarsi al significato arabo di kat-rin, ovvero il luogo dei nativi.

Nella foto “La torre di Santa Katrini, prima che ne crollasse la parte superiore (2004)

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