Testimonianze su Peppino: Francesco Impastato (Ciccio)

I cinque anni che mi dividevano da Peppino non sono sufficienti per parlare di cambio generazionale, ma bastevoli per maturare una diversità di formazione mentale e ideologica e un percorso non sempre convergente con quello di Peppino. C’era tra noi due un filo di parentela: Luigi Impastato, padre di Peppino e mio padre si chiamavano “cugini”, anche se mio padre diceva che il nostro era il ramo degli Impastato “babbi”, cioè non legati in alcun modo alla mafia. Ho trascorso i miei primi anni in un quartiere dove abitavano diversi mafiosi, come Peppino Impastato, detto “Sputafuoco”, suo fratello Luigi Impastato, detto “Reginedda”, Procopio Di Maggio, detto “Cartocciu”……: la mafia era la normalità, il modo di essere naturale di un ambiente in cui ci incontravamo, giocavamo, crescevamo, respiravamo insieme la vita, la morte, la festa, il delitto. Molti mafiosi, a partire da Gaetano Badalamenti, si servivano della sartoria di mio padre per farsi cucire il vestito su misura. Ancora oggi mi riesce difficile dissociare quei momenti di “naturale amicizia” dalla presa di distanza nei confronti di chi è o è stato vicino alla mafia.

Delle prime esperienze politiche di Peppino non conservo particolari ricordi: negli anni ’67-68 ero ancora un ragazzo e manifestavo solo una vicinanza di simpatia, per spirito di gruppo, non per scelta ideologica: il suo gruppo era legato all’Associazione Italia-Cina, dalla quale perveniva molto materiale propagandistico, compresi i libretti di Mao. e poi al Circolo Che Guevara dalla cui figura ero particolarmente attratto. Anche la battaglia contro la terza pista mi trovò interessato solo marginalmente, poiché ero distratto dai miei primi interessi verso la musica. La frequenza all’ITC F. Crispi di Palermo e le ulteriori frequenze degli anni successivi, mi misero in contatto con ambienti cittadini studenteschi politicizzati, dai quali portavo a Cinisi le nuove tendenze musicali con caratteri fortemente politici. Ero molto attratto dalla cosiddetta musica d’avanguardia e dalla forte carica rivoluzionaria insita nel discorso musicale, sia a livello di testi che di ricerca di sonorità e ritmi diversi: Gli “Area”, “il Banco del Mutuo Soccorso”, la “Premiata Forneria Marconi” gli “Osanna” erano pane d’ascolto quotidiano, oltre alle musiche di gruppi stranieri tipo “Genesis”, “Santana”, “Pynk Floyd”,  “Who”, “Deep Purple” e poi Bob Dylan, Donovan ……. e di cantautori italiani come De Andrè, Guccini, Lolli, Vecchioni, De Gregori, Finardi,Venditti.

Ricordo, nel 1975 uno dei primi concerti di Franco Battiato a Palermo (non molto conosciuto in quel periodo), in cui parteciparono pochissime persone. In quegli anni a Palermo e in provincia cominciavano a nascere diversi gruppi, come “Storia di un fiore”, creato da Danilo Sulis ” e poi Corte dei Miracoli; a Cinisi avevo creato assieme a Benedetto Cavataio “Lettera per un amico”, che ripetutamente suonava nei concerti un brano scritto da Pino Manzella “La Gabbia d’oro”.. Queste le parole:

Negli spalti neri e scuri

vecchi uccelli senza ali

si trasformano sui muri

coi nostri nuovi ideali

la mia barca senza meta

ha imbarcato marinai

il benessere di creta

si distrugge in ciò che fai

dipingi i tuoi domani

con colori di poesia

in giorni non lontani

 il potere alla fantasia.

Il momento d’incontro di questi gruppi e di altre espressioni locali si ebbe nel dicembre del ’75, allorché organizzammo a Cinísi una grossa manifestazione musicale: cominciammo a provare nel salone della chiesa del Sacramento, ma improvvisamente il prete e il presidente della Congregazione ci cacciarono, poiché cominciava a circolare voce che frequentavamo ambienti politici e quindi eravamo persone poco affidabili e, soprattutto, comunisti. Peppino allora non perdeva una delle nostre prove, e quello fu il momento d’incontro più importante, e il preludio della formazione del circolo “Musica e Cultura”. Il concerto venne allora fatto nell’aula consiliare, che ci era stata messa a disposizione dal vicesindaco Franco Maniaci, del PCI.  Il “Circolo” rappresentò per Cinisi un’esperienza culturale e politica nuova e dirompente: accanto al gruppo di Peppino. senz’altro più politicizzato, vicino a Lotta Continua, c’erano diverse altre anime, come quella dei cosiddetti “creativi”, che si occupavano di attività musicali e teatrali, c’era un gruppo che si occupava del cineforum, con particolare attenzione ai temi oggetto del dibattito, c’era il “Collettivo Femminista”, il “Gruppo Antinucleare”, il “Gruppo OM” di Terrasini, diversi giovani dell’area del PCI e un’area con simpatie verso i Radicali. Il collante era quello dell’ideologia del ’77, legato alle espressioni del “personale è politico” e del “riprendiamoci la vita”, con molta voglia di incontrarsi, discutere dei propri bisogni, affrontare tematiche come quelle della famiglia, dell’ecologia, del rapporto uomo-donna. Una delle attività più frequenti era quella dell’autocoscienza, con lunghe sedute nel corso delle quali si mettevano in discussione i propri drammi personali, le difficoltà di relazione, la condizione esistenziale dei disoccupati, i bisogni economici, i bisogni sessuali, la voglia di vivere esperienze diversi in altri ambienti e con altri strumenti sociali. In tutto questo emergeva la preparazione politica e ideologica di Peppino, di gran lunga superiore a quella degli altri, la sua dialettica, la sua capacità di formulare analisi, la sua continua proposta di non fermarsi solo all’aspetto emotivo e personale, ma di trasformare il malessere interiore in scelta politica di ribellione e in lotta per l’organizzazione di un modello sociale e politico diverso.  Peppino non cercò mai di effettuare un’egemonia sulle attività del gruppo, ma è chiaro che egli era al centro dell’attività organizzativa. Non mancavano rapporti conflittuali, nei quali ero spesso coinvolto, tra le scelte di Peppino e quelle di altri interessati solo allo “stare bene insieme”.

L’attività musicale era prevalente e trovò il suo momento più alto nel settembre del ’77, con I’ organizzazione del “Raduno Musicale Nuove Tendenze” dove, sulla spiaggia di Cinisi, si confrontarono una moltitudine di gruppi venuti da ogni parte che, in quel momento costituivano il meglio e il lato più avanzato della musica in Sicilia. Quell’esperienza ebbe un gran successo, ma non fu più ripetuta. Cominciavano a manifestarsi, in seno al “Circolo” i sintomi di una crisi che portò l’area più culturalmente attiva a indirizzare sforzi ed attenzione verso la creazione di Radio Aut. L’iniziativa prese corpo grazie alla possibilità di disporre di un trasmettitore di “Radio Apache”, resosi disponibile, grazie a Danilo Sulis, dopo che quest’emittente confluì nell’altra radio democratica palermitana “Radio Sud”.

A Radio Aut Peppino trovò il suo naturale spazio d’espressione, potendo lavorare con un gruppo omogeneo, dove creatività e linea politica si incontravano sulla base di un progetto che era quello di fare controinformazione e stimolare il momento dell’agitazione di massa. Anche in quest’esperienza la mia collaborazione non fu costante a causa della mia attività concertistica, come invece successe dopo la morte di Peppino: da allora, per i due successivi anni in cui la radio rimase aperta, ho sentito fortemente il carico e la responsabilità di portare avanti l’eredità di Peppino con un impegno quotidiano che trovava il suo momento migliore nella trasmissione “La Stangata”, di cui eravamo animatori io, Salvo Vitale e Giovanni Riccobono. Alcune di quelle trasmissioni rappresentano autentici gioielli d’arte nell’accurata ricostruzione di usi, costumi, notizie, atteggiamenti, linguaggi, derisioni di mafiosi e politici, per certi aspetti più incisive e più feroci rispetto a quelle di “Onda Pazza”: particolarmente belle “Il festino di Santa Rosalia” e il “Carnevale a Mafiopoli”. Nell’estate dell’80 siamo stati costretti a chiudere la Radio per mancanza di mezzi e di collaboratori e da allora ho scelto di andare via e di continuare la mia attività musicale e culturale in Germania, pur mantenendo i contatti con i compagni della zona, con i quali ho continuato a partecipare, nel corso dei miei rientri a concerti ed iniziative. Posso ben dire che sia Musica e Cultura e sia Radio Aut hanno avuto quel processo di nascita, crescita ed estinzione in armonia a tutto quello che in quegli anni stava succedendo. I nostri giovani vivevano le stesse contraddizioni dei giovani di Bologna di Roma o dell’ultimo paesino sperduto chissà dove. Le problematiche venivano vissute profondamente e ci si credeva in maniera totale, lasciando apparire chiaramente con abbastanza evidenza gli aspetti negativi come lo “stare bene insieme” non tenendo conto della realtà circostante, ma anche quelli positivi come “comunicare per crescere” in perfetta armonia alla generale tendenza che in quegli anni venivano investiti centinaia di migliaia di giovani italiani. Nella fase odierna posso ben dire di rappresentare per quanto sia possibile parte dell’attività dell’”Associazione Culturale Peppino Impastato” che i compagni di Peppino hanno creato per portare avanti quel minimo di intervento politico, ma soprattutto l’onestà con se stessi di poter applicare concretamente quei principi che Peppino ci ha trasmesso. Non sono molto d’accordo con Giorgio Gaber quando dice : “la mia generazione ha perso”. Diciamo che gli impegni individuali, le famiglie, il peso degli anni, le delusioni e un ambiente che scarsamente reagisce alle innovazioni, rendono il lavoro d’intervento sempre più pesante creando fasi di demotivazione psicologica che a volte scaturiscono in una profonda delusione. Questa è la versione che molti “compagni” recitano. Personalmente non sono d’accordo, in quanto crearsi lo spazio per una presenza più o meno continua esiste, il tema è solo di “crederci ancora” ed organizzarsi. È vero però anche che molti non si vedono più fisicamente, alcuni sono totalmente cambiati, altri ancora scomparsi, qualcuno ha venduto il culo agli amici, qualche altro infine ha ridato l’anima a Dio, il panorama è variopinto. Quella frase nello striscione in testa del corteo funebre però è rimasta ancora lì intatta “Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo”. Chi quindi crede ancora, trovi la forza e il coraggio e il modo per continuare, la strada è lunga e in ogni caso bisogna percorrerla. Chi invece non se la sente, subisca il peso della propria scelta e se ne assuma le conseguenze.

Nota: Ciccio è’ stat195 Musica e cultura 5o è stato  uno dei promotori del Circolo Musica e Cultura, dove ha curato la parte concertistica e musicale. Ha partecipato a Radio Aut, dando un contributo fondamentale, sia negli interventi radiofonici che nell’organizzazione del materiale musicale. Dopo la morte di Peppino ha continuato a trasmettere con continuità ed è stato uno dei protagonisti della trasmissione “La Stangata”, che si ricollegava idealmente ad “Onda Pazza”. In quel periodo ha dato vita, assieme a Giovanni Riccobono, a Salvo Vitale, a Giuseppe Maniaci e a Carlo Bommarito, al “Collettivo Musicale Peppino Impastato”, impegnandosi nella produzione e nell’arrangiamento di brani musicali e di canti contro la mafia. Dal 1985 si è trasferito ad Hannover, dove si dedica al suo lavoro di operatore culturale, di musicista ed insegnante .

 

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