Storia infinita di attentati, sradicamenti, rimozioni, sfregi a Peppino Impastato (Salvo Vitale)

Torino

 

E’ una storia infinita. A quasi cinquant’anni dalla sua morte Peppino continua a creare problemi.

Gli episodi di “rigetto”, di rimozione, di vandalismo sono così frequenti e così numerosi possibile citarli tutti: gli ultimi due si sono verificati nella civilissima Torino e nei suoi dintorni.

5.9.2023 Torino: Spezzata una lapide di Peppino Impastato- Torino

Uno sfregio a una lapide di Peppino posta nei giardini di via Sempione, nel quartiere Barriera di Milano di Torino. Il gesto è avvenuto il 4 settembre 2023 in un’area già intitolata a Peppino Impastato sin dal 14 marzo 2008. Evidentemente il coraggio di Peppino e la sua lotta contro i poteri corrotti e per la giustizia sociale, provocano fastidio ancora oggi. Non ci si può sottrarre al sospetto che si tratti di qualche giovane leghista pompato da certa propaganda secondo cui tutto quello che è meridionale è bene che resti dov’è nato, per evitare di inquinare il Nord dalla faccia pulita.

Alpignano: un’altra targa dedicata a Peppino è stata vandalizzata. – 9.9.2023

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A quattro giorni e a pochi chilometri di distanza, nella limitrofa Alpignano, che poco più di un anno fa, con la giunta guidata dal Sindaco Steven Palmieri, ha conferito la cittadinanza onoraria a Giovanni Impastato si è verificata un’altra bravata: una targa di un giardino adiacente alla Scuola Gramsci, dedicata a Peppino, è stata divelta e gettata a terra, con chiaro gesto di sfregio. Alpignano è un piccolo centro molto attivo nell’impegno per la legalità e per la lotta alle mafie, grazie anche al lavoro dell’Associazione Calabresi per la legalità, referente di Casa Memoria in Piemonte. Questo 9 Maggio il Sindaco di Alpignano è intervenuto dal balcone di Casa Memoria per i saluti conclusivi che seguono il corteo in ricordo di Peppino Impastato. In un comunicato di Casa Memoria si legge: “ Non vogliamo fare allarmismi, ma crediamo non siano semplici “birichinate” o scherzi goliardici, sono forti attacchi alla memoria di uno che da molti è considerato tra più importanti simboli dell’antimafia sociale, sono sfregi all’impegno e al coraggio di Peppino che ha dedicato la sua vita nel contrasto alla mafia e alle ingiustizie sociali. È un’offesa non solo per Peppino Impastato, ma anche per tutte le altre vittime della lotta alla mafia ed anche verso chi ancora oggi porta avanti la loro memoria e continua ad impegnarsi. Viviamo in un clima politico, culturale e sociale che ci preoccupa. Se è un modo per dirci di fermarci, in Piemonte, come in Sicilia, e come nel resto d’Italia, noi rispondiamo che andremo avanti con il nostro impegno. Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo.” La targa è stata immediatamente ricollocata, ma non sono arrivati grandi attestati da parte di nessuna forza politica o sindacale.

 

SEGUE UN LUNGO ELENCO DEGLI ATTENTATI E DELLE BRAVATE CONSUMATE NEI CONFRONTI DI TUTTO CIò CHE PUòP RICORDARE PEPPINO IMPASTATO

Isnello: Scomparso un ceppo col nome di Peppino (2000)

nel 2000 il sindaco Mogavero di Isnello un paesino delle Madonie, di Rifondazione comunista, aveva intitolato una via a Peppino, facendone incidere l’indicazione in un grande ceppo di pietra. Sull’onda del berlusconismo, nel 2002 il nuovo sindaco (Forza Italia) ha disposto la rimozione del ceppo con l’intenzione di rinominare la via “Vittime della mafia”. Si sono mobilitati i gruppi più sensibili dell’antimafia siciliana, per chiedere che il ceppo fosse reinstallato, ma poiché, malgrado l’ultimatum di quindici giorni, non se n’è fatto niente. A questo punto i compagni di Isnello, sostenuti dalla popolazione, hanno provveduto, a loro spese, a noleggiare una motopala e, con una grande manifestazione, hanno rimesso il ceppo al suo posto. Alcuni giorni dopo il sindaco ha fatto rimuovere e scomparire il ceppo. La vicenda è stata chiusa il 23 gennaio 2008, allorché il nuovo-vecchio sindaco Mogavero ha fatto reinstallare il ceppo. Si spera definitivamente.

murale liceo partinico 2003

Partinico: Il murales corretto di notte (2002)

Per rimediare al silenzio della scuola sulla figura di Peppino, che ne fu alunno, alcuni ragazzi del Liceo, nel corso delle iniziative per la “Giornata della creatività e dell’arte”, hanno pensato di comporre un murales. Il giovane artista, Gianfranco Fiore, ha “osato”, sullo sfondo del binario che rappresentava il luogo in cui Peppino fu ucciso, disegnare alcuni giovani con le bandiere rosse, assieme alla figura di Peppino, avvolta da una bandiera della pace. Anche stavolta quelle bandiere non hanno fatto dormire qualcuno, che di notte ha scavalcato i cancelli ed è andato a modificarne il colore e poi, sotto la scritta “Ribellarsi è giusto” – “Per una Sicilia senza mafia” –, ha aggiunto una curiosa nota: “senza colore politico però”. “Sappiamo – ha detto il pittore che ha realizzato il murales – che quattro ragazzi di destra sono andati a lamentarsi dal preside per la presenza delle bandiere rosse. Non è stato chiarito a che titolo, se con un permesso dall’alto o per spontanea iniziativa, sono state apportate le modifiche al dipinto. Di fatto viene snaturato quanto volevo rappresentare e la mia firma in quel quadro non ha più senso”. “Togliere le bandiere rosse a Peppino è come togliere l’abito talare a Padre Puglisi” è stato il mio commento.

Nello stesso periodo un mattino, su di un muro dell’ITGC, compare una scritta, fatta con la bomboletta a spray, “La mafia è bella”. Passano tre giorni e la scritta è ancora là. A questo punto chiamo Pino Maniaci, di Telejato, compro una bomboletta e mi faccio riprendere mentre aggiungo sotto: “E tu sei stronzo!”. La ripresa fa il giro della zona. L’indomani, con decisione immediata, il preside fa imbiancare tutto. Difficile capire perché la scritta “La mafia è bella” è rimasta tre giorni, mentre la replica ha causato il pronto intervento del preside.

Cinisi 1: Via Gaetano Badalamenti vescovo (1.5.2002)

Si tratta della grottesca cancellazione o, in questo caso sostituzione del ricordo, avvenuta a Cinisi, in contrada Molinazzo, località Quattro Vanelle e in contrada Ulivi di Cinisi, dove, sui cartelli indicatori dei nomi delle vie, è stata sovrapposta, da ignota mano, una scritta con la dicitura “Via Gaetano Badalamenti – vescovo”. Le scritte state sono preparate su carta adesiva, sulla quale sono stati incollati caratteri mobili prestampati. La scritta di Quattro Vanelle è stata sovrapposta a quella originale, che era “Via Peppino Impastato”. I vigili urbani hanno già rimosso questa seconda scritta, mentre l’altra, in contrada Olivi di Cinisi, è rimasta per qualche tempo al suo posto. Non risulta che il vescovo di Monreale si sia in qualche modo risentito per aver visto attribuita la sua alta carica a quella di un mafioso. Tutto questo a seguito di una serie di altre scritte murali tipo “Viva la mafia”, “La mafia dà lavoro” e altre amenità comparse in altri periodi.

Nel 2003 la facciata del negozio di Giovanni Impastato, dove già qualche anno prima era stata disegnata una macabra croce e dove, nel 1985, erano stati trovati due cani uccisi a colpi di pistola, venne imbrattata con macchie di vernice rossa che davano l’idea del sangue gocciolante: l’Associazione Peppino Impastato, in un comunicato dal titolo: “Da strascinaquacina a imbianchini” scrisse: “Ai nostri bravi imbianchini diciamo: Pentitevi. Per voi non c’è domani. Meglio pentirsi oggi da liberi che domani in carcere. Il vostro grande capo e padre spirituale non può nemmeno esservi grato e ringraziarvi, perché sta morendo. In prigione. In ogni caso, visto che siete così bravi a dipingere, possiamo cercarvi un lavoro”.

Ma Cinisi ha cercato di rifarsi intestando, oltre che una via, anche l’aula consiliare a Peppino Impastato, che in quell’aula non era mai entrato, ma che venne eletto consigliere comunale cinque giorni dopo la sua morte. Alla cerimonia era presente come alta carica istituzionale l’onorevole Musotto, già indagato per mafia e poi assolto, diversamente dal fratello.

murales impastato 8volti 2003

Cinisi 2: Il murales rimosso (9.5.2003)

Nel corso delle iniziative per ricordare il 25° anniversario della morte di Peppino Impastato, alcuni alunni dell’Accademia delle Belle arti di Palermo, dopo aver chiesto permesso al proprietario, hanno disegnato un murales che raffigurava in otto icone diverse la stessa immagine di Peppino, con la scritta: “Ribellarsi è giusto”. Dopo qualche giorno la moglie del proprietario, una donna di ottant’anni, è andata dalla signora Felicia Impastato, madre di Peppino, sostenendo che la notte non poteva dormire al pensiero di quell’immagine posta sul muro della sua casa. La signora Felicia, con molto buon garbo gli ha risposto: “Ma signora mia, non voglio che lei non dorma. Faccia togliere tutto, anzi faccio togliere tutto io.” Così il murales è stato coperto dalla calce, con buona pace di quella donna, la cui povera cultura, mescolata ai pregiudizi dell’ambiente circostante e alle indiscutibili pressioni e minacce ricevute, le impediva di accettare l’immagine di Peppino.

Prizzi: No al campetto di calcio intestato a Peppino: non era uno sportivo (2005)

la giunta del Comune di Prizzi, paese della Sicilia, superando mugugni e posizioni contrarie, ha deliberato nel maggio del 2005 di intestare a Peppino Impastato un campetto di calcio. Contro questa decisione, opera dei soliti cattivi comunisti che agiscono nell’ombra, si schiera un’associazione prizzese. “Ad Maiora”, con un comunicato, scrivendo fra l’altro: “Non si può intitolare una struttura sportiva ad un politico, e qui ci vogliamo fermare, che forse neanche sapeva dove si trova Prizzi e che per titolo di cronaca non era neanche uno sportivo. Cosa c’entra lo sport con la mafia e principalmente con la politica?”. Facile la risposta da me inviata: “Secondo questa logica non bisognerebbe intestare l’aeroporto di Punta Raisi a Falcone e a Borsellino, perché non sono piloti, non bisogna intestare, a Prizzi, strade a Pirandello, Leopardi, D’Annunzio, perché non sono di Prizzi”. Alla fine dopo tre anni di sosta ho avuto il piacere di intitolare l’impianto sportivo a Peppino, con il nuovo sindaco.

Terrasini 1: Ripristinate le targhe dopo sette anni (2005)

Nel 1996, dopo una serie di pressioni fatte dallo scrivente, che allora rivestiva il ruolo di consigliere comunale, sindaco Manlio Mele, venivano scoperte due lapidi con le quali si intestava il Lungomare di Terrasini, ovvero la strada più prestigiosa, a Peppino Impastato. Era stato un percorso durato parecchio tempo, parallelo a quello di una strada intestata a Pietro Galati, terrasinese medaglia d’oro della Resistenza. Come al solito, qualche sguazzabottiglie, forse per entrare nelle grazie dei mafiosi locali, imparentati con i Badalamenti di Cinisi, ma con un piede anche dentro le cosche del corleonese, un paio di anni dopo aveva addirittura fatto scomparire le targhe. Malgrado le sollecitazioni le targhe sono state ripristinate dopo diversi anni. Uguale lentezza si è riscontrata nella delibera di intitolazione di una strada a Felicia Bartolotta Impastato, che è rimasta nel cassetto per più di tre anni, prima di essere portata avanti dal sindaco forzista Massimo Cucinella, dopo una serie di sollecitazioni dell’Associazione Impastato.

lapide rotta mazara impastato

Mazara del Vallo: Rotta una lapide affissa pochi giorni prima pochi giorni (9.6.2006)

Nella notte una delle due lapidi della via dedicata a Giuseppe Impastato a Mazara del Vallo (Trapani) e’ stata danneggiata da ignoti vandali. Più che di vandali si tratta di stronzi e imbecilli che hanno rotto la lapide facendone trovare i pezzi per terra, composti in modo da rendere leggibile sia il nome che il messaggio. Era stata collocata il 12 maggio scorso. Il sindaco di Mazara, Giorgio Macaddino, ha assicurato che la lapide sara’ subito sostituita e che la sua amministrazione intende dedicare a Impastato anche una villa comunale. L’atto vandalico e’ “un gesto oggettivamente assai grave che inquieta e addolora perche’ la lotta alla mafia e’ fatta anche di simboli e memoria – secondo l’ex presidente della Commissione Antimafia, il deputato dei Ds-Ulivo Giuseppe Lumia, che vi coglie – “il chiaro segnale che la cultura antimafia non e’ ancora patrimonio comune. In Sicilia, quindi, molto rimane ancora da fare anche in termini di educazione alla legalità'”.

Termini Imerese: Divelto un albero e al suo posto un cartello con “W la mafia” (aprile 2007)

Nella notte viene divelto un albero piantato pochi giorni prima e intestato a Peppino: con estremo sprezzo del pericolo, gli eroi autori del gesto lasciano un cartello con la scritta: “Viva la mafia”. Non ci sono molte differenze tra questa scritta e quella lasciata dagli eroici taglialegna padani di un paesino del bergamasco che hanno ugualmente divelto un albero con il nome di Peppino: è uguale l’intenzione di distruggere tutto quanto può ricordare un momento d’impegno contro la mafia e contro le violenze di chi detiene il potere.

Ponteranica: Cambiato il nome della Biblioteca “Impastato” (14.06.2009)

Rimozione è portata avanti da tal Aldegani, neosindaco leghista di un paese della Padania, che. appena eletto, decide di cambiare il nome della biblioteca, intestata a Peppino Impastato, con quello di un padre “sacramentino”, tal Giancarlo Baggi, il cui merito è di essere stato un appassionato di storia locale: “Non ho nulla contro Impastato – dice il padano – ma preferiamo, con le strutture del territorio, rendere memoria a una personalità che ha contribuito ad accrescere il prestigio di Ponteranica”. Viene spontaneo chiedersi, dopo questa battuta ipocrita: “Ma non c’erano nel paese altri spazi da dedicare al padre sacramentino? Perché rimuovere Peppino?” E la risposta è facile: Peppino è un terrone, oltre che essere un comunista antipatico e rompiballe. Conclusione: alla fine il sindaco leghista l’ha spuntata, malgrado una manifestazione di 10 mila persone e il parere contrario dei padri sacramentini e Peppino Impastato ha dovuto contentarsi di una piccola biblioteca di un’associazione locale. Sulla questione è intervenuto anche Sgarbi, che ha dato ragione al sindaco leghista, sostenendo che invece egli avrebbe intestato una biblioteca a Impastato a Salemi, il paese siciliano di cui era sindaco. Naturalmente non ne ha fatto niente.

A seguire va ricordato l’altro gesto, consumato con sprezzo del pericolo e con il coraggio dei vigliacchi, da alcuni eroici taglialegna lombardi che hanno divelto un albero intestato a Peppino lasciandovi sotto la scritta: “Mè chè òle u paghèr”, che dovrebbe significare “Io qui voglio un pino”: è uguale l’intenzione di distruggere tutto quanto può ricordare un momento d’impegno contro la mafia e contro le violenze da parte di chi detiene il potere e lo usa per difendere i propri interessi.

Gaspare Ofria: Peppino è “l’anticristo” (2.5.2009)

Nel 2009 i ROS di Palermo, sotto la guida della procura di Firenze, arrestano, nel corso dell’operazione Mixer – Centopassi Leonardo Badalamenti, figlio del boss e Gaspare Ofria, nipote: pare che quest’ultimo gestisse un agriturismo presso Polizzi Generosa. Nulla di nuovo, rispetto alle sue dichiarazioni su Peppino, di quanto non sostenesse l’avvocato di don Tano, Gullo, al processo contro il suo cliente. Era un “attentatore”, “uno che voleva ammazzare le persone”, mettendo una bomba sui binari “e per questo è morto”. Una definizione potrebbe sembrare una valutazione positiva: “era uno contro il sistema”, ma è tutto il contrario, perché poco dopo Ofria sostiene che Peppino è “l’Anticristo”. Tra le altre stupidaggini sostiene che “era un politico, e di conseguenza anche lui era un po’ sporco” e che il film “I cento passi” “è una grande stronzata”, perché “la maggior parte delle scene sono completamente inventate…”. Quello che stupisce è che alcuni siti e alcuni giornali diano spazio a queste barzellette degne solo di stare in pattumiera. Peppino “l’Anticristo”, anche qua c’è da mettersi a ridere per ore: il buon padre Fasullo, direttore della rivista Segno, sostiene invece che Peppino è come Cristo, martire dell’idea.407 Partinico via Peppino Impastato

Partinico 2: Via Peppino Impastato, tre anni dopo (2011)

Nel 2008 era stata deliberata l’intestazione di una via a Peppino Impastato, ma solo dopo tre anni grazie all’intervento dell’Associazione Impastato, quella delibera ha potuto essere portata avanti. Piccolo particolare: nella lapide è scritto: “Via Peppino Impastato, politico ucciso dalla mafia”. Sull’opportunità di dare un’identità a Peppino e di attribuirgli quella di “politico” si può discutere pro o contro, visto il livello cui è scaduta oggi la politica, ma la scelta della via, quella dov’è ubicato il nuovo Liceo Scientifico, è stata opportuna, perché ogni giorno vi passano un migliaio di ragazzi che vanno a scuola e non possono fare a meno di alzare gli occhi su quella targa.

Vienna: un panino chiamato Peppino (8.6.2013)

A Vienna due intraprendenti italiani, Marco e Julia Marchetta, credendo di inventarsi una felice trovata pubblicitaria, hanno esposto in vetrina la pubblicità e, all’interno, la vendita di una serie di panini ai quali è stato dato il nome di vittime della mafia o di mafiosi. Don Greco, don Buscetta, don Corleone, don Mori, don Falcone e don Peppino, quest’ultimo con chiaro riferimento a Peppino Impastato. Nella descrizione del menù si legge: “Siciliano dalla bocca larga, fu cotto in una bomba come un pollo nel barbecue”. Per quello su Giovanni Falcone la descrizione è invece: “Sarà grigliato come un salsicciotto”. L’appello al ministro degli Esteri ha raccolto trentatremila firme, ha prodotto un intervento del ministro Bonino e ha ottenuto l’oscuramento del sito “Don Panino” e la chiusura del locale, che sta traslocando altrove per qualche nuova bravata. Nella patria di Hitler si pensa di mangiare con don Peppino e non con don Adolf. È vero che in questo mondo c’è una grande abbondanza di porci, a cominciare dai mafiosi, ma chi usa il nome delle vittime dei mafiosi per ridicolizzarle o per offenderle in un modo così idiota, pur di far soldi, è più porco degli stessi porci: è importante cercare di conoscerne indirizzo, al quale ognuno possa recapitare un panino col suo nome (Don Marchetta), condito con la merda.

tivoli imbrat impastato fascisti

Tivoli: Camerati alla riscossa (3.5.2013)

La lapide dedicata a Peppino Impastato si trova sul lungoAniene presso il parcheggio del mercato di Tivoli. Con una bomboletta spray alcuni ignoti di nome, ma noti come fascisti, hanno imbrattato la stele a lui dedicata sovrapponendo al cognome Impastato quello di un tal Giuseppe Veroli, aggiungendo alla parola “vittime della mafia e del fascismo la parola “anti”, così da far pensare alle presunte vittime dell’antifascismo e firmandosi come “camerati” In un post su facebook si legge: “Tra qualche giorno è l’anniversario della morte di Peppino Impastato – Il 9 maggio alle ore 18,00 siete tutti invitati a ripulirla e a rendere omaggio a un uomo che ha dato senza paura la propria vita per la giustizia e la libertà dalle mafie. Peppino è vivo e cammina insieme a noi”.

Catania: Peppino è “desueto”: meglio non parlarne (28.3.2015)

Gli studenti del liceo scientifico Galileo Galilei di Catania avevano chiesto da alcuni mesi alla preside G. C. di realizzare sul muro esterno dell’istituto un murales con il volto di Peppino e la frase: “La mafia uccide, il silenzio pure”. Costei ha risposto che volto e citazione erano un’immagine “desueta” e che quindi bisognava cambiarla. Due studenti promotori dell’iniziativa avevano richiesto l’autorizzazione al Comune di Catania convinti che il muro esterno della scuola avrebbe dovuto mandare un forte messaggio di antimafia. La risposta affermativa dell’assessore all’Urbanistica era vincolata all’accettazione da parte della dirigente del liceo. Dopo alcuni mesi, tutto tace, gli studenti si sentono presi in giro, sostengono che “intorno alla nostra proposta si è generato un muro di imbarazzante silenzio che sta uccidendo di nuovo Peppino Impastato e i suoi ideali”. La preside si fa prendere da scrupoli pensando di essere nel centro del mirino di un quartiere ad alta densità mafiosa, che potrebbe prendere come provocatorio il murales e troppo forte la frase. Malgrado tre diverse soluzioni per il murales la risposta è sempre negativa perché, secondo la dirigente scolastica bisogna realizzare un murales “più educativo”: niente Impastato, niente binari, niente coppole e lupare, niente frase. Alla fine si trova una soluzione di ripiego: i ragazzi realizzano il murales sulla circonvallazione, vicino alla scuola, ma non troppo, dirimpetto a un altro bel murales di Falcone e Francesca Morvillo: la preside, tanto per salvare la faccia e darsi un’infarinatura di legalità, farà realizzare un altro murales sull’edificio scolastico, purché non si facciano riferimenti di nessun tipo a Peppino Impastato. Tutti contenti.

Castelvetrano: Peppino e Rita Atria “inopportuni” (22.5.2017)Castelvetrano

La nuova preside del liceo Cipolla di Castelvetrano ha dichiarato “inopportuna” l’intitolazione dell’aula magna a Peppino Impastato e Rita Atria, così come invece era già stato deciso dal Consiglio d’istituto e la richiesta di realizzazione di un murales su Peppino. La sua prima preoccupazione è stata quella di togliere dalle pareti della scuola ogni manifesto, locandina o traccia delle tante iniziative antimafia realizzate negli anni scorsi e poi ha detto: “Fosse per me, intitolerei l’aula magna ad un uomo di cultura, sarebbe più proficuo per gli studenti”. Secondo Enrico Colajanni, presidente dell’Associazione “Libero Futuro”, “non sappiamo se si tratti di pavidità o oscurantismo ma è certo che la preside ha lanciato un messaggio assai gradito ai mafiosi dimostrando di essere inadeguata a ricoprire quell’incarico”. Comunque gli studenti in questo caso l’hanno spuntata, la preside ha riconsiderato la sua posizione e il murales, alla fine, è stato realizzato.

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Legnano: fuoco al telo la sera prima dell’inaugurazione (6 maggio 2017)

Una targa commemorativa intitolata a Peppino Impastato è stata leggermente danneggiata in un giardino pubblico a Legnano, a due passi da Milano, dove ignoti hanno dato fuoco al telo che la copriva, in attesa dell’inaugurazione prevista per il giorno dopo. Gli organizzatori dell’evento sono riusciti a rimettere tutto a posto e a procedere ugualmente all’intestazione.

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Lecce: Morto dieci anni dopo (12.5.2017)

Dopo anni di proposte il Comune di Lecce decide di intitolare una strada a Peppino Impastato, ma la targa recita “via Peppino Impastato (1948-1988), vittima delle organizzazioni criminali“. Non viene fatto esplicitamente il nome della mafia quasi ci fosse sotto qualche recondita paura o la volontà di affermare che le mafie sono solo organizzazioni criminali. La data di morte è inoltre sbagliata, Peppino Impastato è stato infatti ucciso dalla mafia il 9 maggio del ’78 non dell’88. La denuncia, lanciata dalla giornalista salentina Lara Napoli, suscita indignazione sui mass media. Quasi un anno dopo la giunta guidata dal sindaco Salvemini rinomina la via approvando due modifiche: “Di recente, rappresentanti locali di associazioni antimafia hanno sollecitato questa Amministrazione a procedere ad una parziale rettifica della denominazione di che trattasi provvedendo, in particolare, a sostituire la generica dicitura “Vittima delle organizzazioni criminali” con “Vittima di mafia” riportando, inoltre, non solo gli anni di nascita e morte ma le relative date complete (giorno-mese-anno)”.

Riace: Danneggiato un murales di Peppino – 2.11.2020

A Riace alcuni balordi sembrano avercela proprio con Peppino Impastato. Nel paese di Mimmo Lucano, già “modello d’accoglienza”, è stata votata, ma guarda un po’, un’amministrazione comunale leghista che, tra le sue prime cose, come se non ci fosse altro da fare, fece rimuovere un cartellone su Peppino Impastato, quasi si trattasse di una cosa pornografica o di un oltraggio al paese. Adesso, i soliti guerrierini, nella notte del 30 ottobre hanno eroicamente coperto con vernice bianca un murales all’ingresso del paese, che raffigurava Peppino Impastato, nato per iniziativa di Francesco Cirillo e realizzato dall’artista Giusy Marruzzo. Cirillo ha dichiarato: “Non è mai successo a Riace che un murale venisse distrutto ma anche soltanto scalfito. È il clima d’odio messo in atto dall’ormai ex sindaco Trifoli che ha spinto qualcuno a fare questo gesto. L’ultimo atto del sindaco Trifoli, fu quello di inventarsi un regolamento per i murales, con tanto di commissione da lui stessa presieduta, che avrebbe dovuto autorizzarli. E’ dal 2009 che a Riace, grazie a Mimmo Lucano, è partito l’input per i murales e sono decine gli artisti che gratuitamente sono venuti qui per realizzare le proprie opere”. Va notato che Trifoli è stato dichiarato ineleggibile e quindi decaduto, nell’ottobre scorso, dalla corte d’appello di Reggio Calabria poiché da dipendente a tempo determinato del Comune non aveva diritto all’aspettativa per motivi elettorali e da vigile urbano non avrebbe neanche potuto candidarsi. Per sua iniziativa a Riace, “paese dell’accoglienza”, venne rimosso, tra i tanti, un murales che raffigurava un ragazzino di colore con la maglietta rossa di “Radio Aut” e una scritta che ricordava i 100 passi, quelli del film che rese famoso Peppino.

Partinico 3: Intestazione del Liceo: non Savarino, ma Felicia e Peppino (2023)

E’ del 1996 l’intestazione del Liceo Scientifico a Santi Savarino, un giornalista che ricoprì diversi incarichi, soprattutto durante il periodo del fascismo, quando fu tra i firmatari e i sostenitori delle leggi razziali ribadendone la “necessità” in diversi articoli. Con l’avvento della Repubblica continuò a fare il direttore del “Giornale d’Italia”, si avvicinò agli ambienti democristiani, i quali lo elessero senatore, ma allo scadere della legislatura ebbe alcuni dissensi, si ricandidò, come indipendente, nelle liste del MSI, ma non venne rieletto. Agli atti della Commissione Antimafia è pubblicata una lettera autografa scritta da Savarino al mafioso partinicese Frank Coppola, nella quale si dichiara una consolidata amicizia e un “disponga di me come e quando crede”. Malgrado le segnalazioni dello scrivente, la pratica per l’intestazione fece il suo iter e il liceo fu intestato a Savarino, che scavalcò persino Garibaldi, ovvero il titolare del Liceo Classico del quale lo Scientifico era una filiazione. Dopo quasi 30 anni alcuni studenti si sono accorti della poca opportunità di un nome di un personaggio fascista e filomafioso, per un liceo in prima fila nell’educazione alla legalità e hanno avviato un iter di cambio nome che alla fine, dopo fiere contestazioni da parte di sindaco, assessori e movimenti di destra locali, si è concluso con la proposta, in fase di definizione dell’iter, di intestazione della scuola a Felicia e Peppino Impastato. Una bella vittoria

Conclusione: Peppino continua a creare problemi ad alcune persone e a causare gesti di rigetto indegni di una società civile. Dietro c’è la rabbia dei mafiosi nel constatare che egli è diventato un simbolo, uno dei più alti, nella lotta contro la mafia, ma c’è anche la preoccupazione dei “benpensanti”, che il suo esempio possa essere di stimolo a momenti di ribellione, sia all’interno della famiglia che del tessuto sociale, o che possa portare, nel caso più estremo e preoccupante, alla scelta politica del comunismo e alla formazione di coscienze rivoluzionarie per metterlo in pratica. Quindi ostilità mafiose, ostilità politiche e ideologiche, ostilità sociali se non, addirittura, di sospettata minaccia all’ordine pubblico e, in alcuni casi, anche ostilità di tipo razzista. Il capitolo resta perciò aperto.

Nota: Molte delle notizie sono state riprese dal mio libro “Era di Passaggio” (Navarra 2016) e da un mio articolo su “I Siciliani giovani” del 22.5.2017

BUONA PARTE DI QUESTO ARTICOLO è STATA PUBBLICATA SU ANTIMAFIA DUEMILA 12.9.2023

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