Ricordo di Giancarlo Siani (19 settembre 1959-23 settembre 1985)

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Partecipò ai movimenti studenteschi del ’77 e cominciò a scrivere per il giornale della CISL “Il lavoro nel Sud” interessandosi delle fasce più disagiate, dove maggiormente si annidava la manovalanza mafiosa. Da Torre Annunziata iniziò la sua collaborazione come corrispondente  per il  Il Mattino di Napoli, occupandosi di cronaca nera e quindi di camorra, studiando e analizzando i rapporti e le gerarchie delle famiglie camorristiche che controllavano Torre Annunziata e dintorni. Fu in questo periodo che iniziò anche a collaborare con l'”Osservatorio sulla camorra”, periodico diretto dal sociologo Amato Lamberti. Pur lavorando come corrispondente, il giornalista frequentava stabilmente la redazione: il suo sogno era strappare il contratto da praticante giornalista professionista per poi poter sostenere l’esame e diventare giornalista professionista.

Le sue inchieste scavavano sempre più in profondità:  Siani con un suo articolo accusò il clan Nuvoletta, alleato dei Corleonesi di Totò Riina, e il clan Bardellino, esponenti della “Nuova Famiglia”, di voler spodestare e vendere alla polizia il boss Valentino Gionta, divenuto pericoloso, e scomodo per porre fine alla guerra tra famiglie. Le rivelazioni, ottenute, grazie ad un suo amico carabiniere e pubblicate il 10 giugno 1985, indussero la camorra a sbarazzarsi di questo scomodo giornalista. Giancarlo lavorava sempre alacremente alle sue inchieste e stava per pubblicare un libro sui rapporti tra politica e camorra negli appalti per la ricostruzione post-terremoto.

Il giorno della sua morte telefonò al suo ex-direttore dell’Osservatorio sulla Camorra, Amato Lamberti, chiedendogli un incontro per parlargli di cose che “è meglio dire a voce”. Non si è però mai saputo di cosa si trattasse e se Giancarlo avesse iniziato a temere per la sua incolumità.

Il 23 settembre 1985, quattro giorni dopo aver compiuto 26 anni, appena giunto sotto casa sua con la propria Mehari, Giancarlo Siani venne ucciso: l’agguato avvenne alle 20.50 circa Per chiarire i motivi che hanno determinato la morte e identificare mandanti ed esecutori materiali sono stati necessari 12 anni e 3 pentiti.

Il 15 aprile del 1997 la seconda sessione della corte d’assise di Napoli ha condannato all’ergastolo i mandanti dell’omicidio (i fratelli Lorenzo, e Angelo Nuvoletta, e Luigi Baccante detto Maurizio) e i suoi esecutori materiali (Ciro Cappuccio e Armando Del Core). In quella stessa condanna appare, come mandante, anche il boss Valentino Gionta, poi assolto dalla Cassazione.

Il fratello di Siani, Paolo, ricorda il fratello come un ragazzo carismatico, capace di grandi sacrifici, ma anche come una persona solare, pronta a dare sostegno; ed in un’intervista egli afferma: « Di noi due, insieme, conservo l’immagine di una giornata a Roma, a una marcia per la pace. Io col gesso che gli dipingo in faccia il simbolo anarchico della libertà. E lui che mi sorride. »

Nel 2004 è uscito nelle sale cinematografiche il film “E io ti seguo” di Maurizio Fiume, interpretato da Yari Gugliucci. Nello stesso anno è stato istituito il Premio Giancarlo Siani dedicato a giornalisti impegnati sul fronte della cronaca.

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