Parlarsi e non spararsi: riflessioni sulle ipocrisie dell’Occidente (Carlo Rovelli)

Revelli prof

 

Il professor Carlo Rovelli, saggista, fisico, docente universitario in Francia presso l’ateneo di Aix-Marseille, è considerato da Foreign Policy uno dei cento pensatori più influenti del pianeta. Dall’inizio del conflitto in Ucraina ha fatto più volte sentire la sua voce puntando l’indice contro l’ipocrisia di chi dice di volere la pace facendo la guerra. Come le parole che conclusero il suo intervento ospite nella trasmissione di Gramellini su Rai 3, verso coloro che dicono ‘fermi, buttiamo acqua e non benzina sul fuoco’, e ancora sono chiamati traditori: “Se questo vuol dire essere traditori, benvenuti i traditori.” Ospite a Piazzapulita, ha ribadito la sua idea di pace: “Il mondo si divide tra chi spinge per l’aumento della guerra e chi chiede di parlarsi, anziché spararsi. L’aumento delle spese militari è raddoppiato negli ultimi 20 anni: le risorse comuni le abbiamo, basta non gettarle via sparandosi l’uno con l’altro” – “Il mondo si divide tra chi spinge per l’aumento della guerra e chi chiede di parlarsi, anziché spararsi”. Questo sfogo . scritto due mesi fa, non ha perso la sua attualità neanche di una virgola

Parlarsi e non spararsi.

“Poche volte mi sono sentito, così lontano da tutto quanto leggo sui giornali e vedo alla televisione riguardo alla guerra ora in corso in Europa orientale. Poche volte mi sono sentito così in dissidio con i discorsi dominanti. Forse era dai tempi della mia adolescenza inquieta che non mi sentivo così ferito e offeso da quel che si dice. Mi sono chiesto perché. In fondo, sono spesso in disaccordo con le scelte politiche e ideologiche dei paesi in cui vivo, ma questo è normale — siamo in tanti e abbiamo opinioni diverse, letture del mondo diverse. Anche del mio pacifismo, sono poi così sicuro? Ho dubbi, come tutti. Allora perché mi sento così turbato, ferito, spaventato, da quanto leggo su tutti i giornali, sento ripetere all’infinito alla televisione, nei continui discorsi sulla guerra?

Oggi l’ho capito, ritornando col pensiero alla mia adolescenza, quando tanti anni fa la gioventù di tanti paesi del mondo cominciava a ribellarsi a uno stato di cose che credeva sbagliato. Cos’era stata quella prima spinta al cambiamento? Non era l’ingiustizia sociale, non i popoli massacrati dal Napalm come i Vietnamiti, non era il perbenismo, la bigotteria, l’autoritarismo sciocco delle università e delle scuole, c’era qualcosa di più semplice, immediato, viscerale che ha ferito l’adolescenza di mezzo secolo fa e ha innescato le rivolte di tanti ragazzi di allora: l’ipocrisia del mondo adulto, l’istintiva realizzazione da parte della limpidezza della gioventù che gli ideali ostentati erano sepolcri imbiancati. Che i nobili valori dichiarati erano coperture per un egoismo gretto. Che l’ostentato moralismo, la pomposa prosopopea della scuola, la pretesa autorità delle istituzioni  erano coperture per privilegi, sfruttamento e bassezze. Questo era insopportabile, per gli occhi limpidi dei ragazzi.

Sono passati tanti anni da allora. Il mondo mi appare infinitamente più complesso, difficile da decifrare, difficile da giudicare, più di quanto non mi apparisse allora. L’illusione che tutto possa essere pulito e onesto l’ho persa da tempo.  Ma l’esplosione dell’ipocrisia adesso è senza pari. D’un tratto, l’Occidente, tutti insieme in coro, ha cominciato a cantarsi come il detentore dei valori, il baluardo della libertà, il protettore dei popoli deboli, il garante della legalità, il guardiano della sacralità della vita umana, l’unica speranza per un mondo di pace e giustizia. Questo canto, quanto l’Occidente sia buono e giusto e quanto gli stati autocratici siano cattivi, è un coro in unisono ripetuto all’infinito da ogni giornale, da ogni commentatore in ogni editoriale. La cattiveria feroce di Putin è additata, ostentata, ripetuta, declamata, all’infinito. Ogni bomba che cade sull’Ucraina ci ripete quanto la Russia sia il male e noi il bene.

Io sarei felice di unirmi al coro, se ogni volta che condanniamo il fatto, del tutto condannabile, che una potenza militare abbia attaccato con futili pretesti un paese sovrano, mi aggiungerei al coro se ogni volta l’Occidente aggiungesse “E io Occidente quindi mi impegno a non fare mai più nulla di simile in futuro, come ho fatto in Afghanistan, in Irak, in Libia, a Grenada, a Cuba, e in tantissimi altri paesi. Lo abbiamo fatto ma ora che lo fanno i Russi ci rendiamo conto di quanto sia doloroso, non lo faremo più.”

Sarei felice di unirmi al coro, se ogni volta che condanniamo il fatto —del tutto condannabile— che i confini delle nazioni non sono rispettati, e la Russia ha riconosciuto l’indipendenza del Donbas, mi aggiungerei al coro se l’Occidente aggiungesse :“E io Occidente quindi mi impegno a non fare mai più nulla di simile in futuro, come ho fatto quando ho subito riconosciuto l’indipendenza della Slovenia e della Croazia, cambiando i confini dell’Europa, innescando una sanguinosissima guerra civile, e strappando terre alla Yugoslavia.”

Sarei felice di unirmi al coro, se ogni volta che condanniamo il fatto —del tutto condannabile— che Mosca bombarda Kiev, ammazzando civili innocenti, adducendo come motivo che Kiev bombardava il Donbas, mi aggiungerei al coro se l’Occidente aggiungesse :“E io Occidente quindi mi impegno a non fare mai più nulla di simile in futuro, come ho fatto quando ho bombardato Belgrado, uccidendo cinquemila persone, donne e bambini innocenti, adducendo come motivo che Belgrado bombardava il Kossovo”.

Sarei felice di unirmi al coro, se ogni volta che condanniamo il fatto, del tutto condannabile, che la Russia pretende di cambiare il regime politico di Kiev perché questo regime le si ribella, mi aggiungerei al coro se l’Occidente aggiungesse :“E io Occidente quindi mi impegno a non fare mai più nulla di simile in futuro, come ho fatto quando ho bombardato la Libia, invaso l’Irak, destabilizzato governi del mondo intero, dal Medio Oriente al Sud America, dal Cile all’Algeria, dall’Egitto alla Palestina, ogni volta che un popolo votava per un governo troppo poco favorevole agli interessi occidentali, buttando giù governi democraticamente eletti come in Algeria in Egitto o in Palestina, per sostenere dittature, come in Arabia Saudita, quando fa comodo, anche se i sauditi massacrano i Yemeniti”.

Sarei felice di unirmi al coro che si commuove per i poveri Ucraini, se questo coro si commuovesse anche per Yemeniti, Siriani, Afghani e tutti gli altri, con la pelle di tonalità leggermente diversa, invece di lasciare fuori tutti gli altri a marcire,O forse sarei in disaccordo, ma non così schifato, se semplicemente sentissi dire “siamo i più forti, vogliamo dominare il mondo con la violenza delle armi, per difendere la nostra ricchezza, e lo domineremo. Almeno non ci sarebbe l’ipocrisia, almeno potremmo discutere se questa sia o no una scelta lungimirante, e non sia più lungimirante smorzare lo scontro e cercare collaborazione.

E invece siamo immersi nella più sfrenata ipocrisia. Arriviamo a eccessi che rasentano il surrealismo. I nostri giornali parlano di ambizioni “imperiali” della Cina e della Russia. La Cina non ha  un solo soldato al di fuori dei confini cinesi riconosciuti internazionalmente. La Russia ne ha solo a pochi chilometri dai suoi confini. I più lontani in Transnistria, a poche decine di chilometri dai suoi eserciti.

Gli Americani hanno cento mila soldati in Europa, hanno basi militari in centro America, in Sud America, in Africa, in Asia, nel Pacifico, in Giappone, in Corea, praticamente ovunque nel mondo. Eccetto in Ucraina, dove pero le stavano iniziando. Hanno portaerei nel mare della Cina.

Chi ha una politica imperiale? Dalle coste cinesi si vedono le navi da guerra americane, non credo che da New York si vedano navi da guerra Cinesi. Eppure i nostri giornalisti surrealisti riescono ribaltare la realtà fino a parlare della logica imperiale di Russia e Cina!

Si paventa l’uso della bomba atomica. Ma è l’Occidente l’unico ad aver usato la bomba atomica  per affermare con l’estrema violenza il suo incondizionato domino, nessun altro lo ha fatto.

Si dice che la Cina è aggressiva. Ma non ha fatto una solo guerra dopo la Corea e il Vietnam, mentre l’Occidente le ha fatte in continuazione nel mondo intero.

Chi è l’impero? Il Pentagono pubblica regolarmente liste di esseri umani uccisi in ogni parte del mondo dai suoi droni. Riconosce pubblicamente che molti innocenti vengono uccisi per sbaglio.

Il New York Times arriva all’orrore di scrivere un lungo articolo per denunciare il fatto che i poveri soldati americani che guidano questi droni da remoto non hanno abbastanza supporti psicologico

per sopportare il duro lavoro e lo stress di dover ammazzare innocenti! Lo scandalo, per il paludato organo di stampa dei padroni del mondo, non è che siano ammazzati innocenti, è che i soldati che ammazzano non hanno adeguato supporto psicologico! Neppure l’impero Assiro, ricordato nell’antichità per la sua violenza era mai arrivato a una simile arroganza e disprezzo per il resto dell’ umanità!  Ma i nostri giornalisti ignorano felicemente che ogni settimana nel mondo qualcuno viene ucciso da droni americani, e ricordano piuttosto indignatissimi di una persona uccisa dai russi a Londra…. Come sono orrendi i Russi! E via via così…

La Russia si è permessa di commettere anch’essa qualcosa degli orrori che l’Occidente continua a commettere. L’Irak e L’Afghanistan non avevano fatto male a nessuno: l’Occidente li ha invasi e ha fatto molte centinaia di migliaia di morti, nelle due guerre. E si permette di fare l’anima candida con la Russia? Che lo faccia promettendo di non invadere più nessun paese, di non infilarsi più in nessuna guerra, di non voler dominare il mondo con la violenza. Allora mi unirò anch’io al coro di condanna dei cattivi Russi.

Abbiamo sentito l’assurdo. Gli Americani invocare la corte internazionale di giustizia, che hanno sempre ostacolato e a cui non hanno aderito. Invocare la legalità internazionale, quando tutte le loro guerre sono state condannate dalle Nazioni Unite e hanno fatto di tutto per esautorarle, compreso non pagare la quota. Amo l’America. Ci ho vissuto dieci anni. La conosco. La ammiro. Ne conosco gli splendori e gli orrori. La brillantezza delle sue università, la vitalità della sua economia, la miseria infame dei ghetti neri e dei ghetti bianchi, le sue carceri dove tengono quasi un americano ogni cento, la violenza per noi europei inconcepibile delle sue strade. Amo anche l’Europa, dove sono nato. Ho amato quella che mi sembrava essere la tolleranza e la cautela ereditate dalla devastazione della Guerra Mondiale. Ma non posso non vedere come questa parte ricca e potente del mondo stia sempre più chiudendosi su se stessa in un parossismo di violenza contro il resto del mondo.

Amo l’Occidente per la ricchezza culturale che ha regalato al mondo intero, non per essere diventato dominante con la schiavitù, sterminando interi continenti, non per la sfrenata violenza e ipocrisia che continua gli orrori del passato. Amo anche la Cina e l’India, di cui pure ho visto miserie e splendori. È stupido discutere su chi sia migliore, come se dovessimo tutti fare la stessa cosa, o come se qualcuno dovesse necessariamente vincere sugli altri.

Il problema del mondo non è chi deve comandare, che sistema politico dobbiamo adottare tutti.

Il problema del mondo è come convivere, tollerarsi, rispettarsi, imparare a collaborare.

Il mondo ha diversi miliardi di abitanti. La maggioranza di questi sono fuori dall’Occidente.  Sono la maggioranza dell’umanità. Non hanno più simpatia per l’Occidente.Ne hanno sempre meno.

Non partecipano alle sanzioni contro la Russia, molti si sono rifiutati di votare la condanna della Russia all’ONU, nonostante fosse ovviamente condannabile. Non perché siano cattivi, perché amino la violenza, o per biechi motivi. Ma perché vedono la sfrenata ipocrisia dell’Occidente, che riempie il mondo dei suoi eserciti, si sente libero di massacrare, e poi fa l’anima candida se un altro si comporta male.

Il mondo, nella sua vasta maggioranza, vorrebbe che i problemi comuni dell’umanità, il riscaldamento climatico, le pandemie, la povertà, fossero affrontati in comune, con decisioni prese in comune. Vorrebbe che le Nazioni Unite contassero di più. È l’Occidente che blocca questa collaborazione, perché si sente in diritto di comandare, perché ha le armi dalla sua, la violenza dalla sua.Ora l’Occidente si sente inquieto perché la Cina sta diventando ricca, per questo la stuzzica, la provoca, la accusa di ogni cosa accusabile (e ce ne sono: scagli la prima pietra chi è senza colpe).

L’Occidente cerca lo scontro con la Cina.Vorrebbe umiliarla militarmente prima che cresca troppo e diventi impossibile. La classe dominante occidentale ci sta portando verso la terza guerra mondiale.

I problemi dell’Ukraina si potrebbero risolvere come alla fine l’Occidente ha voluto risolvere la Yugoslavia: una guerra civile che si trascina da tempo, con interventi militari esterni, che ha portato a una separazione in parti diverse.

Ma l’Occidente non vuole una soluzione, vuole fare male alla Russia. Non fa che ripeterlo. Alla televisione sfilano le facce felici delle riunioni dei leaders occidentali, felici delle loro portaerei, le loro bombe atomiche, le loro armi innumerevoli, trilioni di dollari di armi, con cui si potrebbero risolvere i problemi del mondo, e invece sono usati per rafforzare un predomino violento sul mondo.

E tutto questo colorato delle belle parole: democrazia, libertà, rispetto delle nazioni, pace, rispetto della legalità internazionale, rispetto della legge. Dietro, come zombi, i giornalisti e gli editorialisti a ripetere. Sepolcri imbiancati. Su una scia di sangue di milioni di morti straziati dalle nostre bombe negli ultimi decenni. Da Hiroshima a Kabul, e continueranno”.

 

Carlo Rovelli – Da Kulturjam – 3 luglio 2022

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