La Rivoluzione prossima ventura

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Incomprensibile disorientamento di chi, avendo chiuso la porta, si trova davanti migliaia di strade, con l’obbligo di sceglierne una,“tanto, la rivoluzione non ci sarà”, ci disponiamo così a non farla. Certe volte lo penso che non ci sarà: è avvilente lo sconforto nel considerare quanto pochi siano rimasti quelli che vogliono farla. Tuttavia penso più spesso che essa non può non esserci, perché non possiamo esser diventati tutti così rincoglioniti da non desiderare di vivere il meglio di noi stessi e disporci a vivere con convinzione tutti i moduli di negazione della vita. Deve esserci, per conquistare quella parte di noi che il potere ci ha strappato con forza brutale, cui non sapevamo opporci: esproprio delle ideologie, riduzione in moduli che trasmettono, con brevi quotidiani aggiustamenti, il copione della responsabilità, del rispetto dello stampo storico, quale requisito essenziale per essere ammesso nel congresso dei viventi. Belli i vegetali, gli animali marini, alghe, erbe spontanee, che non subiscono coercizioni alla predisposizione del comportamento, senza altre leggi che quelle del codice genetico. Noi viviamo in noi, abbiamo questa grande forza di riconquistarci, persino di ribellarci, di fondare la dinastia dell’”Io totale”. Quando, se ciò avverrà, non avremo più bisogno di antitesi, non dovremo più essere fermati dalle corde quando incontrandoci per caso, sconosciuti, ci viene voglia di baciarci, quando dentro una stasi di neve ci prende vaghezza di stonarcela con una pozione magica. Ci sarà la rivoluzione, non può non esserci, e finirà l’accumulo di ricchezze, valori di scambio, proprietà, recinti psicologici, difficoltà di esprimersi, pianti ed obblighi del dover essere, con la diffusione di un linguaggio da torre di Babele, bellissimo, in cui ognuno è se stesso, parla con se stesso e si capisce. Tempo d’incontrarsi per caso e decidere di correre sui prati, i preti resteranno disoccupati, le scuole semideserte, diventate improvvisati centri di raccolta, non conferenze, non voti per qualche pescecane mongoloide, qualche assalto alle villette dei pascià e raccolta di sempre più gente che non ha il pensiero del domani, del “dover fare” domani, che rifiuta di ancorarsi in un posto, sempre in giro alla ricerca di zone nuove, disponibilità all’interscambio di soggetti che si riconoscono in un sorriso di stima, continue orge di primordiale espansione. Il regime non può permettersi di perdere tutto e ostenterà sicurezza nei suoi progetti repressivi; noi lo deluderemo, infliggeremo una sonora sconfitta alla sua presunzione, a voce alta grideremo che vogliamo essere noi, ne abbiamo le capacità, possiamo passarci di nascosto un volantino sovversivo o registrare il piano per muovere all’assalto dei simboli del potere, innalzare milioni di bandiere con poesie scritte nella parte centrale, possiamo…: in realtà non possiamo un cazzo, è cominciata dai primi trasmettitori di messaggi la lenta e sistematica sedimentazione che ci ha condotto sull’orlo dell’annientamento. Potremmo chiudere i negozi accessibili solo a quelli che ti sbattono in faccia la loro ricchezza, le  agenzie di disbrigo, gli uffici inutili, gli sportelli bancari, le prime classi , le cinque stelle, i villaggi turistici, ecc. Sapere di farcela, da soli o con altri che stanno assieme per le stesse ragioni : via verso il superamento delle antiche paure, verso la fine dell’autorità, della legge, entità  che ti obbliga nella sua astrattezza, dell’anima autodefinitasi immortale, del sopruso deciso da altri con cui non avevamo niente da spartire, perpetuato e perpetrato ai danni di deboli e sprovveduti. Si potrebbe cominciare con una  “Giornata della Liberazione” almeno una volta l’anno, non rivoluzione, ma ipotesi effervescente di sovversione, funerale-festa dell’uomo murato nelle strutture storiche che non si è scelto: preparativi in corso da tempo, approssimazione ansante del momento e poi, con un immenso ruggito, lo scoppio dell’ora x, tutti a caccia di politici, divise, divisorii, banconi, pellicce, monili, capi firmati, guardie giurate e carabinieri corrotti, giudici, fascisti, , mafiosi, ipocriti, tutti in cerca di amore, tuffi a mare, fiori e quanto altro sperato e sognato nei lunghi giorni di della sopravvivenza. Istituzionalizzare la rivoluzione? Non quadra ( 17-8-1981)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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