La ministra Boschi: dove la trovi una così?

POLITICA – Palermo

Maria Elena Boschi, la più attraente delle ministre di Renzi, una vera e propria bomba sex, grazie alla suo fascino ed alla sua prorompente bellezza e con la sua solita destrezza e disarmante disinvoltura, si è sistemata un’intera famiglia, salvandola anche dai guai economici e giudiziari.

Il fratello minore l’ha sistemato in Sicilia,all’interno dell’ ‘avveneristico’ cantiere della strada statale Agrigento-Caltanissetta. Appena laureato, qualche anno fa, il giovane ingegnere ventottenne, Pier Francesco Boschi, ha trovato, è il caso di dirlo, la strada spianata, la 640, recentemente ribattezzata la strada degli scrittori. Ha subito iniziato a lavorare con un regolare contratto, per conto della storica cooperativa rossa CMC , quella dei Muratori e Cementisti ravennati che si è aggiudicato, grazie ad un vertiginoso ribasso del 38 %, un miliardo e mezzo di lavori. Salvo poi a riservarci delle amare sorprese.Le frane e gli imprevisti vari, più o meno strumentali, con annesse sospette varianti suppletive in corso d’opera (l’ultima per l’esattezza ammonta a 45 milioni di euro), infatti, non si contano più. E non mancano neanche  le inchieste della magistratura che vuol vederci chiaro su questi lavori infiniti che si protraggono dal 2009 ad oggi, tra sequestri penali, inquinamenti ambientali, utilizzo di calcestruzzi depotenziati, crolli e smottamenti vari; badate bene, si tratta anche di smottamenti di stampo mafioso che riguardano, per la precisione, l’impresa associata della CMC, la Tecnis di Catania, tutta quanta sequestrata ed attualmente gestita da un amministratore giudiziario. I cantieri dove lavora il fratello della ministra Boschi purtroppo, come ben potete capire, continuano a farci tribolare; anche quelli relativi all’ammodernamento della Agrigento-Palermo che, fin qui, hanno destato maggiore scandalo. Ci riferiamo al crollo, tra Natale e Capodanno di qualche anno fa, di un viadotto nei pressi di Mezzoiuso, loScorciavacche che, appena inaugurato, dopo la farsa delle 8 finte travi, sostituite da terrapieni, si stava passando alla tragedia, con tanto di crollo, chiusura del tratto stradale incriminato e doverosa inchiesta giudiziaria. Pier Franceso Boschi, siamo sicuri che comunque saprà fare meglio dell’altro Pierfranceso, anch’egli toscano, il project manager della CMC di Ravenna, l’ingegnere Paglini, responsabile sia dei cantieri agrigentini che di quelli palermitani. Se non altro perché, il nostro Pierfrancesco, secondo quanto testualmente riferito dal direttore generale della coop rossa, Roberto Macrì «è laureato con ottimi voti, mi pare 106 su 110, in ingegneria a Bologna. Non so come è stato selezionato ma escludo che sia stato raccomandato da qualcuno». Quindi possiamo stare tranquilli riguardo alle sue capacità professionali, Boschi junior, se qualcuno ancora non l’ha capito, non è un raccomandato. E’ stato assunto dall’ex amministratore delegato della CMC, Dario Foschini il quale ha dichiarato che: «solo dopo la sua assunzione, parlando con i miei collaboratori, ho scoperto che il fratello del ministro Boschi lavora con noi». Eppure i soliti maligni si ostinano a pensare che Pierfrancesco ha trovato subito un bel lavoro grazie al cognome che porta. E ti vanno pure ad associare a questa ottima assunzione, quella del fratello maggiore, Emanuele, dentro Banca Etruria dove, assieme a papà Boschi, hanno causato danni per centinaia di milioni di euro, a qualche decina di migliaio di risparmiatori. Danni che la sorella ed il Governo di cui fa parte, come al solito, vorrebbero far pagare non tanto ai diretti responsabili, cioè all’intera famiglia Boschi, ma a noi miseri contribuenti. E non è servita a niente la sua messa sotto stato d’accusa in Parlamento con tanto di richiesta di sfiducia. La Boschi è ancora lì, nessuno è riuscita a schiodarla! Con la sua avvenenza riesce a smontare chiunque! Sentite questa, ad esempio. Dopo il cracdella banca del padre, il fratello Emanuele ha preferito rinunciare alla carriera di banchiere e così, Maria Elena, non si è persa d’animo, gli ha subito trovato un’altra, per così dire, ‘intrigante’ sistemazione. Lo ha piazzato nello studio legale più importante di Firenze, quello di Umberto Tombari, dove ci lavorava anche Francesco Bonifazi, un suo ex fidanzato, oggi accanito “renziano” e tesoriere del Pd ed ancora in ottimi rapporti con Maria Elena. Come avete notato anche gli ex fidanzati, all’occorrenza, servono per ‘sistemare’ i propri familiari ed anche i conti del partito del premier segretario. A volte però certi conti non tornano, così come è capitato con la banca della famiglia Boschi; ma poco importa, alla fine è sempre il popolo bue a pagarne il prezzo! Lei, Maria Elena, la ministra più sex della nostra storia repubblicana, con la sua solita noshalance e conturbante disinvoltura, comunque vada, una via d’uscita, e va bene pure una strada statale, per questo o quel fratello, la trova sempre.

Come si fa del resto a rimproverarle che certe cose non si fanno, che è peccato e, magari, per i comuni mortali è pure reato? Lei, dall’alto della sua avvenenza e del suo fascino, con un semplice ed ammaliante sguardo, riesce sempre ad incutere quel suo irresistibile e sensuale timore reverenziale, facendo capire a chiunque che ognuno deve usare le armi che possiede, compresa la bellezza che è, come si suole dire, già di per sé, una promessa di felicità. Questa sua insostenibile leggerezza dell’essere donna di rara bellezza ministeriale, ovviamente, le serve anche per rendere felici i propri cari. In tempi in cui siamo tutti quanti reduci del ventennale bordello berlusconiano, l’insospettabile ed angelica Boschi, con la sua aria di dolce innocenza, può mai suscitare dei sentimenti sgradevoli, dopo che ci siamo sorbiti anni ed anni di dannunziana decadenza? Adesso in molti apprezzano l’incantesimo renziano e la fata turchina, Maria Elena, alla quale daremo anche i curriculum dei nostri fratelli per farli lavorare come  suo fratello Pier Francesco,  dentro i cantieri della CMC di Ravenna, l’impresa del PD. Per noi siciliani basta anche un posticino da operaio,  anche sottopagato. Tranne che, per trovare qualche posto di lavoro, non dobbiamo aspettare le risultanze di qualche inchiesta giudiziaria, in modo tale che si liberi un po’ di spazio di manovra, per cambiare la direzione ed il verso dei grandi lavori pubblici siciliani. Riteniamo infatti che, tra un’indagine e l’altra, qualche sorpresa, a breve, anche dalle nostre parti, in Sicilia, non tarderà a mancare. La CMC-PD, infatti, è coinvolta nell’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Roma, per corruzione e tangenti, quella denominata SISTEMA che, lo scorso anno, ha pure provocato le dimissioni dell’allora ministro delle infrastrutture, Maurizio Lupi, di NCD, il cui posto è stato occupato, come è noto, dal renziano di ferro, Graziano del Rio. Ed un filone di queste indagini, con al centro ovviamente mafia e tangenti, riguarda il capitolo SICILIA-CMC-TECNIS. A questo punto c’è solo da aspettare la fine del basso impero renziano che, per ora, si regge ancora in piedi; ma non sappiamo per quanto tempo ancora. Anche perché il sistema di potere finora garantito dall’ex luogotenente di Berlusconi, ed attuale luogotenente in Sicilia di Renzi, ben piazzato al ministero dell’Interno, l’agrigentino Alfano, scricchiola un pò,dà segni di cedimento sul fronte della gestione di immigrati, beni confiscati, rifiuti e tanto altro ancora.  Il suo capillare controllo del territorio  e del  mondo dell’informazione, sono  diventati davvero asfissianti, soprattutto  in un momento in cui si celebra un processo per la strage di mafia di via D’Amelio, quando morì trucidato il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, che vede direttamente coinvolto il generale Subranni, ‘lu punciutu’, ex comandante dei ROS e papà della portavoce di Alfano. Danila Subranni è infatti quella signora che, da anni, segue Alfano come un ombra e che recentemente è assurta agli onori della cronaca nazionale per i suoi doppi e lauti compensi economici, pagati attraverso quei 3 milioni di euro l’anno che il ministro ha riservato al suo staff.

Staff di consulenti ad alto contenuto professionale di cui fanno parte anche dei personaggi agrigentini, peraltro ben remunerati, di assai dubbio valore, quali l’ex sindaco di Agrigento, Aldo Piazza che, nella vita, senza per questo volerlo disprezzare, ha solo fatto il parrucchiere per signora; o Ivan Paci, prossimo candidato sindaco di Canicattì, città dell’Uva Italia, la cui unica attività lavorativa, se così si può dire, di cui si hanno ricordi indelebili, è quella di consigliere, prima provinciale e poi comunale; e niente di più. E mentre il ministro spende tre milioni di euro l’anno, peraltro sottratti alle forze di polizia, per tenere parcheggiati nelle sue segreterie una trentina di suoi galoppini e ruffiani, ha pubblicato un bando pubblico per reclutare dei veri consulenti, questa volta, a costo zero. Alla faccia della meritocrazua: una vera e propria mortificazione per tanti professionisti che, secondo questa insensata scelta del ministro Alfano, dovrebbero coadiuvare degli ex parrucchieri per signora, il cui unico merito è quello di avere saputo imparare bene il mestiere di leccaculo.

boschi

Da Sicilia Cronaca

 

 

 

 

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