I falsi cattolici (Salvo Vitale)

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Sull’argomento è stato scritto tanto e rischio di ripetere cose d’altri, pertanto farò solo qualche mia personale osservazione.  Nietzsche lo dice con la solita lucidità polemica: “C’è stato un solo cristiano ed è morto sulla croce.” A volere grattare nella storia si trovano altri “cristiani”, dei quali ne cito solo due, uno è Francesco d’Assisi a e l’altro è uno sconosciuto frate di Partinico, Fra Giuseppe Di Maggio, che seguì l’esempio di Francesco, si spogliò di tutto, indossò un rozzo saio e passò la sua vita a dedicarsi ai poveri e ai loro figli creando una serie di strutture severamente osteggiate prima dal Fascismo e poi dalla Chiesa ufficiale che, ad oggi stenta a riconoscere l’importanza del frate eversivo.  Poi c’è il nulla e una serie di vomitevoli cerimoniali, di alleanze con il potere, di persecuzioni, di eresie, di benedizioni, scomuniche, anatemi, indulgenze, comunioni, cresime , matrimoni, funerali, penitenze, processioni, preghiere per far passare qualsiasi dolore, per gli orfani, per gli sposi, per i naviganti, per i braccianti, per gli insegnanti, per gli studenti  e per gli aspiranti. A proposito, quello di “aspirante” era un grado che si conseguiva prima di fare la comunione. Se vogliamo non prendere in considerazione il ruolo di una componente della società, mettere da parte le esternazioni  e rivolgerci verso l’intimismo protestante, non è che le cose, dai tempi di Calvino a Melantone, al puritanesimo inglese cambino molto. In certe comunità la morale dei cittadini era affidata a consigli di presbiteri, con poteri  simili a quelli di un tribunale. ”La lettera scarlatta” offre una compiuta disanima sulle usanze dei puritani.

Eppure tanta gente si professa cristiana o, ancor più, cattolica,  con qualcuno che almeno ha l’ipocrisia di definirsi non praticante, come dire io sono uno sportivo ma non praticante, mi limito a vedere lo sport in tv.  Una marea di queste persone va a messa in occasione del funerale o del matrimonio di un parente, dice che crede in qualcuno che ha creato il mondo e definisce buono Cristo e cattivi quelli che fanno cattivo uso del suo nome. Ne trovi di tutti i colori, quelli che hanno il santino di Padre Pio poggiato sulla parte malata, quelli  che si mettono in ginocchio davanti a una statuetta o a una immaginetta supplicando per ottenere una grazia, quelli che pregano affinchè  torni l’amore perduto , quelli che fanno dire le messe perpetue in memoria del caro estinto, quelli che fanno  sesso fuori e prima del matrimonio, che usano contraccettivi, mentono, rubano, si masturbano, e poi i pedofili, i gay, i sadici, i massoni, insomma un immenso armamentario in cui troviamo sempre la croce dietro cui tanta gente è pronta a schierarsi. Magari qualcuno va  a raccontare le sue devianze al prete, che  se la ride nel confessionale. La verità è che  praticare queste religioni è innaturale, è impossibile non cadere in tentazione, siamo pur sempre animali sessuati e una istituzione non potrà di certo cambiare la nostra natura, ma la forza di questa istituzione è pure questa, negare e far credere che sia sbagliato fare ciò che è più naturale all’uomo. Del resto a cosa servirebbe una chiesa se tutti rispettassero le regole e non ci fossero più peccati da espiare, penitenze e sensi di colpa? Sarebbe la fine: il loro ambiente ideale è l’inferno di cui tanto ci parlano, e di certo non è loro interesse trasformare questo inferno in un luogo dove tutti vanno d’accordo, quindi risulta vitale per loro negare agli altri ciò di cui nessun uomo può fare a meno, tenerli così schiavi delle regole e pieni di sensi colpa dalla vita alla morte. La morale sessuofobica è un archetipo del cristianesimo e dell’islamismo, l’altro punto critico è il denaro, ovvero il possesso di beni materiali. La lettura evangelica si trova a un bivio, quello del “vendi quello che hai e dallo ai poveri” e la condanna del ricco che non potrà mai entrare nel regno dei cieli e la spietata conclusione della parabola dei talenti: “a chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quel poco che ha”. Weber ha individuato la molla dell’origine del capitalismo nella “riuscita “ nella vita, nella conquista di una condizione agiata, come segnale della compiacenza della volontà di dio nelle scelte dell’uomo. L’ambiguità cristiana si riflette nelle persecuzioni dei primi due secoli, ovvero nell’individuazione, da parte del potere romano, di elementi di eversione nel protocristianesimo , e nella successiva accettazione di Teodosio del cristianesimo come religione di stato. La motivazione è quella che al re interessa l’obbedienza dei sudditi e l’accettazione passiva delle regole in uso: la massima che “più soffri in questa vita, più godrai nell’altra in paradiso” è perfetta per governare su un popolo che ha scelto volontariamente l’accettazione della sofferenza in attesa di una futura redenzione. Per non parlare della divinizzazione del sovrano, delle fantasie che lo vedono nel posto in cui è per volontà di dio, ecc. cose che oggi sono rimaste prerogative del papa. In questo contesto ha la parte del leone l’accumulazione del capitale.  Non ci sono “distribuzioni” della propria ricchezza se non quelle di una generosa offerta fatta dal magnate di turno, il cui obiettivo è quello di considerare la sovvenzione religiosa come una componente per il raggiungimento degli standard di produzione previsti e una corda d’ancoraggio al consenso sociale.  Niente soldi ai miseri, se non elemosine. Eppure funziona: i ricchi sanno che il loro paradiso è dentro la loro ricchezza e i poveri si consolano pensando che un giorno anche loro saranno lì dentro. Altre cose si potrebbero dire sull’ambiguità del cristianesimo e sul non cristianesimo di chi accetta la pena di morte, di chi di chi accetta le guerre, di chi crede in certi rituali superstiziosi e nei suoi simboli, di chi è contro l’aborto e lo pratica quando “tocca a lei”, di chi usa la pillola, condannata dal papa, di chi giustifica la violenza, di chi giudica con disinvoltura il suo vicino ecc. La conclusione beffarda è che il vero cristiano non esiste e che tutti quelli che si battono il petto o non conoscono i percorsi e i meccanismi che li hanno resi, forgiati come pseudocristiani,  puzzano d’ipocrisia e storpiano e adattano il cristianesimo a proprio uso e consumo.

 

 

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