GLI SCIACALLI PROVANO AD USARE PEPPINO DICHIARANDO CHE QUALCUNO ABBIA SOTTRATTO IL SUO CADAVERE  (Salvo Vitale)

Magistrato

 

  Il 5-7-2020  alle ore 18:15 sul sito “ Noi sosteniamo i Testimoni di Giustizia” è comparso questo articolo che ripropongo per intero, affinchè chi legga si possa rendere conto sino a che punto possono  arrivare la disinformazione, il fanatismo, l’infamia e lo sciacallaggio.

LA PARTITA TRUCCATA SULLE MISURE DI PREVENZIONE E LA SOTTRAZIONE DEL CADAVERE DI PEPPINO IMPASTATO

Osservava Danilo Dolci che “l’informazione sui fatti essenziali è assolutamente insufficiente, frammentaria, e per i fatti prospettici, proveniente soprattutto dal vaglio di chi non vuole il cambiamento, e soprattutto non lo vuole secondo gli interessi della popolazione tutta (la televisione, la radio, i più diffusi giornali d’informazione, la scuola, sappiamo a chi sono in mano)”.

È proprio il caso di dire che ciò vale, oggi, per la campagna per abolire la Rognoni-La Torre. Una campagna sponsorizzata dalla mafia – a proposito: è tutto fatturato o ci aspettano curiose sorprese in tal senso nel prossimo futuro? – e che viene furbescamente elargita mediante alcuni trucchi da prestigiatore particolarmente abili, come del resto sono da sempre truccate le partite che vedono partecipare certi attori.

  1. a) I promotori si dichiarano “vittime dell’antimafia” ma vittime non sono affatto: alcune opinabilissime assoluzioni per insufficienza di prove in processi penali non costituiscono affatto un “certificato di estraneità alla mafia”, in particolare in presenza di prove documentali, intercettazioni, flussi finanziari e testimonianze che restano dei fatti che dovrebbero indurre ad una riflessione e togliere a certi soggetti, oltretutto in palese conflitto d’interessi, qualunque diritto morale di intervenire nel dibattito pubblico e meno che mai di formulare proposte su temi delicatissimi come la legislazione antimafia.
  2. b) Alcuni dei suddetti soggetti gridano all’untore contro alcuni amministratori giudiziari, secondo la collaudata tecnica del “fotti e chiagni”, mentre invece sono, com’è notorio a chi è informato sui fatti, soci e amici di vecchia data dei medesimi.
  3. c) Chi afferma di voler “cambiare” la legge sulle misure di prevenzione derivata dalla “Rognoni-La Torre” mente per la gola: non si punta a cambiare le modalità di gestione dei patrimoni sequestrati ma a sopprimere l’essenza stessa della legge. Una legge sulle misure di prevenzione senza l’istituto del sequestro, con i patrimoni che continuerebbero ad essere gestiti dai “proposti” (cioè da soggetti accusati motivatamente di gravi collusioni mafiose), senza le interdittive antimafia e senza l’inversione dell’onere della prova (cioè l’obbligo per i proposti di spiegare da dove derivino le loro ingenti fortune e i flussi finanziari), semplicemente non avrebbe più alcuni motivo di esistere.
  4. d) Dire che tale campagna è sostenuta anche dagli amici della mafia è riduttivo e impreciso: essa è sostenuta da SCRIVANI PREZZOLATI E IMPOSTORI CHE STUPRANO L’IMMAGINE DI PEPPINO IMPASTATO PER FAVORIRE GLI STESSI INTERESSI DI COLORO CHE HANNO VOLUTO LA SUA MORTE E CHE LUI HA COMBATTUTO PER TUTTA LA VITA”.

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RISPOSTA

Non è mia abitudine prendermela contro chi è solito vedere nemici tra i propri compagni o tra colori che sostengono la stessa causa, ma che sono giudicati dai loro stessi amici, poco attendibili e nemici, nel nostro caso più nemici degli stessi mafiosi. L’obiettivo di rompere il fronte antimafia può sempre nascondere la finalità di fare un grosso favore ai mafiosi. Invece questi intrepidi depositari del verbo incarnato ignorano questo particolare e si preoccupano solamente di far valere le proprie ragioni senza preoccuparsi dei danni che fanno.  Tuttavia,  quando si superano i limiti della decenza per assumere quelli del killeraggio e della mistificazione, è necessario dare un minimo di risposta, perché le carogne e le carognate non possono farla franca.

L’ultima frase con il suo  riferimento, è emblematica: Peppino Impastato , che sarebbe stato opportuno lasciare in pace, può entrarci solo in riferimento al fatto che io sono stato un suo compagno e che, negli ultimi giorni mi sono “macchiato” di due “crimini” : la condivisione, sulla mia bacheca,  di un post in omaggio al grande giurista  Mauro Mellini, morto proprio in questi giorni, sulle misure di prevenzione e alcuni passaggi di un mio articolo su Antimafia Duemila del 5.7 , che si apriva con questo cappello “La scandalosa notizia della richiesta di 120 milioni di compenso, per un anno di amministrazione giudiziaria dell’Italgas, avanzata  da parte di quattro “esperti” nominati da a suo tempo dal collegio che decideva le misure di prevenzione, composto da Silvana Saguto e dai suoi collaboratori Fabio Licata e Lorenzo Chiaramonte, è l’ennesima conferma di  quanto avrebbe bisogno di essere rivista  la legge che dà in mano a un giudice il potere di sequestrare preventivamente , lasciando a successivi accertamenti, a carico del  “preposto”, l’onere della prova, cioè la dimostrazione d’innocenza. Praticamente una condanna senza sentenza. E di condanna si tratta, dal momento che le aziende messe sotto sequestro, nel 90% dei casi sono destinate al fallimento e alla chiusura, proprio a causa dell’amministrazione giudiziaria che non provvede alla prosecuzione dell’attività, ma alla sua messa in liquidazione”.

L’articolo  si chiudeva con questa nota : “Se uno si permettesse di dire che, svelato l’inghippo, toccherebbe alla Saguto e ai suoi soci (complici?) pagare  i danni, sarebbe accusato di attentare alle regole intoccabili dello stato e all’amministrazione della giustizia in Italia. E naturalmente, guai a parlare di riformare la legge: si corre il rischio di vedersi calare sulla testa l’accusa di essere amico dei mafiosi o di voler fare i loro interessi.”

Puntualmente, sollevando la pietra, (e l’argomento è un grosso macigno) sotto sono venuti fuori i vermi, nel nostro caso i provocatori,  anzi, poiché si specula sui morti, “gli sciacalli”.

1) primo atto di sciacallaggio è quello di tirare fuori una fotografia di Peppino impastato, fra l’altro sporcata da una scritta pubblicitaria, per parlare di “sottrazione del cadavere di Peppino”. Solo degli sciacalli possono usare la nobile figura di un uomo che, assieme ai suoi compagni ha cercato di costruire un modello diverso di società e che è stato  “distrutto” fisicamente, cioè ridotto in frammenti che siamo andati a raccogliere tra le campagne.  Nella sua bara non c’è alcun cadavere da sottrarre, a parte un troncone di una gamba.  Ve lo dico con molta rabbia, “Cessate di uccidere i morti”, lasciate stare Peppino che non c’entra né con la legge sulle misure di prevenzione, ai suoi tempi ancora da scrivere,  né con le vostre feroci strumentalizzazioni di una memoria che non vi appartiene. Poiché è noto che ognuno cerca di scaricare sugli altri il proprio modello giudicante, penso che la frase “SCRIVANI PREZZOLATI E IMPOSTORI CHE STUPRANO L’IMMAGINE DI PEPPINO IMPASTATO PER FAVORIRE GLI STESSI INTERESSI DI COLORO CHE HANNO VOLUTO LA SUA MORTE E CHE LUI HA COMBATTUTO PER TUTTA LA VITA” bene si associa a chi l’ha scritto e che chi l’ha scritto parlava di sé, magari senza rendersene conto.  Quella degli scrivani prezzolati è poi il massimo della infamia, specie  se riferita a chi in queste cose ce ne ha messo sempre di tasca.

2) secondo atto di sciacallaggio è quello consumato nei confronti di Mauro Mellini, morto il 5 luglio 2020, cioè appena due giorni fa, deputato radicale per quattro legislature, componente del CSM negli anni 1993-94, attento studioso delle devianze del sistema giudiziario, in difesa del garantismo contro una giustizia sommaria, con obiettivi e finalità  spesso legate a personalismi o a orientamenti politici.  Ecco un passaggio del suo post, scritto nel lontano 1995:  “L’assurdità di misure restrittive da infliggere in base a semplici indizi…è resa ancora più manifesta ed aberrante per i fatti che l’appartenenza ad associazione mafiosa è oggi – (art. 41 bis c.p. introdotto dalla Legge Rognoni-La Torre) – (ancora non era venuto fuori il reato “giurisprudenziale di “concorso esterno”) uno specifico reato punito con gravi (sempre più gravi!!!) pene. Nessuno potrà sostenere…che la confisca dei beni sia una semplice misura di prevenzione, applicata quasi nell’interesse di chi vi è sottoposto per impedirgli di incorrere in qualche reato…”.

Presumo che la sapienza giurisprudenziale del tizio che ha scritto il post sia (secondo lo stesso) di gran lunga superiore a quella di una nobile e stimata persona che, dall’altra parte della barricata ha dedicato la sua vita alla salvaguardia della democrazia e delle garanzie costituzionali. Anche se non mi sono trovato sempre d’accordo con lui, per contro gli ho sempre dato la mia stima e il mio apprezzamento, perciò ritengo un atto di sciacallaggio questa eventuale mancanza di rispetto.

3) Terzo atto di sciacallaggio è fatto nei confronti di Pio La Torre:  chi ha scritto il post presumo ignori tutti  i passaggi di una legge scritta col sangue e sul sangue del grande deputato comunista ucciso, ivi compresa  la destinazione a uso sociale dei beni confiscati ai “mafiosi”, dopo che ne sia stato ultimato l’iter giudiziario:  il sequestro preventivo è una fase d’avvio fatta sulla base di precisi indizi di colpevolezza, non su semplici sospetti e non comporta ipso facto la confisca finale . E’ ovvio che alcune norme di questa legge, non interamente attribuibile a La Torre, morto quattro mesi prima della sua approvazione, rappresentano un “vulnus” ad alcuni principi costituzionali, dal momento che la destinazione finale del bene dovrebbe essere fatta al momento di una definitiva sentenza di colpevolezza, mentre le misure preventive istituiscono un  binario indipendente dal procedimento penale e oltrepassano le sentenze penali. Addirittura la provvisorietà e l’eccezionalità previste per l’applicazione della prevenzione, diventano irreversibilità della decisione finale di confisca, così come sono diventate un principio giuridico fisso, al di là delle condizioni che l’hanno determinato.  Tutto ciò non impedisce allo sciacallo di scrivere che  esiste una “campagna per abolire la Rognoni-La Torre. Una campagna sponsorizzata dalla mafia – a proposito: è tutto fatturato o ci aspettano curiose sorprese in tal senso nel prossimo futuro? – e che viene furbescamente elargita mediante alcuni trucchi da prestigiatore particolarmente abili, come del resto sono da sempre truccate le partite che vedono partecipare certi attori”. Ebbene, esimio sciacallo mettiti in testa che nessuno vuole abolire, la legge Rognoni- La Torre , ci mancherebbe ma, come tutte le leggi di questo mondo, una volta individuati i suoi limiti e la sua temporalità,   può essere riformata. Mettiti bene in testa che si confiscano i beni di proprietà dei mafiosi e non dei “presunti mafiosi” ,spesso risultati non mafiosi dopo essere stati ridotti al lastrico dalle amministrazioni giudiziarie. E mettiti bene in testa che in tutti gli ordinamenti giuridici di tutto il mondo, tranne che in Italia, per questo caso, l’onere della prova spetta alla magistratura che porta avanti l’azione e individua quelli che a suo giudizio sono gli elementi di colpevolezza,  poiché in caso diverso il “presunto colpevole”,  viene condannato in partenza, senza giudizio.

4) Quarto atto di sciacallaggio è l’ignoranza delle devastanti decisioni, poi rivelatesi sbagliate, che hanno ridotto sul lastrico imprenditori, lavoratori, famiglie, imprese. Per citare alcuni esempi parlo dell’ing. Lena, (Abbazia Sant’Anastasia), dell’ing. Rizzacasa,( Aedilia Venustas) , di Pietro Alfano (Torre Artale), dei negozi Niceta, delle imprese degli eredi Cavallotti, della Italgas, dell’impero economico dei Rappa, del gruppo alberghiero Ponte, dei negozi Bagagli, dei fratelli Giarrusso, di Scinardo, dei beni del veterinaio Giambruno, di Ienna, mafioso per forza, di Carmelo Patti e della sua Valtur, di Ferdico, del White Club, ma l’elenco è lunghissimo e si tratta di gente a cui è stato sequestrato tutto per “prevenzione”,  che, dopo  gli accertamenti giudiziari è stata riconosciuta innocente, e a cui sono state riconsegnate  le briciole dei loro averi, dal momento che gli amministratori giudiziari avevano succhiato ogni risorsa. Nessuno potrà mai descrivere le sofferenze, l’angoscia, le lacrime, gli stenti  di questa gente, alla quale è stata affibbiata ingiustamente l’etichetta di mafioso e che hanno perso, assieme ai loro beni, anche la stima delle persone cui erano legate. Nessuno potrà descrivere la tristezza di una ragazzina alla quale è stato sequestrato il motociclo per andare a scuola e che, da un giorno all’altro ha dovuto lasciare la sua casa, abbandonata alle scorrerie dei vandali.

5) Quinto atto di sciacallaggio, dal momento che non si vogliono prendere in considerazione gli errori e i guasti causati dalla legge   è l’avallo di tutto quello che in suo nome è successo, a partire dalla criminale gestione del collegio presieduto da Silvana Saguto, per non parlare della nuova casta ormai dominante in Sicilia, fatta da amministratori giudiziari, giudici di prevenzione, giudici fallimentari, avvocati spesso in accordo con i giudici, cancellieri, periti, consulenti, docenti universitari, economisti, geometri, ingegneri, parenti vari, tutti indirizzati a suggere sulle mammelle dell’antimafia e su quelle della mafia vera, ma anche  di quella presunta. Il giudice Saguto ha agito usando in modo spregiudicato gli spazi che le varie leggi e modifiche  sulle misure di prevenzione le hanno dato in mano: qual è il motivo per non rivedere e riscrivere certe norme? Solo lo sciacallaggio di chi ritiene un attentato all’antimafia riequilibrare i diritti dei normali cittadini e tutelarli e vuole, criminalizzare la richiesta di giustizia. Ma c’è di più: io vorrei chiedere all’autore del post dov’era quando, proprio volendo usare proprio questa legge si è consentito ai vari Cappellano Seminara di incassare parcelle milionarie, perché non ha mai avanzato alcun rilievo al fatto che le misure di prevenzione non siano state adottate nei confronti di persone come Berlusconi, Dell’Utri, Confalonieri , Cuffaro, Andreotti, la cui “presunta” puzza di mafia si avvertiva già da lontano, dov’era quando alla Saguto sono stati sequestrati i pochi euro che la furbastra aveva lasciato sul conto corrente. Forse egli si accontenta dei sequestri fatti ai “presunti” mafiosi, magari come alibi per coprire altri sequestri non fatti ai veri mafiosi? E’ vero che avrei potuto risparmiarmi quest’ultima cattiveria, ma la mia comprensione nei confronti di chi si permette di offendere l’operato di chi ha da sempre dedicato la sua vita al rispetto della legalità, non è ancora arrivata a questo punto.

6) C’è un sesto atto di sciacallaggio, ed è quello avanzato nei confronti della memoria di Danilo Dolci, la cui citazione ha un senso e un significato solo se applicata nei confronti di chi l’ha tirata fuori: “l’informazione sui fatti essenziali è assolutamente insufficiente, frammentaria, e per i fatti prospettici, proveniente soprattutto dal vaglio di chi non vuole il cambiamento, e soprattutto non lo vuole secondo gli interessi della popolazione tutta (la televisione, la radio, i più diffusi giornali d’informazione, la scuola, sappiamo a chi sono in mano)”. Riesco solo così a spiegarmi la saccenza, la scarsa conoscenza dei fatti e delle leggi, la ostinata difesa, e quindi la contrarietà al cambiamento, che andrebbe fatto “secondo gli interessi della popolazione tutta”, e non secondo i risentimenti di qualche personaggio che non è stato ritenuto attendibile dai giudici.

Conclusione: Conosco molte persone che sostengono il sito ““ Noi sosteniamo i Testimoni di Giustizia”. Si tratta di belle persone impegnate in una nobile causa in difesa di altre persone che hanno manifestato coraggio e che spesso sono state lasciate sole dallo stato, a pagare sulla propria pelle le loro scelte e la loro fame di giustizia. Con alcuni siamo amici e godiamo di stima reciproca. A costoro suggerisco di valutare bene le cose scritte da una singola persona e firmate a nome di tutti.

A lume di naso mi pare di capire che quasi tutto il post, a parte io poco felici riferimenti a Peppino, sia stato scritto “contro” l’azione che alcuni imprenditori  danneggiati dai sequestri e poi assolti , stanno conducendo assieme al Partito Radicale per proporre alcune modifiche alla legge sulle misure di prevenzione. Non mi sono interessato più di tanto all’iniziativa perché sostengo da sempre che la legge deve essere una sola, quella del giudizio penale, cui far seguire eventuali confische. Ma si tratta di una mia personalissima posizione.   Suggerisco a queste persone, del quale riconosco l’encomiabile impegno civile, ove non ci sia accordo con il talebano che ha spruzzato il suo veleno nel mucchio, oltre che su Peppino e su chi ne onora la memoria, di prendere le distanze, evitando anatemi e scissioni, ma rendendo noto il nome della persona che li ha usati.

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