Gli oligarchi europei (S.V.)

Razza padrona Porcasi

Razza padrona PorcasiSulla guerra in Ucraina, sull’aumento dei prezzi e le gigantesche speculazioni in atto sul covid, sul gas e sulla benzina è difficile esprimere giudizi, dire come la si pensa,  permettersi di sollevare qualche dubbio, perché ormai si è creato un involucro perfetto dal quale non è consentito di uscire, pena il ripudio, l’ostracismo, l’imbavagliamento, l’insulto, la censura. Tuttavia è difficile anche starsene zitti  davanti alla grande impostura che sta stritolandoci, senza che nessuno scenda in piazza per fermarla. Le informazioni obiettive sono pochissime e tutta la stampa è inquadrata a martellare servizi a senso unico e a fare da amplificatore alle direttive dei governi.  La mostruosa esposizione mediatica quotidiana ha seppellito e  risucchiato in pattumiera gli sbarchi dei migranti, la ripresa dei contagi, i femminicidi, il catasto, i licenziamenti, il campionato, i neofascisti, i mafiosi, la riforma elettorale ecc. Ogni testata, giornalistica si è fatta carico di inviare non uno, ma due, tre, quattro corrispondenti di guerra con l’obbligo tassativo di elaborare giornalmente un servizio da dare in  pasto al pubblico: immagini forti di tragedie umane si associano ad altre di  banale quotidianità, che inquadrate nel contesto, acquistano valore di  testimonianze di guerra: diventa notizia persino la ricerca di croccantini per i cani. Nulla da obiettare se qualcuno osserva che i giornalisti fanno il loro lavoro, ma la qualità del lavoro non è sempre la stessa  specie se si è coscienti che andare troppo vicino al fuoco può comportare il rischio di bruciarsi, cioè di rimetterci la vita, com’è successo al reporter americano.

Il tentativo di  ricercare, nel fondo del pozzo in cui è stata gettata, un minimo di capacità di riflessione critica farà spuntare dalla pletora dei fanatici  e dei sapienti qualcuno pronto a sentirsi offeso, disturbato nelle sue certezze, sempre pronto ad alzare il ditino per dare sfoggio della sua sapienza e spesso tanto carogna da cambiare le carte in tavola e da far dire il contrario di ciò che è stato detto e che non ci si sognerebbe mai di dire.

La guerra ha risvegliato tutti i censori, da ogni parte, dai russi che vogliono chiudere facebook e stanno chiudendo tutti i canali d’informazione non controllati, alla stessa facebook, che ha deciso di non trasmettere più alcune notizie che possano disturbare le verità universali degli americani e della Nato.   La guerra ucraina ha avuto, giornalisticamente, la funzione di “distrattore”, sia rispetto all’epidemia di Covid, che continua imperterrita,  ma di cui non si parla più, sia sull’aumento indiscriminato dei prezzi, che è stato scaricato sulla Russia, paese che vende il suo metano all’Europa. E’ appena il caso di dire che non è stata  l’aggressione russa a causare  l’aumento dei prezzi del metano né le voci che i russi ce ne avrebbero dato di meno o avrebbero aumentato i prezzi.  E’ difficile a verificare, poichè non circolano dati e cifre corrette,  il prezzo del metano all’origine, cioè dalla Gazprom, la società esportatrice del metano russo, ma, per quanto se ne riesce a sapere, è rimasto invariato, mentre lo schizzo pauroso dei prezzi è stato fatto in Europa, da parte di tutti coloro che sono i padroni del mercato e che hanno colto l’occasione per realizzare profitti inimmaginabili a spese dell’ultima ruota del carro, ovvero dei consumatori. Secondo l’Agenzia internazionale dell’Energia i profitti in più del comparto energetico sono stati stimati in 200 miliardi  nel solo 2022. Tanti quanti l’Europa dovrebbe dare all’Italia per rimettere in sesto la sua economia e potremmo utopisticamente dire tanti quanti ne potrebbero servire per rimettere in piedi l’Ucraina  dai danni di guerra. Alcuni deputati europei , abituali amplificatori della propaganda USA, hanno dedotto che la Russia avrebbe ridotto la fornitura di gas  come espediente o ricatto per riprendere i lavori di attivazione del Nord Stream 2, il grande gasdotto che passando  sotto il mar Baltico e raggiunge direttamente la Germania.  Anche qua, tra le cose che non sono chiare, pare che la Germania, che da questo gasdotto avrebbe tutti i vantaggi, si sia piegata alle indicazioni Nato e abbia fermato questa linea indispensabile alla sua economia. Vai a capire…. Neanche in Italia si scherza, se si pensa che la Russia ci fornisce il 45% del metano, ma tutti, Europei ed americani si sono uniformati alle sanzioni e all’invio di armi e soccorsi agli ucraini, pur riconoscendo che le risposte russe alle sanzioni rischiano di causare più danni di quanti se ne causerebbero alla Russia. Per non creare troppi allarmismi si fa vedere Di Maio che vola in Algeria e Draghi che annunzia il ricorso ad altre fonti energetiche, ma disponibili  non prima del 2024. E in questi due anni che faremo?

Stessa storia, se non peggio, per il costo del petrolio greggio:  nessuno dei paesi esportatori di petrolio è in guerra, la richiesta è in costante aumento e non ci sono giustificazioni , a parte eventuali ritocchi causati dall’aumento del metano, se non la rapacità e la spregiudicatezza del farsi scudo di una guerra lontana per gonfiarsi le tasche e aumentare il divario tra l’immenso numero dei poveri e il piccolo numero dei super-ricchi e dei ricchi. Che ci sia in atto una truffa, lo ha detto anche il ministro Cingolani..Qualche pretura ha aperto un’inchiesta, ma è difficile che si possano individuare i responsabili o che questi possano pagare per i loro misfatti Sulla vicenda i sequestri andrebbero fatti anche nei confronti di quegli “OLIGARCHI” europei, non solo russi, che si sono arricchiti e continuano a farsi le palle  d’oro sulle spalle dei consumatori e dei lavoratori, con la protezione dei governi. I proventi di questi espropri andrebbero distribuiti, oltre che ai profughi ucraini, anche ai poveri di casa nostra e alle vittime di questo infinito taglieggio. E infatti il covid ha aperto praterie agli speculatori e ai pescecani, ma la guerra è stata come la manna dal cielo, l’occasione d’oro per infilarsi nella breccia che si era aperta con il consenso di  tutti coloro che dicono che le  leggi del capitalismo sono sacre e intoccabili.

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