Felicia racconta…..

09 04 03 Felicia08

 

Per ricordare il 16°  anniversario della scomparsa di Felicia Bartolotta Impastato,  lasciamo parlare lei stessa 60 Felicia Ebanoin un’intervista registrata a Cinisi nel 2002 da Michele Truglio  in un filmato “Peppino Impastato, un uomo, un pensiero” e pubblicata nel recente libro di Salvo Vitale “Intorno a Peppino”  (ed. Di Girolamo Trapani 2020)

 

“Certo che Peppino faceva la cosa giusta, voleva aiutare ai più deboli, ma ci tagghiaru li piedi!

Glielo dicevo io, Peppino stai attento, Peppino. No, non ti preoccupare, mi diceva, quando mi ammazzano si fanno colpevoli. Quanti ne scenderanno! Ma che cosa sapeva sto ragazzo. Ma non lo so, se lo immaginava, lui era stato fuori, a Milano c’era stato, a Roma c’era stato, però sempre tirava per la Sicilia. A me è morto uno piccolino, sarebbero stati tre, ma sono rimasti in due. Giovanni e Peppino.

In greco e latino era il primo della classe. Mio fratello andava dai professori e gli diceva: “io non è che vengo per raccomandare a mio nipote, ma per sapere se ha bisogno di aiuto” e il professore: “suo nipote ha un magazzino e racchiude tutto in testa”.

Io difendevo mio figlio, e lui lo sapeva che io ero la copertura di Peppino. Mio figlio Giovanni dice “se mia madre l’avesse contrastato a Peppino sarebbe stato peggio”.

Io gli dicevo “Peppino, all’una ti presenti, mangi e poi te ne vai”. Lo incoraggiavo, gli dicevo di stare attento. C’era un rapporto bellissimo tra me e Peppino.

Mio padre era un galantuomo, mia madre la stessa, mi sono sposata io e ci fu l’infernu, e non dico altro.

Una volta suo padre ci disse, ti laurei e poi gli amici miei ti dunanu un posto, lui u taliau “ma cu su l’amici tuoi?” Ma chi sono gli amici tuoi? Voglio sapere chi sono o ti sputo in faccia” “Fuori di casa, Fuori! Un c’hai a mettiri un piedi e si ci metti  piedi vai fuori pure tu.”

Peppino non aveva odio, quando mio marito ci faceva dire a testa, chi sacciu per pasqua, per natale, mi diceva “chiama a Peppino”, una volta ci rissi “ma picchì un lu chiami tu? Un lu ittasti tu fuori di casa? Chiamalo” Poi ci diceva Giuseppe vieni, mangiamo assieme? Veniva, senza avere nessun odio, niente. Era lui che aveva l’odio con me figghiu. Eranu mafiusi.

Faceva volantini, articoli, li pubblicava ne li comizi, la mafia la calpestava in tutti i modi.

Di fronte all’Ecce Homo stavano facendo un palazzo a 5 piani, va Peppino e dice. “non lo potete fare questo palazzo perché c’è un aeroporto qui vicino e apparecchi ne volano di tutti i tipi e può succedere danno”: allora lo fermarono. Quando poi l’ammazzarono hanno partutu per fabbricarlo, allora i compagni dissero “ no, non si fa questo palazzo!”. Poi ci fu lo Z10 nel territorio dello stato, u mare e tutti i terreni e ficiru un piccolo porto turistico e i contadini ca stavano là vicino dissero a Peppino, ma nuatri comu facemu se nn’amu a gghiri a fari u bagnu? Amu a pagari?

Mio marito con i Badalamenti era forte amico e ci disse tu a me figghiu un l’hai ammazzari, tu hai ammazzari a mia no a me figghiu. Poi ci fu l’incidente di mio marito, un punto interrogativo! Ma non ha colpa la signora che lo ha investito, lei intisi un colpo, come quando cade una valigia, si ferma e talia a me marito morto ddà in terra. Essendoci mio marito succedeva una guerra di mafia, perciò dovevano levare a iddu e basta. L’ammazzaru a me maritu, l’ammazzaru, ammazzaru a me figghiu comu ammazzaru u patri. Penso proprio questo, come u pinsanu tutti i cinisara ora.

L’hanno fatto così, per farlo passare come un terrorista, ci misero una bomba di 5 chila, ma cu passava alle 5 di mattina in quel treno, il diavolo fa le pentole ma senza coperchi.

Me figghiu è morto in quella balata, lu sangue culava nà li pietri e nun furono capaci a diri ccà ci fu un morto. Perciò di cà fu portato na ù binario, questo non l’hanno constatato. Uno aveva trovato la pietra piena di sangue, la mise in un sacchetto e la consegnò ai carabinieri, la fecero scomparire. Erano tutti d’accordo carabinieri, politici e mafiusi a Cinisi. Certo non c’è l’atmosfera che c’era, perché ne ammazzavano tutti i giorni, però la mafia c’è ancora.”

La foto in bianconero è di Gabriella Ebano

 

 

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