Elezioni: creare due, tre, molti Vietnam (G.Ferraris)

 

La nuova legge elettorale detta Rosatellum è una vera porcheria e viene da chiedersi chi sia il vero autore, perchè non può essere il ragioniere Rosato ad aver ideato un simile labirintico abominio. La legge è concepita per costringere gli elettori a votare ancora una volta dei candidati nominati dai partiti e ha il duplice obiettivo di danneggiare il M5S e di impedire la nascita di una formazione di sinistra.

Tuttavia, a volte può capitare di ottenere il risultato opposto a quello voluto, è la cosiddetta eterogenesi dei fini, ed è quello che potrebbe succedere al PD, tant’è vero che  Gaetano Quagliariello ha detto: “Non capisco ancora perché ci hanno fatto ‘sto regalo. Lo sa che von Hayek parlava di presunzione fatale? Ecco, la presunzione di Renzi è l’unica spiegazione possibile“, perchè sa bene che il centro destra ha più facilità a coalizzarsi, anche con accordi con forze politiche diverse nei singoli collegi del nord e del sud. Il PD, invece, rischia di non prendere neanche un seggio nei collegi uninominali del nord, come sanno gli stessi parlamentari del PD e come  hanno previsto recenti simulazioni. Il PD è in una situazione analoga a quella del M5S che, come si sa, non intende allearsi con nessuno e quindi potrà solo presentare i candidati di partito, così anche il PD sarà costretto a candidare i fedelissimi di Renzi, con qualche piccola concessione alle correnti di Franceschini e Orlando; inoltre non si vedono molti alleati in campo, se non liste civetta che portano ben pochi voti.

In questo quadro alla sinistra non resta che adottare la tattica della guerriglia elegante, deve sapersi adattare alla situazione con estrema duttilità. Ma quale è l’arma segreta che la sinistra dovrebbe tirare fuori?

Distinguere tra candidati di partito nel proporzionale e di rappresentanza nel maggioritario

Poi il maggioritario è fatto con i nomi…

Circolano sondaggi, ma sono previsioni indicative perchè con l’indicazione dei candidati nel maggioriyario, prevale per l’elettore di oggi la popolarità della persona candidata rispetto alla fedeltà al partito.

Nei collegi uninominali – per la sinistra, solo i vecchi leoni hanno qualche possibilità di spuntarla: Bersani ed Errani in Emilia, D’Alema in Puglia, tra i quarantenni solo Civati; gli altri, come Laforgia, Scotto, Fratoianni, Fornaro, lo stesso Speranza, conosciuti solo dai militanti, hanno ben poche chances di essere eletti.

Qui entra in campo la strategia: presentare nei colleggi uninominali dei candidati di prestigio, da tutti riconosciuti come rappresentanti dei valori della sinistra e/o paladini delle istituzioni democratiche, provenienti dal mondo del lavoro, della cultura, dalla società, costituzionalisti di fama, intellettuali, economisti keynesiani, personalità indipendenti che non siano emanazioni dei partiti. Penso a candidati come Zagrebelski, Revelli, Moni Ovadia, Ainis, Carlassare, Maddalena, R. La Valle,  Follini, L. Bruni, Carlin Petrini, Luca Mercalli, Mario Tozzi, Chiara Saraceno,, Salvatore Settis, Landini, Camusso, ecc.

Questa scelta consentirebbe, nel principio costituzionale dell’autonomia dei rappresentanti, di migliorare la qualità politica e al contempo farebbe aumentare i voti nella quota uninominale e di conseguenza, dato il meccanismo della legge, agirebbe da “traino” anche per i candidati del proporzionale.

E’ ovvio che insieme a questi candidati ci saranno esponenti più giovani del civismo, fi coloto che  lavorano quotidianamente  nell’ssociazionismo, nel mondo della scuola. In una campagna elettorale invernale, con i mas media che ignoreranno la sinistra e con slogan di destra che terranno banco come “no agli immigrati,” “meno tasse “, queste candidature indipendenti sarebbero la testimonianza più efficace ed esemplare per riconoscere la frattura profonda nella società di oggi tra ceto politico e cittadini. Un baluardo per difendere e rispettare le istituzioni democratiche ridotte a una sottile lastra di ghiaccio.

Oggi a sinistra  sulle cose da fare prevale la polemica sul passato (tu hai fatto questo e tu hai fatto quello). E, su ogni tema, ognuno pensa che la sua idea sia l’unica valida. Ma, se si considera necessaria una intesa per una rappresentanza che raccolga un sentimento comune, si deve in primo luogo scartare l’idea che i partiti coincidano con la rappresentanza, come fosse un possesso del partito e il partito si riassumesse nella rappresentanza (Aldo Tortorella).

Questo tema dovrebbe essere al centro di riflessione attenta, pensiamo ai continui cambi di casacca dei parlamentari in questi anni, a fronte della caccia al dissenziente sia nei Cinque stelle che nel Pd di Renzi. Al contrario, candidati autorevoli nell’uninominale consentirebbero di rispettare il principio costituzionale dell’autonomia dei rappresentanti con due buoni risultati: evitare parlamentari birilli che approvano qualsiasi legge come è accaduto in questa legislatura e migliorare decisamente l’azione politica del Parlamento.

Di fatto il Pd come il Movimento 5 Stelle e la destra sono costretti a candidare dei “Nominati” se la sinistra riesce di mettere in campo nel maggioritario candidati rappresentativi e popolari può invertire la rotta e ottenere un risultato oggi neanche immaginabile.

La politica poi è fatta di sangue e lacrime, la sinistra deve cercare candidati forti  e costruire alleanze anche diversificate nei vari collegi, ad esempio con i sindaci non allineati, come De Magistris a Napoli.

Si tratta solo di legittima difesa e sarebbe un’azione utile  per il Paese.

Articolo di Gianfranco Ferraris  pubblicato su Nuova Atlantide il 29.10.2017nuovAtlantide.org – Nuova Atlantide logo

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