Deriva della Sinistra (Giovanni Abbagnato)

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Ancora una volta nulla di nuovo sotto il sole. Ricordiamo che larga parte della deriva della Sinistra comincia – o si concretizza – nel Sindacato della CGIL dove giravano personaggi che si aveva grande difficoltà ad inquadrare in un contesto di Sinistra, anche fortemente caratterizzata in senso riformista. Chi ha avuto esperienze di dirigenza nazionale ha conosciuto diversi personaggi che hanno completato la loro deriva in ambito politico, ma che già nel Sindacato erano pessimi interpreti di qualsiasi battaglia sociale. Giusto per fare un esempio illuminante, un Segretario come Cofferati – Dirigente riformista e moderato che più non si poteva, ma intelligente e con precisi punti fermi sui limiti da mettere ad un pragmatismo incondizionato e sulla salvaguardia di alcuni principi cardine – sostanzialmente è stato espulso – prima che dal contesto politico – da quello sindacale che in fasce larghe e influenti non condivideva il grande impegno della CGIL del tempo, voluto da Cofferati, contro la recrudescenza di Politiche antipopolari, non solo in campo pensionistico, dove si realizzò la massima esposizione. Non parliamo delle “cinghie di trasmissioni” in uno snaturato movimento cooperativistico, dominato da personaggi alla Poletti, giusto per intenderci, artefici e ispiratori nelle cosiddette Regioni rosse di Politiche irriconoscibili anche in ottica riformista. Un esempio per tutti, la privatizzazione delle acque pubbliche, il ridimensionamento – talvolta la distruzione – del sistema delle farmacie comunali, con tutto quello che conseguiva, e così via di seguito. Non parliamo delle questioni legate agli aspetti economici-finanziari e si potrebbe continuare molto a lungo anche se l’impressione è che la memoria non serve. Ma non ci sarà sbocco se la rivisitazione di quel che è stato, anche in campo sindacale, non viene messa a disposizione di un ragionamento per un nuovo protagonismo di una Sinistra ridefinita su basi di propria elaborazione e non basato su ricette sostanzialmente di destra.

Pubblico questo post di Giovanni Abbagnato, su facebook  12.7.2020, che ripropone un tema sempre attuale, ovvero la vecchia domanda “che rimane della sinistra?”. La cosa più curiosa è che proprio in Italia, dove esisteva il Partito Comunista più forte d’Europa, il patrimonio della Sinistra è stato eroso e accantonato molto più che in altri paesi del mondo. Se ancora negli Stati Uniti spunta un Sanders  o in Inghilterra un Corbin che raccolgono lontani segnali, con qualche sfumatura di rosso, in Italia, dallo scioglimento del PCI alla ruspa di Renzi, non è rimasto che un nome dietro cui non c’è alcun contenuto. L’attenzione ai problemi del lavoro, della disoccupazione, delle  pensioni, degli sgravi fiscali, della difesa del posto di lavoro, dell’agricoltura, della scuola, della distribuzione sociale della ricchezza, dell’internazionalismo proletario, del diritto alla salute, dello stato centralizzato rispetto alle privatizzazioni, della pace, dello ius soli, dell’ambiente ed altri cavalli di battaglia della sinistra, sono temi di cui si fanno carico forze di destra o movimenti qualunquisti, mentre quel che resta di sinistra in un partito democratico interamente in mano alla vecchia componente democristiana, è esorcizzato come residuo ideologico d’altri tempi, nell’ostinata e perdente caccia al voto moderato e piccolo borghese. Ogni tanto spunta qualche meteora, tipo sardine, Articolo uno, Liberi e uguali, Potere al popolo, con qualche velleità che subito viene risucchiata da diffidenze e dall’incapacità, oltre che dalla difficoltà di sapere usare i mezzi di comunicazione di massa,  o si autodistrugge per l’inguaribile tendenza allo scissionismo. Naturalmente è un discorso che va approfondito. (Salvo  Vitale)

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