Cum panis”. Perché dovete chiamarmi compagno (M.Rigoni Stern)

Mario Rigoni Stern | 21 ottobre 2013

Cari Compagni,

sì, Compagni, perché è un nome bello e antico che non dobbiamo lasciare in disuso; deriva dal latino “cum panis” che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane. Coloro che lo fanno condividono anche l’esistenza con tutto quello che comporta: gioia, lavoro, lotta e anche sofferenze.

È molto più bello Compagni che “Camerata” come si nominano coloro che frequentano stesso luogo per dormire, e anche di “Commilitone” che sono i compagni d’arme.

Ecco, noi della Resistenza siamo Compagni perché abbiamo sì diviso il pane quando si aveva fame ma anche, insieme, vissuto il pane della libertà che è il più difficile da conquistare e mantenere.

Oggi che, come diceva Primo Levi, abbiamo una casa calda e il ventre sazio, ci sembra di aver risolto il problema dell’esistere e ci sediamo a sonnecchiare davanti alla televisione.

All’erta Compagni!

Non è il tempo di riprendere in mano un’arma ma di non disarmare il cervello sì, e l’arma della ragione è più difficile da usare che non la violenza. Meditiamo su quello che è stato e non lasciamoci lusingare da una civiltà che propone per tutti autoveicoli sempre più belli e ragazze sempre più svestite. Altri sono i problemi della nostra società: la pace, certo, ma anche un lavoro per tutti, la libertà di accedere allo studio, una vecchiaia serena; non solo egoisticamente per noi, ma anche per tutti i cittadini. Così nei diritti fondamentali della nostra Costituzione nata dallaResistenza.

 

Vi giunga il mio saluto, Compagni dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e Resistenza sempre.

 

Vostro Mario Rigoni Stern, Mira (Venezia)

20 gennaio 2007 (lettera inviata all’Anpi di Treviso)

 

Mario Rigoni Stern

Nato ad Asiago (Vicenza) nel 1921, Mario Rigone Stern trascorre l’infanzia tra i pastori e la gente di montagna dell’Altopiano di Asiago. Partecipa come alpino alla guerra, fino a quando viene fatto prigioniero dai tedeschi nel 1943, perché si rifiuta di sostenere la Repubblica di Salò; viene liberato nel 1945. Dagli anni Settanta si dedica interamente al mestiere di scrittore, dopo aver scritto il suo primo romanzoIl sergente nella neve, che diventa un classico della letteratura moderna italiana, e che narra, autobiograficamente, la storia di un gruppo di alpini italiani durante la ritirata di Russia. Nel 1962, scrive Il bosco degli urogalli: la relazione tra memoria e natura diventa l’essenza delle sue opere. Altri libri noti: Storia di Tönle (1978),L’anno della vittoria (1985), Le stagioni di Giacomo (1995). Stern muore ad Asiago nel 2008.

 

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