Considerazioni sul giornalismo di guerra

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E’ assolutamente proibito sollevare dubbi o lasciarsi prendere dal sospetto che qualcosa non va al di là del sacro verbo che ci dicono tutti i giornali, telegiornali, social. Quel che si vede 24 ore su 24 è tutto vero, tutto documentato, tutto condiviso e da condividere. Schiere di inviati cercano ogni giorno qualcosa da dare in pasto ai telespettatori, come da ordine dei loro direttori, qualsiasi cosa, tanto il contesto della guerra basta a far digerire tutto. C’è chi scambia i missili Tochca U in dotazione ai soldati ucraini, come quelli  lanciati a Donetsk , per missili russi. Chi si permette di criticare è un amico di putin,  un insensibile, un sostenitore dei crimini contro l’umanità. Siamo arrivati a questo punto.  Gruppi neonazisti AZOV che sostengono le milizie ucraine e che già da tempo avevano trovato terreno fertile nella stessa Ucraina (del resto così come in Italia), sono diventati alleati dei presunti sostenitori della democrazia e della libertà, dell’Europa civile che il nazismo l’ha conosciuto bene e che, a parole, dice di averlo ripudiato. E quindi tutto quello che sta succedendo è da incolpare al dittatore stronzo, spietato, assassino, nevrotico, al male assoluto, ultimo erede di quello che è stato l’incubo della civiltà occidentale, il comunismo.  E se i comunisti di una volta mangiavano i bambini, questi di ora li uccidono spietatamente dentro gli ospedali, anche se in  questi ospedali di bambini non ce n’è nemmeno uno. Ahimè, mi sto spingendo troppo in avanti e corro il rischio di sentirmi dire che  sono un ipocrita quando dico di essere convinto che putin è un mascalzone e Zelenskij un eroe.  Con il rispetto dovuto a chi fa il suo lavoro e rischia la vita, ci sono alcune considerazioni da fare nei confronti di chi se ne sta seduto a pontificare e a vestire i panni del crociato pagato per creare consensi ed escludere dubbi e perplessità:

 

1).Prima considerazione: secondo una vecchia malattia del giornalismo italiano prima si crea l’assunto, cioè la tesi assunta come verità, e poi si cercano tutti gli argomenti e gli episodi atti a confermarlo e si scartano quelli che potrebbero metterlo in discussione. Il dubbio, che per Cartesio è il primo momento su cui costruire il “cogito”, cioè il pensiero, è assolutamente escluso da questa impostazione mentale, esistono solo certezze e chi si permette di dubitarne è sillogisticamente un nemico, senza un minimo di apertura al dialogo o al confronto. I dialoghi tra le parti, quando ci sono,  sono dialoghi tra sordi, occasioni per rinfacciarsi le colpe o esibizioni d’ipocrisia. Teoricamente le colpe dovrebbero essere reciproche, praticamente  la ragione è sempre quella del più forte, o della vittima se ha saputo guadagnarsela pagando un costo molto alto.  Il blocco dell’informazione comporta anche che le notizie  che riescono a superare il filtro e che possono aprire un minimo di discussione o di presa di posizione alternativa sono subito definite fake news

 

2.Stretta conseguenza è il manicheismo, la rigida e invalicabile muraglia tra bene e male, tra buoni e cattivi, e la stretta conseguenza che tutto quello che fanno i buoni è buono, giusto e sacrosanto, tutto quello che fanno i cattivi, o che appartiene a loro, è da ripudiare, cancellare, ignorare, oscurare. Assolutamente vietato parlare di neutralità o astenersi dal giudizio: il minimo che può succedere è di essere tacciati di insensibilità e di cinismo. Un individuo  come il presidente Zelens’kyj, che, a mio parere, è solo un bravo comico e che sta provando in tutti i modi di tirare dentro la guerra tutto e tutti, è diventato un eroe da contrapporre allo zar Putin, che, sia chiaro,  definire un killer è un complimento.

 

3.La ricerca delle radici storiche, sempre secondo il metodo del particolare da assumere come esempio per dimostrare  l’universale, assume aspetti criminogeni nel momento in cui l’ignoranza dei fatti e degli avvenimenti è tale da giustificare i più raccapriccianti episodi di negazionismo o di revisionismo storico. Non parliamo delle becere posizioni di occultamento della grande cultura e arte russa, che è patrimonio dell’umanità, ma che diventa materiale da ostracismo.

 

4.Il lancio della notizia, in prima battuta, è fondamentale, perchè serve a creare opinione, stupore e accettazione, tutti elementi che, una volta assunti come veri è poi difficile smontare, nel caso si rivelassero falsi. A maggior ragione la reiterazione della falsa notizia, attraverso il bombardamento mediatico, finisce con l’escludere o ritenere falso qualsiasi argomento o fatto che la contraddica. Il ministro nazista della propaganda diceva che “una bugia ripetuta molte volte diventa una verità”.giornali

5.Lo spazio e il tempo dato alla notizia che si vuol fare “passare” è fondamentale. Sparare una notizia in apertura di giornale o telegiornale e  dedicare ad essai tre quarti del tempo previsto per tutte le informazioni; farcire poi il tutto con  una serie di particolari e di banalità che fanno diventare notizia certe  scene di vita comuni a tutte le altre persone del mondo. Si creano così seconde notizie che diventano prime e viceversa, e ciò vale anche per gli esseri umani. Un profugo di guerra vale più e fa più notizia di un migrante, un morto di freddo ucraino merita più attenzione di un morto di freddo russo o siriano, e viceversa.

6.Il ripudio della guerra e la conseguente scelta di pace, se fatta da un filoucraino, cioè da quasi tutti, è giustificata e ammessa, se fatta da qualche sparuto filorusso è ritenuta falsa e inaccettabile, se fatta da uno che rifiuta di schierarsi è ritenuta ipocrita, perché il non schierarsi è già uno schierarsi. In tal senso lo schieramento è obbligatorio e la neutralità, il rifiuto di aggregarsi a una parte è ritenuto un modo di schierarsi con la parte nemica: Non esiste “né…né”, ma solo “o…o”.

7.In quella che non è più cronaca, ma propaganda di guerra, sono stati agitati tutti i fantasmi possibili: la terza guerra mondiale, la guerra nucleare, la minaccia alla Polonia a causa dell’attacco ai suoi confini , in un corridoio di traffico di armi, come l’anticamera di un attacco alla Nato, di cui la Polonia fa parte; si è parlato di un milione, sino a cinque milioni di profughi, ma non si hanno cifre certe. Di centomila morti che, ufficialmente sono circa 4000.  Per coprire i danni delle sanzioni che gli americani hanno imposto di fare si è parlato di Russia in difficoltà, che magari chiederebbe un prestito alla Cina, di imminente default  dell’economia russa, di svalutazione del rublo, di blocco dei beni di cittadini russi, affidati alle banche europee ecc., di miliardi in possesso di Putin. Anche su Zelenskji si sono trovate ricchezze nascoste e oligarchi russi che lo hanno protetto e finanziato. Insomma, ogni giorno si escogita qualcosa, qualche analisi per riempire i vuoti.

 

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