CERASELLA: LA TORRE SCOMPARSA (Salvo Vitale)

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Il posto non è lontano dalla Torre di Sirignano e dalla introvabile Torre del Re.  A un mitico Re Cucco fanno riferimento le grotte che si trovano nei dintorni, ove si troverebbe un fantastico tesoro. Lo storico partinicese Stefano Marino scrive : “Havvi però la torre di Seregnano, detta del Re Cucco, nel luogo di San Francesco di Paola, un dì del barone Geronimo Seregnano ed oggi del duca della Verdura che segna l’epoca di qualche re o emiro degli Arabi, che per diporto o per cacceggiare vi soggiornava. Spelonche sotterranee ed a quella torre vicine s’addentrano nelle viscere profonde della terra : l’ignara e credula plebe presta fede a delle fole volgari: perlochè maliziose burle da romanzi hanno spesso seguito la fallace e superstiziosa credenza. Tesori del re Cucco credonsi ammassati in quelle spelonche; vigili e terribili vi stanno a custodirli  i maligni spirit: guai a chi osando penetrarvi provocasse quell’ira infernale. Il luogo, la forma, la grandezza, la profondità delle spelonche riempiono naturalmente di meraviglia ed ispiran terrore a coloro che spregiano la falsa opinione del volgo”. (1)

Naturalmente tutta la Sicilia è ricca di leggende e di posti del genere, in cui chi entra viene aggredito da diavoli o streghe oppure subisce “u ncantu”, cioè rimane bloccato all’ingresso e non può più tornare indietro.  Secondo Pitrè “Li banchi cchiù nnuminati sunnu tri: Rocca d’Antedda, Ddisisa e la Grutta d’u re Cuccu. Lu Re Turcu dunanna sempri; “Su sbancati sti tri banchi?” E alla risposta negativa scuote la testa e osserva: “La Sicilia è ancora povira”. (2)

A parte la leggenda il posto è suggestivo, perché consente di controllare, da una collinetta, la sottostante baia di San Cataldo, dove aveva sede una torre di guardia, e buona parte del Golfo di Castellammare, sino alla costa di Paternella, dove si ergeva Torre Toleda  e  Capo Rama, sede di un’altra torre. Vi si accede da una stradella ripida, dove, da qualche decennio è sorto un residence con alcune villette. Le torri di guardia o guardiole, ubicate sulle alture, per il controllo di molte miglia di zone limitrofe, mare in particolare,  sono generalmente più piccole di quelle costiere, dispongono di due o tre uomini di guardia ed un solo cannone..Da ognuna di queste torri si possono notare due torri limitrofe, alle quali inviare segnali in caso di avvistamenti di pirati.

Sino a quattro anni fa la costruzione stava lì a sfidare il tempo. Qualche anno prima qualcuno vi aveva addirittura installato un’antenna televisiva, anche se è difficile pensare che uno spazio così angusto potesse essere abitato e addirittura fornito di energia elettrica.  Il passeggero che, venendo da  Palermo dalla  strada statale 113 si sposta sulla 187, dopo il bivio per Partinico, in direzione Trappeto, esattamente al km 62,800, alla fine di una discesa, trova un ponte su un torrente, il Pinto,  e alla sua sinistra dei magazzini dismessi da tempo,  ruderi di un mulino con la scritta Cerasella, toponimo che interessa tutta la contrada a monte della strada, mentre la parte sottostante è denominata Piano Inferno. Stesso nome è stato dato alla torre, altrimenti chiamata anche Torre Belvedere, nome probabilmente desunto dal più esteso “Belvedere di Sirignano”. Si tratta di una piccola torre quadrata  di circa cinque metri  per lato e di una decina di metri di altezza, tipico esempio di quelle “torri rustiche”, delle quali è dotato tutto il territorio di Partinico. Nel caso specifico la funzione di avvistamento di eventuali imbarcazioni è chiara, ma non quella di rocca da espugnare, poiché la torre presenta un ingresso con porta al piano terra e due finestre per lato opposto al piano superiore: in genere le torri di guardia consentono l’accesso al piano alto solo attraverso una scala di legno esterna, che viene ritirata: in questo caso la scala di legno sembra utilizzabile dall’interno.

Un altro storico partinicese, il De Bartolomeo attribuisce il nome Cerasella a un fiume che  nasce dal feudo di Mirto e attraverso varie diramazioni finisce a Sirignano “in cui prende acque maggiori per altre  acque che acquista siccome in quell’altro di San Giuseppe e di lui grotta va poscia a far girare il mulino di Cerasella e il paratore colà esistenti, da cui sboccando tra il menzo delle contrade di Alvini e Ciaramita, si perde in mare poco lungi da San Cataldo”. (4) L’esistenza del mulino è testimoniata anche dal Villabianca (5) “Cirasella è quel molino che sta lontano per miglia dell’abitato di nostra terra e che lavora con l’acqua detta del Finocchio”.

Villabianca accenna anche a un mulino di San Giuseppe, “che travaglia colle acque lontane del fiume  Giancaldara. Unitamente con tale molino ne lavora una cartiera che sul principio di sua istituzione ne produsse carta da scrivere di buona qualità….Palma Sirignano e Crapanzano, moglie di Agatino Sirignano fu la fondatrice di questa cartiera”.  Il Di Bartolomeo  definisce questo luogo anche come  contrada di “San Francesco di Paola”,  (6)

A questo punto si potrebbe concludere che Sirignano e San Giuseppe siano lo stesso luogo: in realtà la cartiera sembra avere il nome e denominazione del mulino, ma la contrada San Giuseppe è in un luogo diverso, più sottostante e più a ovest,  per cui  è  realistica l’ipotesi di due siti diversi, sia pur vicini, sedi di due diverse torri, come indicato da  Stefano Marino (7). L’importanza del luogo è pertanto confermata dalla presenza di un mulino e successivamente di una cartiera, ma il posto ha una storia molto più antica con propaggini al periodo romano, al quale appartengono i ruderi di una villa nobiliare del primo secolo d.c., villa Addotta, (dal sacerdote che ne era proprietario)  dove venne trovato , intorno al 1870 un a testa marmorea  di pregevole fattura tardo romana e alcune monete, come raccontato dal can. Lo Grasso (8) e da Tommaso Aiello (9), i quale ci parlano anche di “due statue di amorini e una statua acefala di donna di stile neo-ellenistico”. Una bella foto del portale d’ingresso alla Torre di Sirignano, oggi scomparso, è riportata nellibro del prof. Bonnì. (10). Ma se la torre di Sirignano esiste ancora, sia pure inglobata in costruzioni murarie recenti, che ne hanno alterato lo stato, la Torre Cerasella non esiste più, è scomparsa da qualche anno. C’è chi dice che è crollata, ma sono scomparsi anche i ruderi in un’area in cui è stato consentito edificare strutture con finalità turistiche.

 

Non è la sola torre ad essere scomparsa: Non c’è più la Torre Milioto, contigua con quella di Sirignano, “mergolata e quadra”, dice il Villabianca, scomparsa negli anni 80 per decisione del proprietario del sito, che volle sbarazzarsi di questo rudere, del quale il prof. Purpura, dell’Università di Palermo, mi aveva fornito due preziose diapositive, unica testimonianza.

Non c’è la Torre di San Giuseppe che, secondo testimonianze raccolte sul posto negli anni ’90 pare sia servita, con il suo materiale di riempimento, per i lavori di   costruzione dell’autostrada.

Non c’è più la Torre di San Cataldo, della quale è rimasto uno sparuto sperone, poiché, siamo sempre nel “si dice”, il proprietario negli anni 80 avrebbe avviato lavori di demolizione poiché era convinto o gli era stato detto che tra quelle mura era nascosta una “trovatura”

Non c’è più e non è stata mai trovata una mitica Torre del Re, da tutti citata, che avrebbe dovuto trovarsi nei pressi delle apposite sorgenti di Piano del Re e della quale il can. Lo Grasso (pag. 15 e 26) scrive che ai suoi tempi esistevano solo pochi ruderi. Il Massa  scrive: Torre del Re surge in distanza di circa 500 passi da quella di San Cataldo nella maremma del Golfo di Castellammare,: mostra di essere antichissima per la qualità della sua architettura, non praticata né appresso li Greci, né appresso li Romani ai quali fu nei secoli caduti soggetta quest’isola” (11) Non esistono più neanche la Torre di Bisazza, la Torre di Trummaturi , la Torre di Pollastra  e la Torre di Ballo. Delle altre è possibile costruire un itinerario, con la relativa storia, di cui, magari potrò occuparmi in altro momento.

 

NOTE

1) Stefano Marino, “Partinico e suoi dintorni” Palermo 1855 pagg. 30- 31

2) Per una più dettagliata lettura d dell’argomento rimando al brano “Le trovature di re Cucco e di Ddisisa” di Giuseppe Cipolla, in “Quotidiano e immaginario in Sicilia”, curato dallo stesso Cipolla e da Giuseppe Casarrubea  e pubblicato a Palermo da Vittorietti nel 1984, pag. 254,

3) G.Pitrè  “Fiabe, novelle e racconti siciliani”  vol. IV, p.87. – citazione ripresa dal citato studio di G.Cipolla.

4) G.M.Di Bartolomeo: “Storia di Partinico” (manoscritto inedito del 1805) – Trascrizione e commenti di Giuseppe Schirò e Gioacchino Nania – Regione Siciliana 2007 pag.98 e, per la cartiera, a pag. 104.

5)  Villabianca: “Storia della Sala di Partinico” a cura di Nunzio Cipolla, 1997 pag, 158

6)  Vedi Di Bartolomeo, op. cit. pag.104.

7)  Vedi la nota sulla Torre di san Giuseppe in S.Vitale: “Le torri del distretto”, Partinico 1996,  pag 157

8 ) D.Lo Grasso, “Partinico e il culto di Maria SS.di Altofonte e del Ponte” –   Partinico – Tipografia Gaspare Puccio 1935

9) Tommaso Aiello: ” Partinico attraverso le immagini” – Alcamo 1991 pag. 14

10) S.Bonnì: “Partinico nella storia” edizione del 1969 – EGR Palermo pag. 115

11) G.A.Massa: “La Sicilia in prospettiva” Palermo 1709 vol.II, pag. 326”

12) La foto è stata da me scattata nel 1996

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