Agosto 1980: Radio Aut chiude

Cento passi Catania

Giovedì 17 ottobre 2019 dalle ore 19:00 alle 21:00

 

Presso il pub Lettera 82, Piazza dell’indirizzo 11/14, 95121 Catania

 

Presentazione del libro di Salvo Vitale “Cento passi ancora”, (edizioni Rubbettino). con un’introduzione di Marco Tullio Giordana, regista del film “I cento passi” sulla vita di Peppino Impastato.

Salvo Vitale, già autore del libro “Peppino Impastato, una vita contro la mafia”, edito dalla stessa casa editrice, al quale si è ispirato il film, in questo altro lavoro, che si può considerare la prosecuzione del primo, racconta una serie di esperienze, vissute in prima persona, dopo la morte di Peppino Impastato. Il racconto, a metà strada tra romanzo e testimonianza, si snoda come nelle pagine di un diario e comincia   la mattina del delitto, con gli estenuanti interrogatori in caserma, il tentativo di depistaggio delle indagini, la contro-inchiesta dei compagni, la ricerca delle prove, le vicende processuali, la vita di Radio Aut, la lunga notte di Felicia e la sua ostinata richiesta di giustizia. Il tutto con un ricorrente rapporto con il respiro del mare, con la poesia, con la drammaticità di alcuni momenti. 22 anni di lotta contro la mafia, contro l’ostilità dell’ambiente,  e con  uno slogan, scritto in uno striscione portato ai funerali, che ha accompagnato, sino ad oggi, le scelte dell’autore e dei suoi compagni :“Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo”.

 

Ne parleranno  con l’autore il Prof. Elio Camilleri  il giornalista Sebastiano Gulisano e Faro Di Maggio compagno di Peppino.

 

DAL LIBRO CHE VERRA’ PRESENTATO GIOVEDI’ 17 HO TRATTO QUESTA PAGINA CHE RACCONTA LA CHIUSURA DI UN’ESPERIENZA DRAMMATICA ED ESALTANTE, COME QUELLA DI RADIO AUT.

 

Cento passi Catania

 

Sto trasmettendo, con Ciccio e Giovanni “La stangata”.

Ciccio: -“Qui Radio Aut, la radio che trasmette parolacce in carne ed ossa. Allontanate i bambini dalla radio. Perché se noi diciamo “minchia”, dalla radio vedrete spuntare una  miiiinchia”.

Continuiamo per un’ora a cazzeggiare tra una parolaccia e l’altra, facendo una minuziosa e divertente ricostruzione del festino di Santa Rosalia. Alla fine della trasmissione ci guardiamo negli occhi. Comincio:

-“Siamo alla frutta. Non possiamo farcela più.”

Ciccio: -“Già, siamo rimasti noi tre. Vito è andato a lavorare a Milano, Fanny e Pino si devono sposare, Agostino non si fa vedere più, Faro viene  quando ci pensa, Carlo si è laureato e cerca lavoro, Giosuè ha trovato lavoro a Roma all’Ansa e io sto pensando di partire per la Germania.”

Giovanni R.: -“Volevano farci chiudere e ci sono riusciti. Pensare che avevo ideato una nuova trasmissione: “Senza Mutande”.

Guardo i miei due ultimi compagni con tristezza: -“Siamo noi quelli rimasti senza mutande. Ci hanno ritagliato attorno un cordone sanitario. Sono ancora i più forti”

Giovanni:- “Comunque, è stato bello. Abbiamo pianto, ma ci siamo anche divertiti.”

Mi siedo alla consolle, davanti al microfono: -“Radio Aut, giornale di controinformazione, che trasmette sui 98 e 800 megahertz. Fine delle trasmissioni. Signori, si chiude. Scusateci se finora abbiamo disturbato il vostro sonno. Adesso potete continuare a dormire. Ma non illudetevi. Comunque e dovunque, in qualche angolo del mondo, ci sarà sempre qualcuno a rompervi i coglioni. Buona notte.”

Metto sul giradischi “Storia di un impiegato” di Fabrizio De Andrè, con la“Canzone del maggio francese”:“

 

E se credete ora che tutto sia come prima

perché avete votato ancora la sicurezza, la disciplina,

convinti di allontanare la paura di cambiare

verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte

per quanto voi vi crediate assolti siete lo stesso coinvolti,

 

Quando il brano arriva nella sua parte orchestrale alzo i volumi al massimo, come al massimo è la mia rabbia.

Con Ciccio e Giovanni  raccogliamo in giro dischi, documenti e cassette. Spengo il trasmettitore  e  la luce. Si è chiusa un’esperienza.

Vado ad affogare la mia rabbia a mare, mi immergo nel buio, mi rilasso ed emergo con la mia solita reminiscenza montaliana:

 

“ma nulla so rimpiangere: tu sciogli

ancora i groppi interni col tuo canto

Il tuo delirio sale agli astri ormai”

 

 

 

 

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