25 aprile 2020:oggi più di prima RESISTENZA

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Ci hanno provato e ci stanno provando in tutti i modi a cancellare questa festa. Il pensiero che possa essere esistita una Resistenza, che gli Italiani possano essersi ribellati al ducetto e ai suo gerarchi, che possano avere messo in crisi e al muro  un regime durato vent’anni, proprio non riescono a digerirlo. Non ci vuole molto a capire perché: ormai le destre neofasciste, incipriate di sovranismo, di antieuropeismo, di razzismo, sono certe che alle prossime elezioni andranno al potere e, se ci vanno vorranno restarci almeno per altri vent’anni. IL neoduce questa volta non è il maestro Mussolini che, nel bene e nel male una sua dimensione culturale la possedeva, ma è uno zoticone, ignorante, rozzo e pieno di sé, espressione di una categoria di Italiani che oggi, grazie al rincoglionimento mediatico è diventata maggioritaria. Attorno a lui una serie di “sciacalletti”, dai sopravvissuti del berlusconismo ai fascistissimi di Casa Pound e Ordine Nuovo, ai fascisti semimoderati di Larussa e Meloni, ad alcuni reduci pentastellati, generali, colonnelli e capitani, dirigenti di aziende padane,  mafiosi sommersi  con forti capitali disponibili, proprietari di testate giornalistiche e di emittenti televisive, pronti a verniciarsi ipocritamente la facciata di democrazia e pronti a saltare sul carro dei nuovi padroni, ma anche protettori internazionali, a partire da Trump e dai vari neoconservatori presenti in tutto il mondo. Personalmente sono convinto che mai come ora la democrazia italiana sia  in pericolo, a seguito di una serie di circostanze che hanno creato il terrono favorevole alla definitiva spallata. Ultimo arrivato il corona virus, strumentalizzato, come al solito per dare addosso al governo, che si trascina a causa dell’emergenza, come un ubriaco che sta in piedi barcollando. In mezzo c’è la crisi inarrestabile dei cinquestelle, incapaci dopo l’abbandono di un personaggio inutile, come Di Maio, di darsi una guida, forse perché non ne hanno o non sono capaci di accettarla,  e ormai avvitati nel loro autolesionismo e nel dare spallate agli alleati di governo, da sempre malsopportati, anche con la Lega. C’è poi la decomposizione del PD, anch’esso incapace di darsi una guida autorevole, dopo la disastrosa gestione renziana, abbarbicato ad una tiepida ed inconcludente patina socialdemocratica che gli impedisce di farsi carico e diventare punto di riferimento delle categorie più deboli: da tempo la scelta di questo partito  non è il proletariato, ma la piccola e media borghesia, oggi in forti difficoltà di sopravvivenza, amputata giornalmente dalle feroci ganasce dei padroni di quel che resta del capitalismo italiano, ormai risucchiato dagli interessi economici di altre nazioni, dalla Germania, all’Inghilterra, agli Stati Uniti. In tutto questo risucchio di risorse il Nord Italia gioca la sua parte, rispetto al sud, da sempre relegato al ruolo di terra da cui rapinare e mungere risorse. Anche sulla tenuta delle istituzioni le prospettive sono poco lusinghiere: la disastrosa riforma elettorale ha del tutto esautorato la prerogativa di scelta dei parlamentari e preme verso una repubblica presidenziale, con l’infausta introduzione di premi di maggioranza, sbarramenti, ridisegnazione dei collegi elettorali, introduzione del sistema maggioritario, in pratica con la cancellazione delle minoranze dalla vita politica. Renzi ci aveva provato: non gli è andata bene, ma ci riproveranno quanto prima. Anche le politiche sociali stanno segnando un ritorno a forme di assistenzialismo clientelare, e la crisi sembra favorire questa tendenza ad affidarsi a un padrino politico, spesso regionale, o a una banca, per risolvere i problemi economici, con la conseguenza di essere risucchiati in un vortice senza speranza e finire nelle mani di strozzini e usurai più o meno legalizzati, ivi inclusi i mafiosi. Molte altre sono le cose su cui si potrebbe estendere l’analisi. Ed è in considerazione di tutto questo che il 25 aprile assume quest’anno una caratteristica ben più pregnante di Resistenza all’incalzare del neofascismo, con un preoccupato allarme: se non ci si comincia a muovere e a vigilare sin da adesso, tra qualche mese sarà troppo tardi..

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