1977: Ricordo di Radio Aut

 

Nella giornata della Radio, un ricordo di Radio Aut dal libro di Salvo Vitale “Peppino Impastato, una vita contro la mafia” edito da Rubbettino

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L’esperienza del  Circolo  “Musica e Cultura” rimase sovrastrutturale, anche se legata al bisogno grandissimo di comunicazione e contatto sociale diverso da quello, ipocrita e gretto, della società mafiosa.

Quella di uscire dalla solitudine era un’esigenza non sempre in linea col bisogno di lavoro, di occupazione, di autosufficienza, comune ad altre fasce sociali.

Il principio era quello di rifiutare la politica istituzionale, sostituendo ad essa, come cultura politica, la cura del personale e la ricerca di soddisfazione dei propri bisogni: tuttavia, anche in questo, non si ricercavano solo i bisogni propri della società perbenista, ma se ne scoprivano altri, quali il socializzare per una realtà migliore ed egalitaria. Il ’77 fu per Peppino come una sbronza di idee legate al bisogno di riagganciare la propria identità e il proprio “istinto di gioco” forse sacrificato per anni a un progetto politico non esente da contraddizioni.

La crisi di alcuni aspetti del marxismo, l’involuzione autoritaria della rivoluzione vietnamita, il contatto con le tematiche più avanzate del “movimento”, specie quella di “Autonomia”, (Peppino era stato un attento lettore di “Potere Operaio”), intesa come rigenerazione proletaria e sabotaggio organizzato e diffuso delle strutture capitalistiche, la galvanizzazione democratica dopo l’uccisione di Francesco Lorusso e gli scontri di Bologna, radiografati da Radio Alice, portarono Peppino alla ricerca di nuove strade.

Egli era un “politico” nel vero senso della parola, un uomo che aveva un’ideologia in cui credere e per la quale lottare, non aspettava solo le iniziative che venivano dall’esterno, ma ne inventava di proprie, anche attraverso un coerente comportamento personale, non incline a compromessi, ma teso verso un rapporto umano di simpatia, di scambio o di scontro.

Aveva rifiutato di continuare a studiare, malgrado fosse iscritto in filosofia, perché non accettava i contenuti accademici, lontani dalla vita e dalla realtà, eppure leggeva di tutto; aveva rifiutato di “lavorare” perché lavorava politicamente, poteva sopravvivere con il poco di cui disponeva, e, in ogni caso, avrebbe potuto continuare a sentirsi libero.

Nel marzo del ’77 Peppino si recò a Roma, con un gruppo di compagni, alla grande manifestazione del 12. Probabilmente ci furono contatti con “Radio Onda Rossa”: di fatto, al ritorno, cominciò a prendere corpo l’idea di creare un’emittente alternativa come strumento di circolazione delle idee in tutta l’area del golfo di Castellammare.

Si seppe, in quel periodo, che era disponibile il vecchio trasmettitore di “Radio Apache”, un’emittente palermitana cheera confluita nell’altra radio cittadina, Radio Sud: si trattava di uno strumento di 40 Watt, in grado di trasmettere con sufficiente chiarezza:.Fu Peppino a dire: «Lo voglio», dopodiché a cambiali e con i soldi di una sottoscrizione, si procurarono le attrezzature necessarie, l’antenna, un mixer, piatti, piastra, e, nell’aprile del ’77 si partì con questa nuova attività che, per alcuni aspetti, costituiva la logica prosecuzione del circolo “Musica e Cultura”, per altri invece era un tentativo di maggiore apertura al contatto con l’esterno e di intensificazione delle attività di denuncia e di controinformazione nei riguardi del potere politico-mafioso della zona.

La radio venne impiantata a Terrasini, a due chilometri da Cinisi, per avere una migliore diffusione, per cercare il collegamento con altre fasce giovanili, soprattutto provenienti dal gruppo OM, ma anche perché più volte Peppino aveva dato la sensazione di non sentirsi più sicuro a Cinisi.

Per principio non si trasmettevano pubblicità e dediche e si puntava su un certo tipo di musica “qualificata” (classica, jazz, pop), oltre che su trasmissioni informative.

Coloro che a “Musica e Cultura” avevano privilegiato il discorso mu­sicale continuarono a collaborare mettendo a disposizione dischi e materiale vario. Per non rischiare l’isolamento, Peppino accettò qualsiasi collaborazione, anche se il nucleo centrale della redazione era composto da compagni a sinistra del PCI. La direzione venne affidata a Benedetto Ca­vataio studente di architettura, il quale si occupò soprattutto di curare il collegamento con il circuito nazionale di radio democratiche che faceva capo alla FRED, di cui divenne segretario regionale.

La scelta del nome “AUT” era un richiamo all’Autonomia Operaia di Scalzone, Negri, Piperno, anche se ufficialmente si diceva che AUT è un’indicazione per una scelta alternativa al problema esistenziale dell’aut-aut.

Peppino formulò in un documento programmatico una serie di suggerimenti, proposte, linee d’azione e piano di gestione: premessa fondamentale era quella di legare tutta l’attività alla coesione politica e al progetto politico del gruppo di redazione. Ecco il passaggio introduttivo:231 Salvo a Radio Aut 1

Proposte di intervento radiofonico

«La costituzione di un collettivo politico riteniamo sia la condizione indispensabile per un corretto e democratico uso di Radio Aut e per fare finalmente continuità e organicità al suo funzionamento. Solo a partire da una presenza politico-culturale nel territorio, che sia al tempo stesso proposta di mobilitazione e organizzazione autonoma del sociale (comitati di disoccupati, organismi di lotta dei precari, collettivi femministi, circoli e cooperative culturali ed economiche, associazioni sportive ecc.), si può pretendere di costituire un rapporto dialettico tra la struttura radiofonica e l’ambiente. Non perdendo di vista le difficoltà che “Musica e Cultura” e Radio Aut attraversano, ci sforzeremo di conciliare le indicazioni di carattere generale con l’esigenza di adeguare la ripresa, a breve scadenza, delle trasmissioni, ai livelli di discussione e di produzione che il gruppo esprimerà. Questo a partire dalla convinzione che il processo di trasformazione della struttura sarà lento e travagliato e che l’aderenza alle indicazioni di carattere generale dipenderà esclusivamente dalla capacità del gruppo di assumere le caratteristiche di collettivo politico. Riteniamo che l’uso democratico di una radio si articoli per livelli differenziati e dialetticamente collegati.

Un primo livello è quello dell’INFORMAZIONE E CONTROINFORMAZIONE, che si presenta immediatamente come momento di rifiuto e di ri­dimensionamento dell’informazione di regime e del monopolio dell’industria del consenso (RAI, TV, stampa e mass media in genere). La notizia discende direttamente dal sociale e va riproposta, in maniera amplificata, al sociale stesso, senza filtri o interventi manipolatori. Nel caso di accesso a fonti differenziate (agenzie, notiziari ecc.) si pone un problema di rielaborazione e di verifica nel sociale. Tutto questo presuppone un uso molto ampio di registrazioni dal vivo e una notevole disponibilità di presenza politica. per quel che riguarda la selezione della notizia, il criterio di priorità viene indicato dalla collocazione che una radio si è data all’interno della dinamica dello scontro politico e di classe e delle esi­genze del sociale ad emergere autonomamente. Centrale, a questo primo li­vello è la creazione di un forte movimento di opinione non scissa dalla crescita di ogni movimento di contropotere.

Un secondo livello è quello dell’INTERVENTO POLITICO. La radio di­venta strumento diretto, come il volantino, il video-tape o il megafono, dell’iniziativa di lotta e del progetto politico complessivo di una struttura di base “dislocata socialmente e territorialmente”. È questo il livello dell’agitazione politica vera e propria, dell’istigazione alla rivolta e all’organizzazione autonoma delle proprie lotte: indicazioni minime, come quelle relative all’autoriduzione, allo sciopero, all’occupazione di spazi del potere si intersecano con indicazioni di più largo respiro sull’articolazione della “trasgressione” e sulla difesa degli “spazi di contropotere delle masse”.

Il tutto da intendere evolutivamente in direzione del terzo livello,, quello degli SPAZI AUTOGESTITI. È il livello in cui la realtà sociale si appropria dello strumento radiofonico e lo usa direttamente per allargare e difendere le “macchie liberate” e come mezzo di coordinamento delle lotte e delle iniziative di massa. All’interno di questo terzo livello trovano possibilità di espressione realtà non immediatamente collegate al territorio, come “Cristiani per il socialismo”, “Amnisty International”, “CISA” ecc.: questi spazi si inseriscono a pieno titolo nel processo di crescita di un movimento di opinione democratico e di opposizione alla politica del compromesso storico.

Foto 1 Peppino a Radio Aut

Foto 2 Salvo Vitale in trasmissione

 

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