10 dicembre: la Dichiarazione incompiuta

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Il 10 dicembre 1948 a Parigi  l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione universale dei diritti umani, un documento sui diritti di cui ogni uomo e ogni donna debbono godere in una società civile. Non si tratta di una novità, in quanto questi principi sono già bene individuati su due documenti fondamentali nella storia dell’umanità, scritti alla fine del 1700  e ispirati alle idee diffuse dal grande movimento culturale dell’Illuminismo

Il primo è la  Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, approvato il 2 luglio 1786, nel quale ai legge un principio che farà da base alle altre successive dichiarazioni, ovvero che “Tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità””.

L’altro documento è La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789, elaborato con lo scoppio della Rivoluzione francese, dove si ribadiscono alcuni inalienabili principi, come quello che “Gli uomini nascono e restano liberi ed uguali nei diritti; quindi le distinzioni sociali non possono esser fondate che sull’utilità comune. (art. I), Lo scopo d’ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo vale a dire la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione. (art. II), La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri. (art. IV), La legge è l’espressione della volontà generale, avendo tutti i cittadini diritto di concorrere alla sua formazione, personalmente o per rappresentanti; e debb’essere per tutti la stessa, o protegga o punisca. (art. VI)

La Dichiarazione 1948 riconferma il principio che “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.  Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.”

Nel documento si sanciscono principi che sono o dovrebbero essere alla base di ogni società civile, come  quello secondo cui “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”

Naturalmente si conferma il diritto alla sicurezza, alla cultura, e quindi all’istruzione scolastica, alla dignità e al libero sviluppo della personalità alla libera scelta dell’impiego e del lavoro in  giuste e soddisfacenti condizioni, alla protezione contro la disoccupazione, ad eguale ed equa retribuzione per eguale lavoro che assicuri anche alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.

Ogni individuo, si legge ancora,  ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare, riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà. Il tutto in un contorno dove “ La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”

Un importante  principio riguarda  l’istruzione che “ deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.”

La lettura di questi principi scritti già da due secoli e il loro riscontro nella realtà odierna ci fa constatare quanta strada ancora c’è da fare per una loro piena realizzazione e quanto distacco ci sia tra le parole e i fatti. Al principio teorico dell’uguaglianza tra gli uomini si è sostituito, utilizzando, in maniera spregiudicata, l’altro principio che tutela la proprietà privata, quello della diseguaglianza economica, a tutela delle enormi quantità di ricchezza nelle mani di pochi uomini o di poche organizzazioni private che ormai regolano l’andamento dei mercati e  i destini dell’umanità. Il dio denaro è la base fondamentale delle società contemporanee, al di là dei conclamati diritti della “Dichiarazione dei diritti”. L’accumulazione del capitale non si cura minimamente dei diritti ad equa distribuzione e produce micidiali macchine di sfruttamento del lavoro umano, nuove schiavitù, guerre e strategie per l’accaparramento delle risorse naturali, sistematica distruzione degli equilibri ecologici lasciando dietro di sé morti, guerre, torture, fame, violenze, tentativi di fuga dalla propria terra e dalle proprie infelici condizioni di vita cui fanno seguito brutali decisioni di rigetto e respingimento in nome di un’autodifesa che ha messo da parte il principio della fratellanza universale. A livello individuale, in nome di questa autodifesa si giustifica anche il diritto di uccidere. Stanno rinascendo nazionalismi, xenofobie, razzismi, corse al riarmo, protezionismi, dogane, controlli della libertà di pensiero e di manifestazione del dissenso, e altri mostruosi fantasmi che pensavamo sepolti dopo l’orgia di sangue della seconda guerra mondiale. Il tutto pilotato da gigantesche macchine di creazione del consenso, dove circolano notizie e idee utili e funzionali alla conservazione del potere nelle mani di chi già ne è padrone.

Se la Dichiarazione di cui oggi celebriamo il 60° anniversario rimane lettera morta, abbiamo fatto solo retorica, fermandoci alle parole. Nel 1864, un prete poeta,  Giacomo Zanella, in una sua poesia “Sopra una conchiglia fossile”, scriveva:

“Se schiavi, se lacrime ancora rinserra  è giovin la terra”

E davvero c’è ancora molta strada da fare , come diceva il filosofo Kant, un secolo prima, nel 1784, per conseguire “la l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d’intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!”

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