1 43 comuni agrigentini passano alla gestione pubblica dell’acqua

POLITICA – Agrigento

Sabato 9 aprile, a San Biagio Platani, tutti quanti i 43 sindaci e gli amministratori del Libero Consorzio di Agrigento, su espresso mandato anche di tutti i loro consigli comunali, si sono riuniti ed hanno deciso all’unanimità di tornare alla gestione pubblica dell’acqua.

Martedì 12 aprile si costituirà e si insedierà il nuovo ambito territoriale idrico che dirà addio a Girgenti Acque. Bisogna infatti correre, nel dare attuazione all’art. 8 comma 4 della leggSindaci San Biagio Acqua 2016e regionale n. 19 del 2015 che prevede la gestione pubblica ed in forma diretta del servizio idrico. Si tratta di evitare, immediatamente, che la società di gestione dei servizi idrici agrigentini che, attualmente opera in 27 comuni, continui a reiterare le sue gravissime azioni illecite, molte delle quali sono finite sotto inchiesta da parte delle procure e dei tribunali di Agrigento, Sciacca e Palermo.

Le inadempienze contrattuali di Girgenti Acque, come abbiamo avuto modo di sottolineare più volte, non si contano più. Abusi, truffe, frodi, disastro ambientale e voto di scambio politico-mafioso, sono solo alcuni dei reati contestati dalle varie Procure, per ora solo ai vertici amministrativi di una società che, a fronte di servizi pessimi ed assolutamente fuori controllo, applica tariffe che sono per lo meno il quadruplo della media nazionale. Si tratta peraltro di una società che, solo per quanto riguardo la mancata depurazione, servizio non reso ma fatto comunque pagare agli utenti in maniera fraudolenta, ha subito il sequestro giudiziario di 6 depuratori in un mese: a Ribera, Agrigento, Licata, Raffadali, Cattolica Eraclea e Montallegro.

Un’altra sua gigantesca truffa riguarda l’installazione di oltre 100 mila contatori idrici, anche questi finiti nel mirino della Magistratura, perché risulterebbero truccati e tarati in modo tale da funzionare solo con la pressione dell’aria ed in totale assenza di acqua. Del resto gli agrigentini di acqua ne hanno visto assai poca e per giunta l’hanno pagata cara ed amara! E tutto ciò mentre un intero territorio, tutti quanti i torrenti e le coste agrigentine, sono stati inondati, per anni, da maleodoranti e nauseabondi liquami fognari. Il tutto è stato dimostrato, in maniera inoppugnabile, in sede giudiziaria, monitorando tutti quanti i depuratori fin qui sequestrati, attraverso prove filmate, analisi di laboratorio ed accurate perizie. Per di più, c’è da aggiungere un altro dato fondamentale e cioè che Girgenti Acque è una società per azioni tecnicamente fallita, se si considera che ha fin qui accumulato debiti per oltre 100 milioni di euro ed ha inoltre operato per tre anni, dal 2012 al 2015, senza certificazione antimafia.

Le inadempienze di natura civile, patrimoniale e penale per revocare la scellerata convenzione con Girgenti Acque che, lo ricordiamo, risale al 2007, a questo punto ci sono tutte.

Staremo a vedere cosa succederà martedì prossimo, quando i 43 sindaci agrigentini approveranno lo statuto del nuovo soggetto che sarà deputato a gestire le risorse idriche agrigentine.

Malgrado questa intricata e scandalosa vicenda, relativa alla gestione del servizio idrico integrato agrigentino che, da amministrativa, si è trasformata in una serie di inevitabili iniziative giudiziarie, la Regione Siciliana, con il suo presidente Rosario Crocetta ed il suo assessore al ramo, il magistrato Vania Contrafatto, che sono i diretti responsabili di questo terribile sfascio gestionale, economico ed ambientale agrigentino, da anni ormai non hanno fatto registrare alcun intervento risolutivo, come era loro obbligo fare. Anzi, hanno nominato dei commissari che hanno consentito a Girgenti Acque di reiterare le sue illegali azioni in materia di gestione di tutti quanti i servizi, che è meglio chiamarli più semplicemente degli sciagurati disservizi, fin qui resi, così come hanno avuto modo di accertare gli uffici giudiziari di mezza Sicilia.

(s.p.)

salvatore-petrotto@virgilio.it

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