Partinico: iniziativa del SIAP in occasione del trentennale delle stragi

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Iniziativa del SIAP alla Cantina Borbonica di Partinico in occasione del trentennale delle stragi

 

13 Luglio, Cantina Borbonica di Partinico. Uno di quei pomeriggi che rappresentano un passo in avanti,  l’esistenza di un possibilità e di un sostrato d’interesse nel deserto culturale in cui sembra, negli ultimi tempi essere precipitata Partinico. Un’iniziativa organizzata dal SIAP, il Sindacato Italiano Appartenenti  Polizia, in occasione del trentennale delle stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio, “30 anni senza verità e giustizia”.  Sul tema “Memoria, oblio e ricerca della verità Il responsabile del Sindacato Luigi Lombardo ha presentato i quattro autori, che hanno parlato dei loro lavori: Aaron Pettinari, caporedattore di Antimafia Duemila ha parlato del suo “Quel terribile 92”, Paola De Simone, funzionario della Polizia Scientifica, ha citato il suo “Crimini al microscopio”, IMD ispettore di polizia ha illustrato il suo romanzo “Gli strateghi del male e Piergiorgio Di Cara, vicequestore, ha preso lo spunto dal suo libro “L’anima in spalla”, per illustrare il significato della memoria, da non identificare con il semplice ricordo.  Interessanti anche gli interventi della Commissaria Straordinaria, che ha tracciato e illustrato il difficile cammino di “risanamento” della città dalle presenze mafiose che hanno portato allo scioglimento del Consiglio Comunale e quello di Salvatore Borsellino, che ha espresso la sua amarezza per i risultati del processo Borsellino cinque, conclusosi ieri a Caltanissetta con l’assoluzione o la prescrizione  di tutti gli imputati, appartenenti alle forze dell’ordine, senza che ci sia stata, a suo parere la voglia di puntare più in alto verso i mandanti e i responsabili occulti delle stragi, in particolare di quella che portò alla morte di suo fratello Paolo e della sua scorta.  Il questore di Palermo Leopoldo Laricchia ha concluso i lavori con un lungo escursus sulla costante presenza del fenomeno mafioso in Sicilia, dai tempi della rapporto del questore di Palermo Ermanno Sangiorgi scritto tra il novembre 1898 e il febbraio 1900, alle rivelazioni di Buscetta, che hanno sostanzialmente confermato l’impostazione, rimasta quasi immutata della mafia negli ultimi cento anni. I vari interventi sono stati intermezzati da letture, come quelle di Monica Appresti, di Priscilla La Franca, dal suo libro “Fino alle stelle”, e di Salvo Vitale, che ha letto questa sua poesia dal titolo “Parole”.

parole

 

Siamo tutti bravi,

facciamo le manifestazioni,

ci mobilitiamo per ricordare i morti,

sì, la memoria è necessaria,

un popolo senza memoria

è un popolo senza storia,

e blablabla,

sapienti architetture di parole,

con fiocchetti, analisi,

interventi scritti, applausi,

giacca e cravatta sotto il sole torrido,

apprezzamenti per i successi conseguiti,

parate disparate,

presenza d’obbligo delle forze dell’ordine,

strette di mano, baci, targhe,

e più recentemente alberi,

rassegne dei tipi più squallidi,

in rappresentanza delle istituzioni,

il presidente, il deputato,

il sindaco, gli assessori,

il capitano, l’arciprete, i parenti,

apoteosi del cerimoniale,

passeggiate sul sangue dei morti,

scoramenti, scornamenti,

se ci va lui non ci vengo io,

verifiche dei partecipanti,

la città che non c’era,

Peppino è vivo,

non certo tra i compagni a pugno chiuso,

perché Peppino è morto

e non lotta più insieme a noi,

Paolo vive,

non certo tra i camerati a braccio alzato,

perché Paolo è morto nel caldo di luglio,

assieme ad altri di cui possediamo l’elenco

e ad altri  ancora che non ne fanno parte,

e poi, dopo la morte l’imbalsamazione,

la tumulazione nel pantheon dell’immobilità

la cera nelle orecchie per non sentire le urla,

lo stupore, l’angoscia del mare della morte

che si chiude sulle loro teste per sempre,

dentro uno spazio senza tempo.

L’applauso è un addio che ci distanzia

dalla condivisione delle loro scelte.

Più amara l’apparenza dell’impegno

che nasconde un qualche interesse.

“Noi ci dobbiamo ribellare…”

E come?

Chi si  permette di dirlo è un sovversivo

 

Nella foto di copertina Salvatore Borsellino a destra e il questore Laricchia a sinistra.

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