Diga Jato: 17 milioni per rifare il primo lotto

1102 Diga Jato Febbraio 2007 031

 

La notizia è arrivata da qualche giorno e c’è stato subito il solito politico che ha cercato di rivendicarne a se stesso il merito di avere sbloccato il finanziamento, secondo le indimenticate strategie elettorali del passato.  Pur non mettendo in discussione l’interessamento di una parte politica oggi al governo,  va detto che questa parte e il suo rappresentante  ha avuto la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, ovvero di raccogliere un prodotto da tempo e da altri seminato e coltivato. Di che si tratta?  Sono i arrivo, anzi sono già stati stanziati 17 milioni di euro per il rifacimento del primo lotto della rete di distribuzione dell’acqua irrigua. Il primo lotto ha bisogno delle pompe di sollevamento e comprende un’area che interessa la zona pedemontana che, dalla diga arriva sino ai confini con M0ntelepre. Si tratta di un impianto realizzato tra il 1970 e il 1973, lungo oltre 650 km.  Sul Quotidiano di Sicilia si legge , che andrà ad irrigare 1,7 ettari di terreni coltivati, ma evidentemente chi ha riportato questa cifra non sa nemmeno quanto misura un ettaro, oppure doveva aggiungere tre zeri alla cifra iniziale.    Il lotto è ancora fornito da tubature in amianto e presenta numerose interruzioni che da anni hanno impedito agli utenti di usufruire dell’acqua per i bisogni dell’agricoltura. Sempre sullo stesso Quotidiano leggiamo che la somma è di 10  milioni, ma da fonti certe possiamo affermare che si tratta di 17 milioni.

Se rifacciamo qualche passo indietro, troviamo che già nel giugno 2016 l’allora assessore regionale Antonello Cracolici del PD aveva annunciato, in un incontro alla Cantina Borbonica, per l’ammodernamento dei circa 7000 ettari di superficie agricola del comprensorio,  un finanziamento di 20 milioni di euro.

La cifra stanziata farebbe parte di una somma di 40 milioni di euro, non utilizzati, per la realizzazione di infrastrutture in Sicilia. Da anni il CIPE aveva messo a disposizione questa somma, rimasta congelata per le solite incapacità degli uffici tecnici di saperla utilizzare e portare avanti. Era stato finanziato e redatto  un progetto, per 450 mila euro,  che era rimpallato e continua a rimpallare tra i tavoli del responsabile del Consorzio di Bonifica ing. Marino, il MInistero delle Infrastrutture, l’assessore regionale all’Agricoltura Bandiera, sino a destare  L’interesse del senatore pentastellato Mollame , componente della Commissione Agricoltura al Senato, ha rivendica a se stesso di avere accelerato l’iter burocratico, con il rilascio dei vari nullaosta, da quello idraulico, da parte del Genio Civile, a quello sismico da parte del Provveditorato opere pubbliche, il quale, in settimana, dovrebbe dare il via definitivo. Dopodichè sarà il momento di riprogrammare l’opera imputandola al capitolo del piano irriguo nazionale 2010, di predisporre l’esecutività del progetto e, finalmente, presumibilmente agli inizi del prossimo anno, di bandire la gara d’appalto prima di dare il via all’inizio dei lavori, con l’indicazione di  tempi di realizzazione, sul cui rispetto  non siamo disposti a scommettere un euro.

Una parte del merito va anche al Comitato Invaso Poma, che dalla sua nascita spinge e si muove affinchè quella grande risorsa dell’acqua della diga Jato, presente sul territorio di Partinico e dei comuni vicini, non serva solo all’approvvigionamento idrico della città di Palermo, ma possa essere utilizzata, com’era sin dalla sua realizzazione, per l’agricoltura, attraverso una razionale distribuzione  che favorisca una ripresa del lavoro nelle campagne,  oggi in crisi per una serie di motivi, uno dei quali legato proprio a una problematica distribuzione dell’acqua per uso irriguo. Inutile sperare nell’originario e naufragato progetto di affidare agli agricoltori la gestione diretta delle acque, che oggi è stata accaparrata dal consorzio Palermo Due di Palermo, con tutti i limiti di cui il nostro territorio paga il prezzo. Da questo aspetto il sogno di Danilo Dolci e di Salvatore Termini si può dire definitivamente tramontato.

Quella che invece non bisogna metter da parte è l’idea di un rifacimento totale di tutti i lotti d’irrigazione e di un ripristino dell’originario progetto di conferimento all’interno della diga delle acque dei corsi d’acqua viciniori. Perché, se le variazioni climatiche continueranno a questi ritmi, si può correre il rischio, come già successo qualche anno fa, di avere una diga vuota.

 

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