Come nacque Radio Aut (S.V.)

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Un articolo

In un numero di Radio Sud, domenica 17 giugno 2012, con la scritta: “Se una radio è libera veramente – piace anche di più perché libera la mente”, Rosario Quagliana, uno degli animatori della Radio scrive:

“Verso la fine del 76 Radio Kasbah fu concepita una sera d’ottobre da un gruppo di compagni del  liceo scientifico. Il trasmettitore era stato procurato nel giro di qualche giorno, non abbiamo mai indagato sulla provenienza, costato poche lire, era da 10 watt, pochi, ma in  quel periodo erano più che sufficienti, trasmettevano sui 96,600 Mhz. Ognuno di noi si portava da casa i dischi e le audiocassette per la musica, nessuna scaletta, tanta libertà, tanta fantasia, tanti ideali, congiuntivo libero e anche qualche imprecazione (l’etere era l’attuale internet). E’ andata avanti per un mese e mezzo, due mesi circa, poi un pomeriggio con Orazio andiamo ad aprire la radio per iniziare le trasmissioni  e troviamo la porta del casolare sfondata e tutto il materiale rubato. Avevano lasciato solo il trasmettitore e un microfono, quanto bastava per diffondere nei cieli le nostre bestemmie (credo che quella volta non solo pure a Borgonuovo ci abbiano sentito, ma la nostra incazzatura sia arrivata a farsi sentire anche su  Marte e qualche marziano abbia spento la sua radio inorridito da quei segnali radio che arrivavano da un angolo di Palermo). Si spegne così Radio Kasbah. Il trasmettitore lo diedi a Danilo Sulis, con cui conducevo una trasmissione e che lo fece avere a Peppino Impastato, che voleva aprire una radio a Cinisi, la cosa però non andò in porto, perché dopo alcune prove capì che non faceva al caso suo. Durante le assemblee studentesche, alla fine del ’76, esponenti di alcune radio libere ci ritrovammo e decidemmo  di unire le proprie forze e le proprie esperienze  per dar vita a un’unica radio del movimento, più solida e più costante (24 ore di trasmissione al giorno). Tenendo così le frequenze e i materiali di Radio Sud , nasce Radio Sud 103, giornale di controinformazione radiodiffuso in FM su 103,500 Mhz. Anche Radio Apache ebbe vita breve: dopo la chiusura e l’ingresso a Radio Sud le attrezzature, sempre tramite Danilo,  furono vendute a Peppino Impastato per fondare Radio Aut. E’ stata dura all’inizio far capire a chi ci ascoltava, che la radio, il telefono e le telefonate  in diretta non servivano solo per richiedere canzoni e fare delle dediche, ma che servivano a far sentire a tutti la propria voce e il proprio pensiero e così ogni mattina, alle 11, aprivamo con Danilo un dibattito  con gli ascoltatori , sino alle  13,30                 ( Facciamolo insieme” era il nome del programma).

 

Un documento

L’atto di nascita di  Radio Aut, così come risulta da un documento in carta bollata, in possesso di Danilo Sulis,  è indirizzato  al questore di Palermo:

“Io sottoscritto Cavataio Benedetto, Nato a Cinisi (omissis) e ivi residente in (omissis), faccio presente alla S.V. di essere in possesso di un apparecchio radiotrasmittente operante sulla frequenza di 96,8 mhz (incasellato e corretto in 98,800 mhz), della potenza di 40 watt circa. Informa anche la S.V. che attualmente l’apparecchio stesso  è situato in corso Vittorio Emanuele 108 a Terrasini.

P.S. Facciamo presente alla S.V. Ill.ma che il trasmettitore è stato acquistato dall’Associazione Radicale di Palermo, dove era utilizzato con la denominazione  di Radio Kasbah nella frequenza di 96.00. Attualmente la radio ha assunto la denominazione di Radio Aut, sotto la direzione Responsabile  di Giuseppe Impastato, nato a Cinisi il 5.1.1948 e ivi residente in Corso Umberto 220, trasmetterà programmi culturali e di altro genere. Con osservanza Cavataio Benedetto .-  Responsabile Giuseppe Impastato – Palermo li 28-4-77

I passaggi:

-Ottobre ’78: Radio Kasbah (10 watt)inizia le trasmissioni a Palermo sulla lunghezza dei 96.600 mhz

-Dicembre 1976: Furto nella sede di Radio Kasbah e fine dell’esperienza. Dalla confluenza di alcune radio di “sinistra” a Radio Sud, nasce Radio Sud 103, dove si incontrano varie anime politiche, dai Radicali, che gestivano, con Ivo De Gasperi, l’originaria Radio Sud, all’ala oltranzista di Potere Operaio e Avanguardia Operaia, a quella più moderata di Lotta Continua. I trasmettitori dismessi rimasero sotto la gestione dell’Associazione Radicale..

-Febbraio 1977: Il trasmettitore di Radio Kasbah, tramite Danilo Sulis  viene “provato” da Peppino Impastato, che non lo ritiene idoneo. La frequenza originaria di 99,500 è indicata in un disegno a penna della radio, che originariamente doveva servire da logo.

-Marzo-1977:  Chiude Radio Apache. Il trasmettitore 40 w. viene rilevato dall’Associazione Radicale e, tramite Danilo Sulis viene proposto a Peppino Impastato

Aprile 1977: Danilo e Peppino “provano” il trasmettitore per le strade di Terrasini e Cinisi e trovano l’ubicazione della Radio in Corso Vitt. Eman. III a Terrasini. fissando la lunghezza d’onda nei 98,800 mhz,

25-aprile – 1 maggio: Prove tecniche per Radio Aut e inizio delle trasmissioni

 

Il racconto di Danilo

Ecco come Danilo Sulis, un compagno che partecipò attivamente, racconta quei momenti nel suo libro “Da Radio Aut a Radio Cento passi”: “A Palermo, anche i movimenti politici di sinistra avevano la loro radio. C’erano: Radio Pal, Aria PCI, Manifesto e altri extraparlamentari; Radio Sud e Aria Partito Radicale; Radio Apache, Indiani metropolitani e Radio Casbah, anarchici. Da un folto gruppo proveniente da Radio Pal, che in quel periodo chiudeva, e dalla fusione con le altre, nasceva Radio Sud 103, un’emittente che oggi potrei definire come la prima esperienza in Italia d’unità dei democratici… Fu per questa fusione in Radio Sud 103 che si resero disponibili alcuni trasmettitori. Potei così esaudire il desiderio di Peppino, facendogli avere il più economico in vendita. Era un valvolare militare con il quale aveva trasmesso Radio Casbah, che avendo avuto poca vita, perché bersaglio di un furto, confluì fin dall’inizio in Radio Sud 103. Ma il trasmettitore di Radio Kasbah del mio amico Rosario, che con me conduceva la trasmissione a Radio Sud 103, avendo una potenza di soli dieci watt non rispondeva alle esigenze della nascente Radio Aut. Proposi quindi a Peppino quello di Radio Apache, che appena chiusa si aggiungeva alle altre emittenti confluite in Radio Sud

  1. Con la potenza di quaranta watt il segnale arrivava bene a Cinisi e anche lungo la costa. Appena saputo che avevo trovato il trasmettitore, Peppino organizzò subito152 una serie di riunioni con i compagni di Cinisi a lui più vicini. La prima, per valutare la possibilità dell’acquisto, ma lui aveva già deciso, lo voleva assolutamente. Con l’entusiasmo che sapeva trasmettere, il sì del gruppo fu quindi cosa scontata. Per trovare i soldi si fece una colletta. Reperito il trasmettitore, ricevuto l’assenso del gruppo e raccolti i fondi, ora bisognava trovare la migliore ubicazione. Per questo, insieme a Peppino, feci alcune prove tecniche girando per la zona e i paesi vicini con una macchina fornita di autoradio. Di certo sapevamo che a Cinisi, in quegli anni, non arrivavano altre radio libere e non si riceveva bene neanche la Rai, questo perché il paese si trova in una conca tra le montagne. Siccome l’FM cammina sino a quando non trova ostacoli, alla fine il mio consiglio fu quello di trovare una sede possibilmente vicino aI mare. Così, saremmo potuti arrivare ai paesi lungo la costa, inviando contemporaneamente il segnale a Cinisi con un dipolo dell’antenna orientato verso monte. La sede trovata a Terrasini, due traverse dopo piazza Duomo, come ricordano ancora oggi alcuni partecipanti: “Fu un appartamento al primo piano piccolo e umido, ma dovendo far tornare i conti, non c’era d’avere troppa puzza al naso… salendo una scala stretta si accedeva a una stanzetta disimpegno con una libreria, a sinistra la stanza della redazione con un balcone, quello che si vede nella foto con l’insegna, da lì si accedeva alla stanza di trasmissione che prendeva luce da una finestra”.

Proposte d’intervento

Intanto le riunioni al circolo per concordare quella che oggi potremmo chiamare “la linea editoriale” proseguirono per alcune settimane partorendo infine il documento “Proposte d’intervento radiofonico”, che così iniziava:

“La costituzione di un collettivo politico riteniamo sia la condizione indispensabile per un corretto e democratico uso di Radio Aut e per fare finalmente continuità e organicità al suo funzionamento. Solo a partire da una presenza politico-culturale nel territorio, che sia al tempo stesso proposta di mobilitazione e organizzazione autonoma del sociale (comitati di disoccupati, organismi di lotta dei precari, collettivi femministi, circoli e cooperative culturali ed economiche, associazioni sportive), si può pretendere di costituire un rapporto dialettico tra Ia struttura radiofonica e l’ambiente. Non perdendo di vista le difficoltà che “Musica e cultura” e Radio Aut attraversano, ci sforzeremo di conciliare le indicazioni di carattere generale con l’esigenza di adeguare la ripresa, a breve scadenza, delle trasmissioni, ai livelli di discussione e di produzione che il gruppo esprimerà. Questo a partire dalla convinzione che il processo di trasformazione della struttura sarà lento e travagliato e che l’aderenza alle indicazioni di carattere generale dipenderà esclusivamente dalla capacità del gruppo di assumere le caratteristiche di collettivo politico. Riteniamo che l’uso democratico di una radio si articoli per livelli differenziati e dialetticamente collegati”

La prima fase della Radio

E’ ancora Peppino Impastato a raccontare le prime vicende e le prime trasmissioni:

“La disponibilità immediata del materiale radiofonico ha ridotto notevolmente i tempi di installazione e quindi i tempi di discussione. Quando Radio Aut trasmetteva (primi di maggio) ancora non era in piedi un minimo di struttura redazionale che potesse garantire la continuità di produzione e di trasmissione a partire dalle proposte uscite già in sede di discussione ed essere, al tempo stesso, momento di sintesi rispetto alla esigenza di apertura a tutte le realtà di base presenti in zona (Coll. femminista, Cons. di cantiere, Comit. di disoccupati), e quindi essere momento di intervento e amplificazione politica.

Il primo periodo di trasmissione è stato caratterizzato da momenti di buona informazione, (con particolare riferimento ai fatti del 12 maggio a Roma: uccisione di Giorgiana Masi e alla campagna per gli otto referendum), all’interno di una programmazione radiofonica lasciata allo spontaneismo e all’improvvisazione. La fascia oraria di trasmissione (dalle 16 alle 24) registrava la continuità di due programmi soltanto, notiziari e “Onda pazza” (peraltro non frutto di elaborazione redazionale) e sporadicamente la messa in onda di programmi, alcuni molto validi sul piano politico-culturale, frutto della iniziativa personale di qualcuno.

Le trasmissioni musicali coprivano un buon 70 per cento della fascia e, pur partendo dall’esigenza di dare spazio a generi non commerciali, non riuscivano però ad avere una loro organicità in quanto non collegate, in sede di impostazione e commento, a fenomeni socio-politici e culturali di cui erano espressione più o meno diretta. Ciò nonostante assente è stata la discussione per rispondere all’esigenza di mettere in piedi un minimo di gruppo redazionale che assicurasse organicità ai programmi. Comunque è stato quello il periodo di maggiore ascolto: alcune trasmissioni facevano registrare, infatti, un indice senz’altro superiore rispetto alle altre radio.

La spaccatura del quarzo ed altri inconvenienti di carattere tecnico immobilizzavano Radio Aut per un mese e mezzo. È stato uno spazio di tempo rimasto inutilizzato: sarebbe stato possibile, infatti, affrontare alcuni problemi di organizzazione interna di vitale importanza per la costruzione ed il funzionamento di una radio democratica. Ma il tipo di aggregazione che aveva caratterizzato “Musica e Cultura” si è rivelata come la cartina di tornasole anche a Radio Aut. Si tentava contemporaneamente il rilancio dell’attività del Circolo a partire dalla proposta di organizzare per i primi di agosto un secondo raduno musicale. È emersa subito l’esigenza di arrivare ad un appuntamento di quel genere con un minimo di proposte politiche, sia nel senso della collocazione all’interno del movimento di opposizione, sia nel senso di apertura dell’iniziativa a tutte le istanze politico-culturali della zona e cittadine: in mancanza di questo, si proponeva di trasformare il raduno in una festa finalizzata esclusivamente al finanziamento di Radio Aut. Né l’una né l’altra proposta passavano; il clima di sfiducia e il procedere veloce della disgregazione vanificavano tutto. Si riusciva ad organizzare solo due spettacoli teatrali che portavano alle casse della radio circa 160.000 lire. Subito dopo, a partire da un’impennata di rabbia e di disperazione, si portava finalmente fuori la mostra sul rapporto mafia-territorio. Una notevole partecipazione che si è inserita in un contesto di divieto e quindi di sfida rispetto all’autorità costituita, ispirava la convinzione che ci si trovava davanti ad un momento nuovo della vita e della storia del gruppo: il contatto con la piazza e l’inserimento all’interno di una festa in svolgimento focalizzavano però i nostri limiti e le nostre contraddizioni: in realtà eravamo soltanto portatori di una mostra e non protagonisti di una situazione politica che siamo riusciti, sì, a creare ma non a gestire.

C’erano già stati i primi contatti con “Villa Fassini” in sede di discussione per la riapertura di Radio Aut (vedasi lettera a L. C. allegata). Il rapporto con Villa Fassini ha avuto un impatto senz’altro negativo con “Musica e Cultura” e Radio Aut: e cercheremo di vedere il perché. Innanzitutto perché esso è avvenuto sul terreno che ci è ormai abituale, quello dei rapporti umani e personali; poi, a partire dalle intenzioni di Villa Fassini di inserirsi all’interno di un processo di disgregazione già in atto per mancanza di retroterra politico, perché è stato portatore di posizioni pseudo-culturali e pseudo-ideologiche ammantate di efficientismo e funzionalità che, in assenza di valutazioni puntualmente critiche, hanno funzionato come acceleratore di disgregazione e di penetrazione all’interno del gruppo: è stato il momento in cui passava la proposta delle commissioni a partire dalla teorizzazione del rifiuto di ogni impostazione di carattere politico.

Sintomatico a questo proposito è stato il funzionamento di alcune commissioni; non momento di elaborazione politica e culturale ma momento dello stare insieme (vedi tentata esperienza balneare della commissione cultura) a partire dal quale andare in sala trasmissione per proporre non si sa bene cosa. Siamo alla vigilia della trasgressione a chiappe selvagge (vedasi lettera a L.C. allegata).

L’allargamento della fascia oraria ed il non funzionamento delle commissioni costituivano la caratteristica della nuova fase di trasmissione. In un contesto di spontaneismo selvaggio e di aumentata improvvisazione, marciavano comportamenti e atteggiamenti “originali” spacciati per “trasgressivi”: Incredibili manifestazioni tra l’esibizionismo e il narcisismo, associate alla ricerca e alla proposizione forzata di un linguaggio “disinibito”, allucinanti stravaganze da rotocalco scandalistico venivano esibite come proposte di liberazione sessuo-politica

Radio Aut rischiava di divenire lo strumento di diffusione di un codice comportamentale pseudo-liberatorio e di “certa filosofia freak” che, da Parco Lambro in poi, ha prodotto soltanto situazioni di “pacifico accampamento ai margini della società del lavoro e della miseria”: La scissione del personale dal politico (rifiuto del politico) e la sua riduzione a dimensione privata (autarchia della esperienza) hanno contribuito a creare una situazione di vera e propria “atomizzazione” di settori di movimento tendenti ad allargarsi sempre più e a collocarsi in uno “spazio cuscinetto” tra sinistra rivoluzionaria e sinistra istituzionale. Il rifiuto dell’organizzazione, tipico di certa “area creativa”, si configura di fatto come rifiuto della teoria rivoluzionaria. È uno “spazio cuscinetto” destinato a sfociare sul terreno del disimpegno qualunquistico o a disperdersi tra le braccia gratificanti della mamma revisionista: tutto questo a partire dal processo di radicalizzazione dello scontro sociale e di classe.

La tendenza del sociale all’autonomia comporta, sì, il rifiuto del politico inteso in senso tradizionale (delega, rappresentatività, centralizzazione burocratica, ecc.) ma non il rifiuto dell’organizzazione autonoma di base e della teoria rivoluzionaria. In queste condizioni, ancora una volta, il “fumo” rischia di giocare il ruolo di veicolo di penetrazione per comportamenti e atteggiamenti, a dir poco, pericolosi. Riteniamo sia urgente l’apertura di un dibattito, su scala generale, sul rapporto tra area creativa e pratica rivoluzionaria (in questo senso è stata concepita la lettera inviata a Lotta Continua e mai pubblicata).

Nonostante si fosse tentato più di una volta a Radio Aut, di aprire la discussione su questa problematica non è stato mai possibile farlo collettivamente e in maniera critica, anche se non sono mancate le polemiche e le forzature (allontanamento di Villa Fassini dalla radio).

All’interno di un processo di accelerata disgregazione, le trasmissioni continuavano a disarticolarsi e ad essere sempre più precarie: ancora una volta soltanto i notiziari e qualche trasmissione, frutto di iniziative personali, rompevano il procedere caotico dell’attività della radio.

Lapide radio Aut

Lapide radio Aut

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Cominciavano ad arrivare i primi contributi, anche se saltuari, del collettivo femminista.

A metà settembre, vista l’insostenibilità di una fascia oraria così diffusa (9-24), si tornava a trasmettere dalle prime ore pomeridiane sino alla mezzanotte. Questa soluzione di per sé non risolveva i problemi di organizzazione e produzione radiofonica. Infatti emergeva subito dopo l’esigenza di un collettivo redazionale, visto anche come collettivo politico e come momento di riaggregazione del gruppo sulla base di una fuoriuscita nel sociale e di una penetrazione del sociale stesso all’interno della struttura.

L’inchiesta sulla condizione giovanile è stato il primo passo in questa direzione nuova, anche se ancora stenta a procedere; essa costituisce un tentativo di analisi e di intervento sulla strada dell’elaborazione di una piattaforma politica e della rifondazione di “Musica e Cultura” e Radio Aut: la costituzione del collettivo politico è il momento centrale, di analisi e di sintesi, di quasi due anni di attività. In questo senso, e solo in questo, è da intendere l’interruzione delle trasmissioni di Radio Aut e la costituzione di una commissione aperta che si occupa di ricercare linee di discussione critica sulle esperienze precedenti e proposte di analisi e di interventi politici.

Riteniamo che sia il momento di operare delle scelte che possano risolvere la crisi che stiamo vivendo e aprire la possibilità di esperienze sociali e culturali, da valutare collettivamente nelle loro articolazioni, per un nuovo rapporto con la realtà ambientale e territoriale.”

(Peppino Impastato: Radio Aut: proposte d’intervento radiofonico in S. Vitale : “Nel cuore dei coralli”  Peppino Impastato, una vita contro la mafia”)

Questo documento, successivo all’allontanamento dei “creativi” di Villa Fassini, ma non solo di quelli, è stato scritto presumibilmente dell’ottobre 1977: fu in quel periodo che Peppino me ne diede una copia. Qualche mese dopo scrisse quella terribile lettera in due versioni, in cui esprimeva tutta la sua delusione e amarezza per tutto quello in cui aveva creduto e che lo aveva deluso, idee e compagni, legati al Movimento del ’77, da cui si era generato lo sfascio delle strutture e dei movimenti legati all’estrema sinistra.  Non so se ero tra i “vecchi compagni” che gli davano coraggio, fiducia e affetto”, ma già, qualche mese dopo, era pronto per l’ultima battaglia, quella di conquistare un seggio al consiglio comunale. Dalle cassette di “Onda pazza” che ho salvato, si può notare che già dal febbraio 1978 Peppino aveva selezionato, anche con l’occupazione della radio, amici e collaboratori e aveva deciso di muoversi su due piani, uno quello istituzionale, per la presenza al Comune, l’altro quello dell’informazione radiofonica, come strumento per spingere l’ascoltatore all’apertura di una riconsiderazione del proprio vissuto come  alterato dal messaggio trasmesso dall’esterno con il suo raffinato potere di persuasione.

 

Nota: Tengo a precisare, poiché esistono rospi velenosi pronti a negare ogni mia parola, che non ho partecipato alla creazione di Radio Aut, perché in quel momento insegnavo a Lercara Friddi e abitavo lì, quindi, se qualcuno mi ha definito “co-fondatore” della radio si è sbagliato. La mia partecipazione diventa attica e costante a partire dal settembre 1977.

 

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