25 MAGGIO 1978: Interiorità di Peppino

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Il mare è piatto come una tavola. Mi sono sempre chiesto com’era il volto sentimentale di Peppino, cosa c’era sotto la scorza esteriore dell’”animale politico”, che tutti gli conoscevamo.  Peppino non parlava mai dei suoi momenti interiori, dei suoi problemi personali, dei suoi amori, se pure ne aveva avuti. Gli appunti che ho trovato mi hanno aperto un nuovo orizzonte, quasi un pozzo senza fondo. C’è un particolare del quale ho discusso con Giovanni: abbiamo deciso, per il momento, di non pubblicare alcuni passaggi, perché a Cinisi farebbero presto a trovare argomenti per gettare altro fango sull’immagine di Peppino.

Si tratta di sei riferimenti. Il primo, scritto a pag.2 è relativo alle sue prime esperienze politiche, nel corso della militanza nel PSIUP:

“m’innamorai, subito dopo, e fino alla follia di un mio giovane compagno di partito: non espressi mai i miei desideri, ma in questa dimensione schizoide ho costruito larga parte della mia dimensione politica tumultuosamente”

Il secondo, sempre nella stessa pagina:

“Sbandamento e disperazione. Un brevissimo e tormentato attaccamento affettivo ad una compagna che tanto mostrava di capirmi, poi alcool e simpamina”.

Pag. 4: “Mi innamorai ancora una volta di un mio giovane “compagno”. E’ stato forse quello il periodo più straziante e al tempo stesso più esaltante della mia esistenza e della mia storia politica”.

Più avanti, a pag. 6:

“Mi innamorai follemente di una ragazza, ma riuscii a costruire soltanto un rapporto lunghissimo e schizofrenico, incomprensibile, kafkiano addirittura. Il risultato: ne uscii con le ossa rotte e ancora più incapace di rapporti col mondo esterno”

Il rapporto con Rostagno (pag.8) non sembra avere sfondo emotivo, ma solo politico:

“Conosco Mauro Rostagno: è un episodio centrale nella mia vita degli ultimi anni…… stringo sempre più i rapporti con Rostagno: rappresenta per me un compagno che mi dà garanzia e sicurezza, comincio ad aprirmi alle sue posizioni libertarie, mi avvicino alla problematica renudista.”

(Nota: per il testo autografo e integrale del breve memoriale di Peppino è stato pubblicato in  “Lunga è la notte”, a cura di Umberto Santino, Palermo 2002-2008  pagg.115-124)

L’ultimo riferimento è dato dall’acrostico di una sua poesia: “Amore Non Ne Avremo”. Non siamo riusciti a individuare questa misteriosa Anna.

Butto giù quattro righe:

Ti riscopro tra la neve dei mandorli,

petalo anche tu, staccato dal vento.

Tra i frammenti di luna, sul mare caldo,

anche tu scaglia di luce inafferrabile.

Nella sera d’agosto, sulla spiaggia,

con il corpo abbronzato, poi distrutto.

Nel mattino d’aprile, sul divano

A tentare una via di comunicazione

Tra le nostre schermate solitudini.

Ti risento amplificato, senza enfasi,

pronunciare la tua elegia di morte.

In mezzo alla nostra fame di bisogni

Aprire rivoli di speranza e d’incontro.

E ancora, nella tela dell’angoscia,

piangere e rialzarti con la consueta energia.

Da molto ci sei stato. Non avevo che te,

compagno, finito nella notte,

portando in fondo alla gola

la paura di darmi un bacio.

Mi riporta su questa terra Pietro, che mi spruzza addosso un po’ d’acqua salata.

(dal libro di Salvo Vitale “Cento passi ancora” ed. Rubbettino 2014)

 

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