Magliette rosse: cattiveria e disinformazione scatenate sul web

 

 

Sulla vicenda delle magliette rosse indossata da una commissione di esami di stato come momento di adesione alla giornata,  organizzata da don Ciotti il 7 luglio, “per fermare l’emorragia di umanità” che sta attraversando il mondo, si è scatenato il fini-mondo. Tutti quelli che col ditino sul cellulare sono pronti a schizzare veleno su chi osa avere qualche idea diversa dalla propria, hanno ritenuto di potere dire la propria con affermazioni offensive, ingiurie, minacce, idiozie al limite del delirio e al punto da lasciar pensare che l’episodio sia stato strumentalizzato per ben altri scopi. Cominciamo dagli errori d’informazione, nati per una errata ricostruzione delle notizie fatta da un blog locale:

Primo: si è sbagliato scuola: il Liceo Scientifico di Partinico non c’entra, perché l’episodio è avvenuto in un’altra scuola  e in una commissione con un suo Presidente che, anche lui, ahimè ha aderito all’iniziativa. Quindi il Liceo non è stato il luogo “del delitto”.

Secondo: e allora perché? Strumentalmente è stato fatto segno di attacchi violenti e fuori luogo, un post di una stimata docente del Liceo di Partinico che ha fatto un plauso all’iniziativa della Commissione in maglietta rossa, per gli alti motivi umanitari che voleva trasmettere, ma questa docente lì non c’era, era a casa sua. C’era invece, nella commissione madonita una docente del Liceo di  P36677998_10211817584501711_6542316535724113920_n (1)artinico, che non era quella che si era complimentata con i suoi colleghi. E quindi  il Liceo finisce con l’esserci solo indirettamente.

Terzo: la Preside del Liceo e molti altri docenti hanno aderito alla manifestazione in maglietta rossa tenutasi in piazza a Partinico e non a scuola. Ritorna la domanda: e allora perché il Liceo di Partinico? E’ chiaro che è proprio per questo.  L’idea che “politicamente” si voglia mettere le mani su questa scuola è legittima. Il Liceo è culturalmente il punto più avanzato, in provincia di Palermo, sia come qualità dell’insegnamento, e quindi come preparazione dei docenti, sia come locali, strumenti e funzionalità e delle sue strutture, sia come riconoscimenti e risultati nazionali conseguiti da parte degli alunni.

E’ da dire che nella scuola, oltre alle plendide persone in maglietta rossa e a quasi tutto il personale, c’è solo che non va, il nome del titolare, dell’intestatario, e cioè “Santi Savarino”, un giornalista che firmò l’approvazione delle leggi razziali di Mussolini, che fu senatore democristiano, eletto con i voti del mafioso Frank Coppola, con il quale intrattenne una lunga amicizia e corrispondenza epistolare, agli atti della Commissione Antimafia, e successivamente candidato non più rieletto nelle liste del Movimento Sociale Italiano. Filomafioso e filofascista. Ma è acqua passata, altrove c’è di peggio. Non mancherà certamente qualche rappresentante politico locale che tiene accesa la candela all’effigie del duce, che leggerà le cose al contrario, ma se succede, troveremo le giuste risposte.

 

Le mistificazioni

Ma andiamo alle mistificazione sulla manifestazione:

“Al Liceo Scientifico di Partinico si fa politica”, ha tuonato  il  candidato a sindaco della Lega, con lo slogan “Salvi-amo Partinico”,   alla prima riunione del Consiglio Comunale. Non si sa su che cosa questo politico di lungo corso, basi le sue informazioni, a quali docenti si riferisce, quale tipo di politica si faccia, e non si capisce perché “fare politica” debba essere ritenuto un fatto negativo, proprio da chi è un professionista della politica. Proprio questa cattiva visione della politica ha allontanato la gente dalla politica e ne ha fatto uno strumento riservato ai pochi furbi che la sanno usare.

Ed è proprio sul “fare politica” a scuola che si sono aperte le cataratte da parte di coloro che sostengono che a scuola bisogna insegnare solo nozioni e che ad educare i propri rampolli ci deve pensare la famiglia. “A scuola non si fa politica” era uno slogan tipico del fascismo, che tra le materie aveva anche quella dell’educazione fascista, persino all’università, con apologie varie del duce che ci guida e ci conduce. Era la sola politica ammessa. Quando finì il regime ci si accorse che tra i maestri, quasi tutti democristiani  e i docenti di altro livello c’era qualcuno che si era schierato con la famigerata sinistra che tagliava le teste ai cristiani e mangiava i bambini. E allora ripartì lo slogan, che comunque escludeva l’insegnamento della religione, quale “coronamento dell’educazione scolastica”. Quella non era politica. La cosa tramontò dopo il 68, poiché la gran parte dei docenti apparteneva alla sinistra, si scoprì che il dialogo e la convivenza tra cattolici e comunisti era possibile, sino a quando, con l’avvento del berlusconismo, si scatenò la crociata contro l’odiata sinistra, al punto che la parola “comunista” diventò un’offesa. Oggi, con il dilagare del leghismo, che con il suo 16% è riuscito a prendere in mano il paese, oscurando i pentastellati suoi alleati, è riemerso il peggio della politica che si pensava scomparso ed è tornata un’offensiva, questa volta mediatica oltre che politica, proprio sul “fare politica”. Perché a scuola non si dovrebbe fare politica? Ho già citato altre volte l’affermazione che “dire di non fare politica a scuola è il peggior modo di fare la peggiore politica”. Cioè l’antipolitica è politica. Gli “antipolitici”, da Berlusconi a Grillo, hanno usato l’antipolitica per conseguire i loro successi politici. E poi perchè e come si fa a non fare politica? E’ possibile spiegare ai ragazzi concetti come la democrazia, il liberalismo, lo stesso cristianesimo, il socialismo, senza fare politica? E’ possibile spiegare gli eventi storici senza parlare delle motivazioni politiche che li hanno determinati? Perché di politica si può parlare in piazza, in consiglio comunale, in televisione, in chiesa e non a scuola? Solo per informare il politico-antipolitico consigliere comunale di Partinico, sarebbe giusto e doveroso “fare politica”, a scuola perché la politica dovrebbe insegnare a convivere nella “polis” nel rispetto reciproco delle regole e delle idee, non nell’odio e nella spietatezza. Ma l’assurdo è proprio lì, ovvero che al Liceo non si fa politica, o se ne fa pochissima, poiché tanti docenti si sentono infastiditi e disturbati quando si organizzano iniziative educative fuori dalla loro cattedra, e pertanto, se il grande patrimonio di intelligenze e di preparazione di molti docenti di cui in questo momento dispone il Liceo, potrebbe organizzare momenti alternativi di conoscenza di letteratura, arte, scienze varie, tra cui l’educazione alla legalità, spesso ci si ferma davanti all’ostilità di docenti che “non vogliono perdere ore di lezione”.

Detto questo andiamo all’atto finale della mistificazione: nel caso delle magliette rosse si è scambiata la politica con l’etica. Il significato morale dell’”emorragia di umanità”, dietro cui chi ha un minimo di intelligenza capisce che non ci sta solo il problema dei migranti, ma quello universale del rispetto dei diritti umani, è stato scambiato per problema politico, poiché il ministro Salvini , con tutti i suoi seguaci, si è sentito “rimproverato”, per non dire “disturbato” da questo “grido d’allarme” e dall’invito a fermarsi davanti al rosso del semaforo per riflettere un momento. E allora dagli a tutti i rigurgiti d’intolleranza, di razzismo, e alla presunzione, da parte di ignoranti di strada,  di dire o addirittura insegnare ai docenti come dovrebbero fare il loro lavoro.  In questo caso niente riflessioni, niente umanità, ma la solita demagogia del mistificare il colore del rosso, il suo significato per una giornata, in attacco politico contro cui si permette di dissentire dalla politica sull’emigrazione. Il  sottosegretario leghista all’istruzione, nella sua ignoranza ha detto che a scuola non bisogna neanche trasmettere ideologie, e quindi cancelliamo la filosofia, dalle materie, e magari lo stesso cristianesimo, visto che Bergoglio, il giorno prima, ha detto le stesse cose di don Ciotti, ma vestito di bianco. I principi educativi che fanno parte obbligatoria dei piani di lavoro degli insegnanti, primo fra tutti quello del rispetto dei valori umani, come voleva dire il rosso di Libera, vanno cancellati. E infine l’ultima cattiveria insinuata dalla Meloni, ovvero che si è fatta violenza nei confronti di candidati che avrebbero potuto dissentire dalle idee dell’insegnante che li interrogava. Forse la camerata ha scambiato la scuola e i suoi docenti, per la sede del fascio.

Qualcuno addirittura ha parlato di licenziamento per tutte le insegnanti in maglietta rossa. Forse si potrebbe fare di meglio: deportarle in Siberia o ad Auschwitz.  Non è escluso che la cattiveria e la strategia politica arrivi al punto di una minacciata ispezione e a ritorsioni di tipo fascista, per dare l’esempio di come “a scuola non si fa politica” e che i valori umani, anche quelli cristiani, sono roba da mettere all’indice. Ahimè!!!

Intanto il Consiglio d’Istituto del Liceo di Partinico è stato convocato per il prossimo venerdì, per stilare e approvare una dichiarazione di solidarietà e di sostegno alle proprie docenti volgarmente fatte segno di attacchi violenti e di insulti da parte di teppistelli di vario tipo,  per ribadire la volontà di continuare a portare avanti i principi di rispetto dei diritti umani previsti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Pubblicato su Antimafia Duemila 11 luglio 2018

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