Qualche idea per fare antimafia sul serio

Magistrato

 

 Le leggi sino l’unico strumento che consente di governare, di convivere e di produrre, e, nelle democrazie più avanzate, oppure nei regimi con aspirazioni di parità sociale ed economica, di conseguire una dignitosa  sopravvivenza a chi è senza lavoro e senza alcuna ricchezza. Un filo sottile tiene assieme tutto il complesso mondo che dovrebbe solo servire a fare applicare le leggi, ma che spesso pretende di elaborare queste leggi. La divisione dei tre poteri teorizzata da Montesquieu non è possibile e spesso si risolve nel tentativo di uno dei tre poteri di assorbire l’altro, con la pretesa di imporre regole e normative ai limiti dell’assurdo. Si parla da decenni di una riforma del Consiglio Superiore della Magistratura, eternamente in mano alle correnti interne ai magistrati, segue la riforma del processo penale, soprattutto nell’indicazione dei tempi per arrivare a sentenza. Si va avanti nel delicato settore del  rapporto tra magistratura e informazione, considerato che i giornalisti sono ormai passacarte delle strategie inquisitorie dei magistrati, e considerato soprattutto che non si può criticare il loro operato, pena la condanna per diffamazione: la tutela della libertà di informazione comprende anche una revisione di tutta la normativa, che penalizza economicamente i giornalisti, compresa quella delle querele temerarie. Seguono i rapporti tra magistratura e attività politica e quindi la disinvoltura con cui il magistrato sceglie la politica ed eventualmente ritorna a far la sua normale carriera. Da tempo si parla di riformare anche la ,  “Legge Anselmi”, visto il sensibile fastidio che dà a tutti quelli che si ritrovano a far parte di associazioni segrete e meno non segrete, con finalità nascoste e con i tentacoli nella Pubblica amministrazione e nei servizi pubblici essenziali. Poco è messo sul piatto delle riforme rispetto all’aumento di personale e di mezzi per coprire i vuoti mostruosi di vari reparti dei tribunali, con conseguenze di allungamento dei tempi, di indagini arraffazzonate e di superlavoro per i magistrati. Altro punto dolente è quello delle misure di prevenzione amministrative (dalle interdittive prefettizie, allo scioglimento dei Comuni per infiltrazione mafiose) e  quello delle misure di prevenzione patrimoniali. Buona parte della magistratura difende a tappeto queste misure, che danno un potere enorme, scavalcando, in nome dell’ordine pubblico, qualsiasi indicazione costituzionale. Il caso Saguto ha mostrato tutti i limiti di una legge che consente di aggredire, senza documentato motivo, i patrimoni dei privati e di affidarli a incompetenti amministratori che ne depredano le risorse e provocano la fine dei rapporti di lavoro di tanti dipendenti. Purtroppo la proposta di una sentenza penale, prima della confisca, è stata accaparrata da Forza Italia ed ha causato lo stracciamento di vesti del mondo dell’Antimafia ufficiale, che tenta di far credere che si tratti di un arretramento nel terreno della lotta alla mafia. Altre riforme bollono in pentola, come quella dell’ergastolo ostativo, quella del 41 bis e più generalmente del carcere, il destino della Direzione Investigativa Antimafia, quello della Direzione Nazionale Antimafia, il ruolo dei collaboratori di giustizia , la tutela dei testimoni, delle vittime di racket e di usura che decidono di denunciare, delle donne e dei minori che vogliono rompere i legami con le famiglie mafiose di appartenenza, la valorizzazione del ruolo dei “segnalanti”, da non additare come “spioni”, le lavoratrici e i lavoratori che si ribellano allo sfruttamento lavorativo, le condizioni di lavoro delle Forze di Polizia, a cominciare da quella penitenziaria, la capacità di valorizzare il ruolo dei “segnalanti” e di gestire con trasparenza i fondi del Pnrr, la determinazione con la quale si contrasta l’evasione fiscale e quella con cui si mette mano alla legalizzazione della cannabis o all’approvazione di uno ius scholae, nei confronti di norme che ci collocano in fondo alla graduatoria degli stati che godono di particolari diritti. Inoltre non bisogna considerare come estraneo o ostile il lavoro della procura Europea. (Elaborazione di una nota Facebook a firma Zuppi)

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