L’eterno dramma della sinistra: divisi per perdere

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La sinistra italiana perde il pelo, ma non il vizio. Alle elezioni di settembre si presenta, come al solito frammentata, e quindi perdente già in partenza, con i soliti distinguo, con i soliti puntini, con il solito “se c’è lui non ci sto io”, non inventato da Calenda. Difficile orientarsi in questo arcipelago di sigle, col rischio di sbagliare e vedersi rovesciare addosso anatemi e precisazioni. Si tratta di un arcipelago, tipo quello della Micronesia, dove ognuno è un’isola, ogni tanto alcune isole si mettono in comunicazione e fanno un gruppo o un partito, salvo poi, dopo le prime avvisaglie di maltempo, tornare nella propria inattaccabile solitudine, dove domina l’assolutezza della verità e la soddisfazione di averla conseguita, il risentimento rancoroso verso ogni aspetto della civiltà capitalistica, e spesso  ogni forma di civiltà, la mitizzazione di una rivoluzione, come evento catartico sempre rinviato “perché non ci sono le condizioni”. Mettiamo in conto l’errore, primo fra tutti quello di definire una parte dei movimenti come “sinistra draghiana”: si troverebbe sempre qualcuno pronto a dire che Draghi non gli piace, non è di sinistra, ma che lo considera un “male necessario”, e così, al momento, si possono ricostruire le seguenti formazioni.

 

Sinistra antigovernativa

Italia Sovrana e Popolare“. (15 sigle) Nasce nel luglio 2022 e si ripropone di rivedere l’azienda Draghi e la “dittatura sanitaria” imposta dal Covid. Della coalizione fanno parte Francesco Toscano, di “Ancora Italia”, Marco Rizzo , di “Partito Comunista”, Stefano D’Andrea, di “Riconquistare l’Italia”, Antonio Ingroia, di “Azione Civile”, Francesca Donato, di “Rinascita Repubblicana”, Igor Camilli, dei “Comitati No Draghi”, e Francesco Nappi, di “Italia Unita”: capo politico della coalizione, l’insegnante Giovanna Poloni. Non è stato al momento possibile conoscere le altre otto sigle. La prima difficoltà  è quella di raccogliere 30 mila firme per presentare il simbolo entro il 20 agosto.

 

L’Unione Popolare De Magistris si pone in alternativa con i suoi esponenti Simona Suriano di “ManifestA”, Maurizio Acerbo, del “Partito della Rifondazione Comunista”, Marta Collot e Giuliano Granato di “Potere al Popolo”: ecologia, lavoro, pacifismo sono il collante comune; anche qua c’è la difficoltà delle firme da raccogliere

 

Indecisi ancora se far coalizione col PD  sono Sinistra Italiana. di Nicola Fratoianni + Europa Verde (Angelo Bonelli) . Le ultime notizie parlano di contatti con i Cinquestelle.

Poche notizie dal movimento di Pippo Civati “Possibile”

 

Sinistra filogovernativa

II Partito Democratico di Enrico Letta è il capofila di un campo originariamente largo, con i cinquestelle, adesso più ridotto con  Azione (Carlo Calenda) e + Europa(Della Vedova-Bonino) , cui si aggiunge il Partito Socialista Italiano di Nencioni e    “Articolo Uno”, Movimento Democratico e Progressista  di Roberto Speranza. Quest’ultimo ha tentato un’alleanza, nel 2017 con “Campo Progressista” di Giuliano Pisapia, ma il sodalizio è durato poco. Proviene dai Popolari il gruppo “Democrazia Solidale , in sigla DemoS, che ha da poco annunziato che parteciperà alle elezioni politiche di settembre in una lista unitaria — insieme ad altre forze politiche europeiste di ispirazione socialdemocratica e progressista denominata «Italia Democratica e Progressista».

 

Fuori coalizione,  con collocazione centrista, ma con aspirazioni genericamente progressiste,  sono Italia Viva” (Renzi), Il “Movimento Cinque stelle” (Conte) e “Impegno Civico”, ovvero  “Insieme per il futuro” (Di Maio) e “Centro Democratico” (Tabacci)

 

La situazione giornalmente presenta colpi di scena. Ieri sembrava che Sinistra Italiana e i Verdi di Bonelli fossero fuori, poiché Calenda non li voleva, oggi invece sono dentro, mentre Calenda si è tirato fuori. Non si hanno notizie sull’equilibrio nervoso di Enrico Letta

 

Nota didascalica:

 

Nel campo della sinistra a sinistra del PD,  giudicato un partito di destra, queste sono le componenti più note identificate:

1) “Liberi e Uguali” si è frammentato in almeno 5 gruppi: 1) “Sinistra italiana” di Fratojanni e Di Cristofalo; 2) ”É Viva” di La Forgia e altri; 3) “Patria e Costituzione” di Fassina; 4) “Leu” di Bersani e altri ex Mdp 5) “Futura” di Laura Boldrini e altri.

2)“ Potere al popolo” si é a sua volta ridiviso in 6 Gruppi; 1) “Rifondazione Comunista”; 2) “Partito comunista Italiano”(Arboresi) 3) “Partito del Sud”; 4)”Potere al popolo” (Cremaschi- Garofalo) 5) “Risorgimento Socialista”; 6) “Sinistra Anticapitalista”(Turigliatto)

3) Partito comunista di Marco Rizzo

4) Partito comunista dei lavoratori di Ferrando;

Oltre a questi 13 partiti comunisti o di sinistra che si presentano abitualmente alle elezioni, ci sono almeno altri 20 soggetti politici che si richiamano al comunismo, che non si presentano,  citiamo            ”Lotta Comunista”, Sinistra critica, Unire la Sinistra, “Sinistra, Classe, Rivoluzione”, movimento nato nel 2016, nello stesso anno di “Senso Comune”,  “Falce e Martello” , “Rete dei Comunisti”, movimento appena nato, che raccoglie parecchi aderenti ai sindacati di base Il totale dei partiti comunisti, o comunque di sinistra raggiunge e supera le 40 sigle.

Questo articolo è stato pubblicato su Antimafia Duemila il 6.8.2012

Chi volesse approfondire l’argomento può leggere il mio breve saggio “Cupio dissolvi”, pubblicato su Antimafia Duemila il 30.11.2021

 

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