Guido Orlando ricorda Peppino Impastato

225 Guido a Radio Aut

Guido Orlando è stato uno dei compagni più vicini a Peppino Impastato. Una sua breve biografia si può leggere nel mio recente libro “Intorno a Peppino”, (editore Di Girolamo – Trapani) ,da dove è tratta anche questa sua testimonianza (S.V.)

Sono seduto dietro la scrivania della radio, la stessa in cui ho scritto tutti i notiziari e le stesure dei miei programmi, e ho ancora davanti agli occhi i terribili momenti passati la notte scorsa tra i vicoli e le strade buie di Cinisi e Terrasini. La notte passata in bianco e poi la terribile notizia alle prime ore del mattino. Peppino non c’è più! Non ci posso ancora credere, anche se in fondo penso che lo sapevamo, non l’avevamo mai tenuto in conto, ma dentro di noi avevamo sempre saputo che qualcosa prima o poi sarebbe accaduto.

L’atmosfera è incredibile e quasi surreale, sembra che i colpevoli siamo noi, lui un terrorista e noi i suoi fiancheggiatori. Stanno perquisendo tutte le nostre case. Cerchiamo di nascondere tutto quel materiale che potrebbe essere sospetto, tipo le riviste anarchiche. Le case dei mafiosi invece non vengono neanche sfiorate.

Gli altri compagni sono sul luogo del delitto a cercare prove, visto che gli inquirenti non sembrano intenzionati a farlo. lo invece rimango, da solo, alla radio. Qualcuno deve pur rimanere.

Arriveranno le telefonate dei giornalisti e di tutti quei compagni che vogliono sapere la verità. Una verità che i giornali, tranne Lotta Continua ed il Quotidiano dei lavoratori, sembrano ignorare, o meglio, vogliono ignorare. E poi c’è quest’altra notizia molto più importante per i media, “è stato ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro”.

Non riesco a calmarmi, ho davanti a me la poltrona dove fino al giorno prima stava seduto Peppino, sempre in quella sua posizione, con le gambe accavallate nei bordi a toccarsi la barba. Penso a tutto quello che ci siamo detti ed a quello che avrei voluto dirgli ma che non avevo avuto il tempo o il coraggio di farlo. Penso a tutte le volte che mi ha aiutato nelle trasmissioni, ai consigli che mi dava. Ma ho la certezza che ormai è tutto finito. Le parole che noi compagni usiamo in questi casi “Peppino è vivo e lotta insieme a noi” questa volta non le credo vere. Peppino ce l’hanno massacrato e con lui si sono portati tutti i nostri sogni, le nostre speranze, la nostra voglia di cambiare il mondo.

Ho davanti un foglio bianco, penso e scrivo:

 

Peppino ti ricordi quando mi hai aiutato a fare

la trasmissione su Fausto e Iaio

tu sapevi usare sempre le parole giuste

per ricordare che il potere ha già fatto molti morti.

Hai pure voluto ricordare l’anniversario di Pinelli,

di Sacco e Vanzetti hai sempre pensato a Francesco

a Walter, a Giorgiana, a Mauro

e a tutti gli altri compagni

morti di stato.

Ora ti aspetto per pensare anche a te

perché non è vero che sei vivo

ma siamo noi che moriamo

sempre più dopo le vostre morti

 

Poi arriva una telefonata di un compagno di Napoli che chiede notizie, e dimentico il foglio.

Pur nello sconforto più assoluto, ho una sola certezza, le idee che ho condiviso con lui e tutti gli altri compagni non le abbandonerò mai, le devo a lui. Non so se avrò più la forza di lottare mettendo ci la voglia e la spensieratezza di prima, ma vivrò sempre nel nome di quegli ideali.

 

 

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Secondo me lui viveva questa contraddizione, anche se lui era il leader politico e voleva fare il politico, secondo me, però, lui ne soffriva che oramai aveva quel ruolo e non poteva andare sul personale, anche lui divertirsi ogni tanto.

Io alla radio facevo programmi rock, sia italiano, inglese e americano. Facevo programmi sociali, mi ricordo ho fatto una trasmissione sugli indiani d’America, e poi c’era la famosa onda pazza. Il materiale l’avevamo comprato d’occasione e quindi non avevamo speso molto. Lavoravamo gratis e con l’autofinanziamento.

Mi manca fisicamente, però è come se fosse sempre dentro me, perché io tutte le scelte che ho fatto nella mia vita le ho fatte sempre pensando a lui e pensando ai valori in cui, grazie a lui, ancora credo

(Guido Orlando

 

 

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