Condoglianze

Iconoclastia

 

Ci sono frasi fatte che si riservano al momento della morte di qualche persona cara o stimata, ma che non hanno alcun senso. “Che la terra ti sia lieve” non vuol dire niente: in alcuni paesi dove ancora resiste l’inumazione, ovvero il sotterrare i morti, la frase avrebbe un senso, ma in Italia e in quasi tutti i paesi europei, per questioni di spazio si è costruito il luogo, anzi il loculo  in cui sistemare il defunto,  in altezza, realizzando immensi alveari condominiali in cui ogni morto è riconoscibile solo dal nome in una lapide marmorea di cm. 50×50 o poco più. Quindi il problema della terra lieve non si pone neppure. Non parliamo delle mille bare ammassate al cimitero dei Rotoli di Palermo, in attesa di sistemazione: per questi non c’è né terra lieve né pace.  Altra frase cui si ricorre spesso è quella del “buon viaggio”, “buon cammino”, quasi che il morto potesse intraprendere uno spostamento verso una nuova sede, certamente più felice e più fortunata di quella in cui ha trascorso l’esistenza. La frase è usata anche dai non credenti, forse per adeguamento al linguaggio comune. Per quelli che credono nell’immortalità dell’anima la cosa si colora di luci, speranze, colori, gioie ecc, non comunque per i cattivi che finiscono tra le fiamme dell’inferno. L’augurio di bon viaggio lascia preludere a un cammino più o meno lungo, prima di trovare la pace eterna. Ma perché uno dovrebbe camminare tanto? Forse per purificarsi? Per espiare? E se si tratta di gente che, come me, ha serie difficoltà di deambulazione? Se si tratta di gente in carrozzella?  Qualcuno ripiega in “Che il sonno ti sia leggero”: ma quale sonno? Se è quello della morte non può avere peso, e quindi non significa niente. C’è poi il tradizionale “Requiem aeternam”, l’eterno riposo, inteso come dono di Dio. In questo riposo, che per essere eterno rischia di diventare noioso e pesante, riluce una “lux perpetua” che, anche qua incombe come le grandi lampade sulla testa di particolari prigionieri, la cui tortura è di restare sempre svegli. Se qualcuno preferisce l’ombra o la frescura della notte, non c’è niente da fare. L’unica parola corretta , rivolta ai parenti è “condoglianze”, che significa con-dolere, dividere il dolore, ammesso che chi dice questa parola sia disposto a farlo seriamente. La saggezza siciliana invece se ne esce in questo modo: “cu è mortu taci, cu è vivu si duna paci”

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