Terrasini: alba e tramonto della poesia

Torre Alba

 

Terrasini 23-8-2017. Sono le 19,30 e il sole sta già iniziando la sua fase finale del tramonto. Tira un brutto vento di tramontana, il mare è sempre là nel suo denso azzurro scuro e fuori dal tempo. Anche la Torre è là e mostra il suo intonaco scalcinato,  già inguardabile sin da quando è stato ultimato, una ventina di anni fa, il suo restauro: chi ha compiuto questo lavoro avrebbe dovuto essere arrestato, quantomeno per avere truffato  chi aveva finanziato il restauro, e con lui avrebbero dovuto essere messi dentro i funzionari della Soprintendenza che hanno avallato l’opera, ma in Italia succede raramente. Per fortuna, dopo un lungo contenzioso con un privato, la Torre oggi è del Comune, che ne ha fatto la sede di alcuni servizi culturali. Anche questa è stata una scelta discutibile, in un posto distante dal centro abitato, da parte di qualche funzionario che sperava di ritagliarsi lì dentro il suo piccolo regno. Abbiamo visto già alcune immagini di questa torre al tramonto nel film “I cento passi”, allorchè Salvo e Peppino discutono di fronte ad essa sul fatto che “niente resiste in Sicilia” e che la voglia di lottare spesso s’infrange contro un muro di diffidenza, rassegnazione, malaffare. Una volta  si chiamava “Torre Fanara”, dal suo ultimo proprietario, adesso, da un ventennio è stato ripristinato il suo originario nome di “Torre Alba”, da me “ripescato” ne “Il libro delle torri” di Mazzarella-Zanca.

In questo scenario qualche giorno fa all’alba, adesso al tramonto, ha avuto luogo un originale e interessante incontro con la poesia, un invito ai poeti non solo locali a leggere i propri versi, a scambiare le proprie emozioni, a incontrarsi e conoscersi. Non era facile, ma imprevedibilmente, specie nell’incontro al tramonto, il posto si è affollato, persone di ogni età hanno partecipato direttamente o ascoltano i versi che si perdevano nell’aria, intrecciandosi  coi raggi del sole negli occhi, con i reverberi dell’ultimo scorcio del giorno. Sullo sfondo la musica di Marco Giliberti, eccezionale pianista “indigeno” di fama nazionale.

A organizzare “l’impresa” Ino Cardinale, con la sua associazione “Così per passione” e Giacomo Greco, consulente per le attività culturali del Comune di Terrasini.

Avrei voluto recitare tante cose, nate soprattutto quando andavo a studiare o a rifugiarmi in quel posto, in un  comodo anfratto tra la rossa scogliera di cui adesso si è impadronito il “mostro” dell’I club”. Alla fine ho scelto l’ultima cosa scritta qualche giorno fa

RETROSPETTIVE

 

Estivamente stanco,

preceduto da incertezze,

inseguito da vuoti a perdere

mi inabisso in questa stanza d’acqua

odorosa di ricordi, densa d’ombre

Di colpo si snodano spiagge,

sorrisi di conchiglie,

armonie di donne,

ovattato suono di flauti,

l’après-midi, sino al tramonto,

rumoreggiano temporali,

piogge dentro il deserto,

esplosioni, devastazioni

dita aggrappate a un appiglio,

urlo del precipizio.

Altrove unzioni d’ipocrisia,

incensi di notizie confezionate,

lo sperone della giustizia

conficcato in chi ci crede,

l’iniqua distribuzione del possesso.

Tunnel, il traforo è finito,

rotto il tappo siamo oltre,

uguale il tanfo,

uguale l’estenuazione della calura

trappola di reti di falsa razionalità,

deprivazione dell’energia

in una cupola annebbiata di noia,

tu indecisa tra il salvarti e il salvarmi,

unico scampo guizza imprendibile

la meraviglia nell’occhio del bambino,

il lampo dentro un secolo:

ora è già stato

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