RICORDO DI PAOLO BONGIORNO, SINDACALISTA DI LUCCA SICULA UCCISO DALLA MAFIA IL 27.9.1960

 

 

bongiorno

A colpi di lupara il 27 settembre del 1960 veniva ucciso a Lucca Sicula, in provincia di Agrigento, da sicari mafiosi, il trentottenne sindacalista e politico comunista Paolo Bongiorno. Bongiorno era segretario della camera del lavoro di Lucca Sicula, padre di cinque figli e venne assassinato alle 22.30 vicino alla sede della Camera del Lavoro dove con coraggio e costanza difendeva i diritti dei lavoratori, e quel giorno aveva presieduto una riunione della Commissione di collocamento e si era messo in cammino verso casa per poi spirare tra le braccia della moglie incinta. Nella tasca dei pantaloni fu trovata una lettera da lui firmata, intestata alla CGIL, con cui stava riunendo i lavoratori per lo sciopero generale. L’ennesima, ultima, battaglia per i diritti. Purtroppo, lo stesso epilogo di Scalia, di Spagnolo e di tantissimi altri sindacalisti caduti proprio in quegli anni. Ai suoi funerali parteciparono i principali esponenti del partito dell’epoca. Primo fra tutti il segretario regionale della Camera del Lavoro, Pio la Torre, anch’egli in seguito ucciso e i familiari di Accursio Miraglia, il segretario della Camera del Lavoro di Sciacca, ucciso dalla mafia agraria nel 1947, anche lui alla vigilia delle elezioni. Proprio il giorno prima era stata presentata la lista dei candidati alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale,  nella quale Bongiorno era candidato . Come spesso succedeva in quegli ani le indagini furono condotte in maniera sommaria e si cercò di attribuire il delitto a presunti contrasti tra candidati , mentre la matrice mafiosa venne subito denunciata dalla moglie, da alcuni testimoni e dal Partito Comunista.

 

 

A PAOLO BONGIORNO

 

Ho acceso per te un cero

che illumina notti insonni

quando pioggia nasce col chiarore

e picchia forte sui vetri

come colpi di lupara

a tradimento verso sera

bruciando il respiro dei polmoni

protetti da una ritta schiena

e quel muretto che al vento…,

si sgretola di polvere

che grigia e pesante intasa l’anima

che giace e riposa in un cimitero

col tuo nome a rischiarare

il nuovo giorno, di fertile speranza

di un color fiorito

che sul volto del rinnovo rifiorisce

il suo abito dipinto in volo.

FABIO STRINATI

 

 

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