L’occupazione (di Pietro Orsatti) 

 

Una maggioranza che non c’era (e non c’è) si è impossessata del Paese. Due forze politiche che in campagna elettorale si erano schierate l’una contro l’altra (ma si muovevano da tempo parallelamente nel ricercare appoggi e sponde all’estero rivolgendosi in particolare al campione dei diritti umani Vladimir Putin) hanno costruito un oggetto che non può essere definito governo ma associazione spartitoria. Da un lato questa maggioranza è sostenuta dall’ultra destra incarnata da Matteo Salvini che due minuti dopo la sua nomina a ministro dell’Interno e vicepremier ha stracciato il contratto e imposto la sua linea intimidatoria, autoritaria e xenofoba, e dall’altro da un M5S che rincorre la cronaca per avere un minimo di visibilità e spazio per attuare le sue fragili riforme e che si trova, alla prova del governo, a rendersi conto dell’inattuabilità dei propri desiderata e quindi spinge da un lato su una propaganda minimalista anche se pomposa nei proclami e dall’altro si adegua con comportamenti imitativi alla linea del vero “capo” in camicia verde virante al bruno. Esempio di questo rovinare dell’orgoglio e pensiero (minimo) pentastellato ce lo fornisce il ministro alle infrastrutture Danilo Toninelli che sulla vicenda migranti, visto che è lui e non Salvini il titolare sui porti e in parte sulla Capitaneria di porto, rincorrendo il vero capo di questo governo non solo si adegua ma esibisce linguaggi e comportamenti scomposti superandolo in ferocia e disprezzo di ogni normativa nazionale e internazionale sul soccorso in mare, la navigazione e i diritti dell’uomo. Un cedimento talmente grottesco, quello dei cinquestelle, da diventare becera imitazione dei veri vincitori non nelle urne ma nella strategia. Perdenti e smembrati dal contratto – che non è un programma – se non agli occhi dei propri elettori abituati al più passivo fanatismo acritico,

In meno di un mese Salvini è riuscito, con un colpo di mano, a occupare sia il Paese che il governo, rendendo l’Italia un paria sullo scenario internazionale. Le minacce da ministro verso la sicurezza di Roberto Saviano sono solo le ultime lanciate in funzione intimidatoria a chiunque possa rappresentare un’alternativa alla sua strategia al limite dell’eversione . Ecco il coagulo ideologico del ministro-padrone, del figlio del separatismo trasformatosi in paladino del più gretto sovranismo. E i cinque stelli ansimanti a corrergli dietro, frantumati, divorati dai leghisti nei sondaggi. Non durerà. Appena Salvini avrà la certezza di aver dissanguato abbastanza la sua controparte del contratto più “loffio” della storia politica italiana, farà saltare il banco e imporrà elezioni anticipate.

D’altra parte la sinistra non esiste, non c’è. Il Pd ancora prigioniero di Renzi e soprattutto del Giglio Magico non sta dimostrando nessuna capacità di rinnovamento, di disegnare una strategia che possa essere vincente facendo saltare il banco e imponendosi come partner, insieme a LeU, di un’alleanza con i Cinque Stelle che sgretoli il piano di “guerra lampo” messo in atto da Salvini. E allo stesso tempo il M5S, travolto anche dagli scandali romani, non riesce a trovare la lucidità di rimettere in discussione il cappio che gli ha imposto la Lega e a trovare l’umiltà necessaria a ridisegnare l’alleanza di cui è prigioniero.

Ormai l’opposizione, l’unica vera opposizione, è affidata a una pattuglia di intellettuali, scrittori, giornalisti, studiosi che cercano di resistere con coraggio e argomenti, ma in assoluta solitudine, alla marea giallo-bruna che sta divorando l’ossatura morale del Paese.

Non sono ottimista. Per nulla. L’unica cosa che ritengo praticabile è quella di preparare e praticare una resistenza culturale a questa deriva sempre più simile agli esordi del fascismo. Un resistenza che si apra a quei milioni di italiani umiliati, disorientati traditi dalla vecchia e dalla nuova politica. Perché se è vero che dalla Resistenza è nata la Repubblica, è da una nuova resistenza alla paura e agli egoismi può essere ripristinata una democrazia che ora è stata umiliata da qualcosa di molto peggio del populismo. Molto peggio.

—  Pietro Orsatti Writer – editor  tel: +39 345 4458104 mail 1:  orsatti.pietro@gmail.com  mail 2 (pro): orsatti.pietro@outlook.it  blog:  www.orsattipietro.wordpress.com  Twitter:  @orsatti63  Facebook: pietro.orsatti  —

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