Il re delle scommesse e il suo giro

Telejato dal 2014 denuncia il giro dei centri scommesse controllato da Bacchi. È dunque possibile che a tutto quello che è esploso in questi giorni, Telejato abbia dato il suo contributo, anche se nessuno vorrà riconoscerlo, com’è già successo nel caso dell’indagine sull’ufficio misure di prevenzione della Saguto.

È ancora presto per costruire un quadro completo di tutte le attività che il vulcanico Ninì Bacchi di Partinico, definito il “re delle scommesse”, aveva avviato o teneva sotto controllo.

Attenzione: nulla di nuovo sotto il sole: a Telejato ci siamo occupati dell’argomento già dagli inizi del 2014, con articoli in cui abbiamo denunciato il giro dei centri scommesse controllato da Bacchi, il quale vendeva licenze e in poco tempo ha riempito Palermo e provincia dei suoi cosiddetti Better. In un articolo scritto con la collaborazione del giornalista freelance Antonio Papaleo e trasmesso da Telejato il 5-5-2014 abbiamo denunciato il circuito perverso che c’era dietro il giro dei centri scommesse, fuori da ogni controllo anche legale: Papaleo ha consegnato a suo tempo, sempre nel 2014 alla Guardia di Finanza di Castellammare del Golfo i risultati delle sue ricerche ed è possibile che a tutto quello che è esploso in questi giorni Telejato abbia dato il suo contributo, anche se nessuno vorrà riconoscerlo, com’è già successo nel caso dell’indagine sull’Ufficio misure di prevenzione della Saguto.

Il problema ha dimensioni più grandi di quanto si possa immaginare e si allarga a compravendita di immobili, beneficenze a favore delle famiglie di carcerati, o addirittura ai terremotati, ai quali Bacchi pensava di destinare l’1 per cento dei suoi introiti. Addirittura Bacchi sognava di comprare il Giornale di Sicilia o qualche altra testata “per fare tanti progetti di legalità” in cui coinvolgere anche l’ex pm Antonio Ingroia, che dovrebbe essere il suo legale. Insomma un benefattore che aveva persino lasciato, non sappiamo quanto c’entri in tutto ciò l’ing. Alfredo Cannone, anche l’ex Fonderia Basile alla missione di Biagio Conte. Ridotto in cifre l’impero di Bacchi, al momento, ma si tratta solo di briciole, contiene 24 centri scommesse11 a Palermo e 13 in provincia, dei quali uno a Balestrate, uno a due Ficarazzi, uno a Isola delle Femmine, uno a Marineo, uno a Monreale, uno a Montelepre, uno a Partinico, al largo Modica, uno a San Giuseppe Jato, uno a Terrasini, uno a Villabate. Per quel che leggiamo gli introiti di Bacchi si aggiravano sul milione di euro mensili dei quali una parte “tra i 300 e gli 800 mila euro l’anno veniva poi distribuita all’organizzazione mafiosa”.

Fin qui le scommesse: ma se saliamo un gradino più in alto troviamo di più: Bacchi voleva dare un volto legale alla sua organizzazione e sperava in una sanatoria del governo che gli consentisse di mettere “in regola” con i Monopoli di stato i suoi 700 punti vendita aperti in tutta Italia. Per questo avrebbe attivato le sue conoscenze: l’informativa che lo riguarda parla di contatti con Maria Domenica Tortorici, con Miles Zangara, con Alberto Firenze, che avrebbero dovuto agevolare l’iter parlamentare della sanatoria, in cambio di una consistente quantità di voti. In realtà l’emendamento finisce nel decreto Mille proroghe della finanziaria 2016 presentato dall’on. Paola Binetti, di Area Popolare: è dichiarato inammissibile in un primo momento, ma poi gli danno una spinta gli onorevoli Paolo Tancredi e Filippo Picone, sempre di Area Popolare, sembra che la cosa stia per passare con altre spinte da parte del direttore centrale Gestione Tributi e Monopoli Gioco, Roberto Fanetti e del Direttore dell’Ufficio contrasto all’illegalità dei Monopoli, Armando Iaccarino. Ci mettono una buona parola anche la senatrice Maria Spillabotte del Pd e il senatore Bruno Mancuso, del Nuovo Centro destra di Alfano, addirittura si chiede l’intervento di Renzi, ma misteriosamente quello che doveva essere l’emendamento n. 73 della legge di stabilità scompare, forse perché è venuto all’orecchio di qualcuno che c’erano indagini in corso. Troviamo altri strascichi della vicenda e altri contatti con il deputato regionale Alongi  (NCD) e con Eugenio Ceglie, collaboratore del sottosegretario Davide Faraone, ma alla fine Bacchi non ce la fa, la prende in quella parte. Niente sanatoria. Come si può ipotizzare da questi nomi emersi dall’inchiesta, il giro è grande e le “mani bagnate” sono tante. Vedremo quanti pesciolini usciranno dalla rete e quanti ne resteranno dentro.

Di seguito, vi proponiamo il complesso articolo del 2014, per dare un’idea di quello che c’era già sotto in quella data, compresa la protezione dell’ultimo rampollo dei Nania, strettamente legato alle fortune di Bacchi.

Scommettiamo?

L’italia è diventata il Paese dell’azzardo: spopolano i gestori di scommesse fuorilegge, con un piede in nero qui da noi e l’altro nei paradisi fiscali all’estero. Ricevute false, fondi intestati a prestanomi, servizi subappaltati a oscure società straniere e una montagna di quattrini sulle spiagge delle Isole Cayman. Nascondono all’erario centinaia di migliaia di euro. Soldi in odor di mafia sui quali la procura e le forze di polizia dovrebbero vederci chiaro e fare luce. Dovrebbero. Come funziona? Esiste un’agenzia Malta Limited. Alla quale si stanno chiedendo ovunque autorizzazioni per aprire agenzie, forti del fatto che, oltre che a Malta, è riconosciuta nel Regno Unito. Teoricamente ci sono però fior di sentenze della Corte Europea che stabiliscono che i giochi di azzardo via internet non sono oggetto di armonizzazione europea, quindi si fa riferimento alle leggi di ogni singolo Stato”. Sta di fatto che la società non risponde a due requisiti essenziali per la legge italiana, non essendo in possesso dei requisiti per la tutela dei giocatori e nemmeno di quelli necessari a garantire contro i rischi di infiltrazioni criminali.

FALSI SNAI. Sull’insegna blu all’esterno del locale si legge PuntoSnai. Uno specchio per le allodole forse o più semplicemente una copertura, perché a incassare le giocate è la BetClu, marchio di proprietà della GVC New Limited, azienda che opera nel settore delle scommesse sportive con sede a Sliema (Malta) oscurata dall’Agenzia dei Monopoli. Il marchio della BetClu, che in Italia non ha alcuna concessione a operare, è stampato in grassetto sulla ricevuta della giocata. “Ci sono aziende – dice il rappresentante legale della Snai Alberto Nati – che utilizzano il nostro marchio per perseguire i loro illeciti. Queste aziende non hanno nessun legame con il nostro gruppo e faremo di tutto per fermarle”. Ma non è finita. Anche i rotoli di carta utilizzati per stampare le ricevute portano il marchio Snai, legato al nome di un’altra oscura società: la Elle Group S.r.l., finita nel 2007 nel mirino degli inquirenti. Tre delle sue agenzie accettavano infatti scommesse clandestine, pur non avendo le autorizzazioni a operare e incassando fino a 20 mila euro in un solo weekend.

EVASIONE FISCALE E TRUFFE. Fuggendo alla pressione fiscale e utilizzando la rete delle scommesse illegali, gli allibratori abusivi offrono agli utenti clandestini vincite di gran lunga più vantaggiose rispetto ai canali legali, che più degli altri, pagano il prezzo della crisi. L’allarme lo ha lanciato qualche tempo fa l’Assosnai, l’Associazione imprese scommesse e giochi che punta l’indice proprio sulla “rete illegale”. Lo dice chiaramente il presidente dell’associazione Francesco Ginestra: “I volumi sono in calo perché il gioco va verso i circuiti illegali, semplicemente perché sono più allettanti”. A partire dalle quote. Un esempio? Una giocata di 2 euro alla Snai, la più trasparente delle agenzie italiane, con le probabili vittorie delle squadre più in forma su ogni singola partita della prossima giornata di serie A, dà una vincita di 1.021 euro. Gli stessi eventi giocati con le quote della GoldBet, priva di concessioni dall’Aams, porterebbe alle nostre tasche circa 1.300 euro. E i vantaggi non sono finiti qui. Con le nuove regole antiriciclaggio sugli importi superiori ai mille euro, per incassare la vincita alla Snai dovremmo riscuotere un assegno. Più facile e veloce la vincita alla GoldBet, dove il gestore dell’agenzia abusiva ci consegnerebbe in contanti qualsiasi somma.

LE AGENZIE CLANDESTINE. Ma chi sono e quanti sono gli operatori clandestini in Italia? Secondo gli addetti ai lavori, su circa 10.000 operatori, solo 250 sarebbero legali (a Roma una su due non è autorizzata a raccogliere scommesse). In Europa l’Interpol parla di un business che viaggia tra i 100 e gli 800 miliardi di euro. In Italia la voce grossa dell’illegalità arriva dal calcio che detiene il 70 per cento delle scommesse abusive. Il giudice del Tribunale di Palermo Lorenzo Jannelli, che in passato ha ordinato il sequestro di alcune agenzie clandestine, parla di “situazione molto complessa, resa ancora più difficile dall’ingresso nel mercato italiano di agenzie di scommesse straniere che hanno dato vita a una vera e propria diatriba sulla corretta interpretazione della nostra normativa e sulla sua compatibilità con il diritto italiano”. “Una presenza – continua Jannelli – così pervasiva che neanche le squadre di calcio ritengono improprio farsi sponsorizzare da realtà economiche che lucrano sui loro risultati sportivi. A oggi il rischio è quello di porre gli operatori stranieri in condizioni di vantaggio rispetto a quelli nazionali, visto che solo questi ultimi sono soggetti a dei controlli per l’autorizzazione a operare e di vanificare in definitiva le finalità di ordine pubblico. Per non parlare dei rischi di riciclaggio che questa deregulation per l’esercizio delle attività di scommessa comporterebbe”. Un rischio sul quale le procure hanno già lanciato l’allarme.

ALLIBRATORI DI MAFIA. Agenzie senza scrupoli al servizio della criminalità. Sono 10 direzioni le distrettuali antimafia che nell’ultimo anno hanno effettuato indagini sul rapporto tra la mala e centri scommesse: Bologna, Caltanissetta, Catania, Firenze, Lecce, Napoli, Palermo, Potenza, Reggio Calabria e Roma. Dagli allibratori dei Lo Piccolo alle agenzie illegali dei Valle-Lampada, dalle scommesse clandestine dei Casalesi ai centri Goldbet di Saulle Politi, boss della Sacra Corona Unita. Da nord a sud il Grande Casinò Mafia incassa e ricicla ogni giorno milioni di euro. Tra Caltanissetta e Catania, i clan Madonia e Santapaola controllavano gli affari attraverso due imprenditori incensurati: Carmelo Barbieri e Antonio Padovani, quest’ultimo un colletto bianco che, secondo i magistrati, “si era costruito una porta d’accesso privilegiata per il rilascio di licenze dei Monopoli di Stato”.

Il grande centro scommesse LasVegas di Palermo, sequestrato nel 2008, apparteneva al boss Nino Rotolo. Un giro d’affari che fruttava a Cosa nostra circa 70 mila euro al giorno. Mentre i Valle-Lampada avrebbero piazzato centri scommesse e videopoker illegali in circa 92 locali a Milano con entrate fino a 50 mila euro al giorno. Quelli dei Lo Piccolo arrivavano fino a Chivasso in provincia di Torino.

Ma scendiamo nei particolari di Partinico: si vocifera che in un paese di 32 mila abitanti i centri scommesse nell’ultimo periodo si sono moltiplicati a vista d’occhio tanto da arrivare a più di cinquanta negli ultimi mesi, specialmente da quando è libero un pezzo da novanta che si chiama Francesco Nania, detto l’americano, di famiglia mafiosa doc, che scontata la pena per associazione mafiosa rimediata nel corso dell’operazione Cartago, gira indisturbato in macchina appunto con un detentore di centri scommesse all’apparenza legali: tutti gli altri centri ruotano attorno a questo personaggio che li usa per riciclare denaro, per scambiare assegni a tassi di interessi altissimi: in certe sale il gioco d’azzardo è di casa, parliamo di migliaia o meglio di centinaia di migliaia di euro che scorrono come fiumi nelle tasche della mafia e di affiliati insospettabili i quali, che come amiamo ripetere, quando si tratta di soldi, come già in qualche caso denunciato, non si fanno scrupolo di associarsi con malavitosi e gente di malaffare pur di arricchirsi.

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Capito? Facilissimo. A questo punto ci chiediamo se alle forze dell’ordine presenti nel territorio non è suonato un campanellino d’allarme su questo fiume di denaro che giornalmente viene investito in questo affaire. Insomma, il miracolo delle nozze di Cana, cioè della trasformazione dell’acqua in vino, è finito da tempo, quello della coltivazione di cannabis è in crisi, a causa di più raffinati strumenti

Ci giungono notizie di rappresentanti delle forze dell’ordine che non hanno ancora avviato indagini serie forse perché ritengono tutto regolare o perché ci sono in mezzo intrigati rapporti, diciamo pure d’amicizia. Mafia impresa e illegalità fanno un tutt’uno in questo nuovo business che a Partinico ha preso il posto del miracolo delle nozze di Cana e a quello della coltivazione di erba, la migliore d’Europa, oggi in crisi a causa di soffiate per identificare i ragazzini che si fanno lo spinello e grazie a più raffinati strumenti di controllo dall’alto. Qua i rischi sono quasi nulli: non c’è da pagare allo stato il 51% come si fa quando si chiede la concessione tramite la SNAI. Il permesso va chiesto a Malta, lo stato Italiano non c’entra, e a Malta sono tanto buoni che si tengono solo il 10% e lasciano in tasca ai gestori del centro il restante 90%. Che vuoi di più? BINGO!!!!! (Telejato – 5 maggio 2014)   (S.V.)

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