ERA DI PASSAGGIO: NOTA INTRODUTTIVA

 

Nota introduttiva al libro di Salvo Vitale “Era di passaggio”, che verrà presentato il 16.11.2016 alle ore 18 alla Libreria Feltrinelli di Palermo

era-di-passaggio-immagineC’è ancora gente che di Peppino non sa niente o che, senza averlo conosciuto, pretende di sapere tutto sulla scorta di quello che hanno raccontato persone che si sono autoproclamate testimoni diretti, portatori di sprezzanti giudizi o di melense improbabili storie.

Nell’intenzione di dare  una conoscenza il più possibile articolata e documentata,  ho raccolto e  pubblicato quanto ho scritto Peppino Impastato, introduzioni, relazioni, articoli di giornali, analisi, raffronti tra personaggi, momenti, notizie, avvenimenti, circostanze, riflessioni, citazioni, frammenti di altri libri. Un percorso che si snoda attraverso alcuni flash su aspetti “segreti” dell’identità di Peppino, si sofferma sull’importanza che hanno avuto, sul territorio, esperienze da lui volute e gestite, dal circolo “Musica e Cultura” a Radio Aut, animate dall’ostinata voglia di creare e proporre modelli culturali ed educativi diversi, rispetto ai principi  della subcultura mafiosa e, nello stesso tempo,  individuare alcune linee di riferimento su come fare informazione in una terra dove la cultura del silenzio o del pettegolezzo sotterraneo è ancora una delle regole dello stare insieme. Sullo sfondo l’immancabile richiamo alla grande figura di Danilo Dolci e alla sua esperienza della prima radio libera in Italia, proprio a due passi da Cinisi. Altra figura di riferimento è quella di Mauro Rostagno, con cui Peppino condivise la militanza in Lotta Continua. I dieci, cento, mille passi citano una serie di lavori teatrali, musicali, cinematografici, portati avanti nel nome di Peppino, ma non si può fare a meno, tra questi passaggi, di dare un’occhiata a tutto quello che succede ed è successo a Mafiopoli, ovvero nel posto in cui Peppino è vissuto, passando  dal casolare  dove gli è stata tolta la vita.

C’è poi  una breve rassegna di tutto quello che Peppino è riuscito a “smuovere” anche contro se stesso, ovvero delle ostinate rimozioni che il suo nome provoca in coloro che si rifiutano di accettarlo  e di riconoscerne, se non di condividerne le idee. Ci sono le cose più strane, dalla rimozione di targhe toponomastiche, ad alberi divelti, al rifiuto di promuovere iniziative per parlare di Peppino. Chiude la prima parte del libro una rassegna di articoli nei quali il nome di Peppino è diventato il punto di riferimento per “far notizia”, per giustificare un episodio o un’indagine, per avallare una teoria o per essere una sorta di chiave di volta dei depistaggi che hanno caratterizzatola le storie di mafia degli ultimi quarant’anni.

.. Ed ancora Peppino continua ad essere un elemento di contraddizione nei rapporti intersoggettivi, tra genitori e figli, tra docenti e alunni, tra compagni e amici, tra portatori di idee politiche e gente che ha scelto l’antipolitica, cioè tra militanti “austeri”  rispetto a  quelli che già Peppino chiamava “i personalisti”, cultori del personale) e i cosiddetti “creativi” (ri-creativi), visto che non creano un cazzo”.

A trentotto anni dalla sua morte continuiamo a parlare di Peppino e ne avvertiamo la silenziosa presenza, lasciandoci avvolgere da una sensazione di leggerezza, quasi una dissolvenza nell’aria di una figura eterea, di una traccia, di qualcuno che ha attraversato la strada ed è scomparso lasciando una scia. Che è rimasto tra noi per poco tempo. Era di passaggio.

 

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